Il 2015 è lontano, molto più di quanto dica il computo dei mesi. È lontano perché di quella Juve arrivata in finale a Berlino quasi in punta di piedi è rimasta solo una flebile eco. Allora recitava il ruolo di underdog, pronta a giocarsela sì, ma con la consapevolezza di trovarsi di fronte un Barcellona stellare. Lasciamo adesso stare il fatto che sul campo non andò proprio così, anzi, e facciamolo perché questo è altro discorso e perché quel che ora va sottolineato e ribadito sono la diversa consapevolezza e la diversa considerazione che la squadra di Allegri ha di sé e che riscuote ovunque. Unanimamente. O quasi.
Ecco ad esempio Trezeguet, Ravanelli, Materazzi, Gullit, Michel Salgado, Cafù, Suker: ex grandi, grandissimi, oggi qui a Cardiff per esibirsi in una partita-show organizzata dalla Uefa e tutti concordi sul fatto che sabato sera i bianconeri hanno dalla propria parte qualcosa in più rispetto al Real. Soprattutto, organizzazione, convinzione, mentalità, tasso tecnico complessivo e applicazione tattica. "Vedo meglio la Juve - ci ha detto infatti Materazzi - e lo dico basandomi sui numeri: una squadra che arriva in finale avendo preso solo tre gol dimostra di essere fortissima e di non essere seconda a nessuno".
Concetto ribadito anche da un ex madridista come Michel Salgado: "Il peggior avversario che potesse capitarci. Una squadra che ti azzanna e ferisce al primo errore. Al Real servirà tanta pazienza, se si scopre e perde palla è finita. Chi più pericoloso tra Dybala e Higuain? Paulo è fortissimo ma è Gonzalo che ti ammazza!".
Più chiari di così non si può. Anzi, forse sì, se poi si ascolta Gullit: "Vince la Juve 2-1. Chi segna? Questo non lo so ma so che vincono i bianconeri, statene certi". Che sia allora magari Mandzukic l'uomo del match? Secondo un altro grande attaccante croato potrebbe essere così: "Mi aspetto una partita con diversi gol - si è sbilanciato Suker - con una Juve che mette veramente paura. E Mario in partite di questo tipo tira fuori sempre qualcosa in più".
Poi ci sono i due ex juventini: Ravanelli, che la Champions l'ha alzata, e Trezeguet, che invece se l'è vista portar via dal Milan. Ma tutte e due concordano su un fatto: questa Juve è matura per riportare la Coppa a Torino. "In questa squadra rivedo molto di quella del '96" ha sostenuto Ravanelli. "Difensivamente solida, ricca di uomini con carisma, equilibrata e tecnicamente forte, con attaccanti ben assortiti. Ha gli uomini giusti per farcela. La tradizione dice Real con le sue 11 Champions, il presente altro. È una squadra vera, a tutti i livelli". Concetto condiviso da Trezeguet: "È più forte rispetto al 2015, frutto del lavoro della società e di quello fatto sul campo. Da una parte c'e la squadra che ha preso meno gol e dall'altra quella che ne ha fatti di più: il Real ha più esperienza ma...'. Ma questa finale ha tutto per essere quella chiamata a chiudere il cerchio e regalare all'Italia un altro Triplete dopo quello dell'Inter del 2010: "Per me non cambierebbe nulla, perché nulla mi porta via" ha chiuso sornione Materazzi, protagonista in nerazzurro di quell'impresa storica.
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