L'ANALISI

Champions League, la lezione del Chelsea al Milan e la partita perfetta dell'Inter con il Barcellona

Il Milan a Londra ha sbagliato semplicemente gara, i nerazzurri contro il Barcellona hanno fatto quello che dovevano. E adesso torna il campionato

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© Getty Images

Da Stanford Bridge, con la pesante sconfitta del Milan, è arrivata anche la temuta conferma che in Premier si viaggia con cilindrate superiori a quelle del nostro campionato. A prescindere dalle assenze – e Pioli non ha voluto aggrapparvisi - si è potuto verificare quanto l’intensità del Chelsea, rivitalizzato dal nuovo tecnico Graham Potter, sia superiore a quella dei rossoneri, che nella nostra Serie A - è giusto ricordarlo- non ha eguali.

I Blues hanno ritmo, velocità, aggressività (spesso oltre il limite regolamentare): qualità che ne esaltano il collettivo a cui la tecnica non fa difetto, ma rischia di essere addirittura superflua. Il Milan ha perso ha Londra, perché ha accettato di mettere in campo le stesse armi del Chelsea, nonostante la consapevolezza di non poter schierare la formazione migliore. Ha pagato pegno. Ma lo ha pagato tutta la squadra. E non il solo De Ketelaere, divenuto curiosamente il bersaglio di tante critiche come se l’inferiorità del Milan fosse da addebitare esclusivamente a lui. Quando ogni avversario arriva prima sulla palla, è esercizio inutile andare alla ricerca del presunto unico colpevole. Così come è tempo sprecato indicare in un giocatore dell’Inter il migliore nella gara di San Siro col Barcellona. E’ stata la vittoria del collettivo. Di una squadra che - a differenza di ciò che ha fatto il Milan a Stanford Bridge - ha cambiato pelle, privilegiando la sofferenza alla costruzione dal basso, nel tentativo (riuscito) di vanificare la netta superiorità di palleggio della squadra blaugrana.

Quella dell’Inter è stata la partita perfetta. Anzi l’unica partita che avrebbe potuto e dovuto giocare. E che dovrà cercare di ripetere la prossima settimana al Camp Nou. Ma nell’attesa ritorna il campionato, con le sue problematiche con le sue contraddizioni. Con le incertezze che ne contraddistinguono l’andamento. E allora è lecito domandarsi che Inter vedremo contro il Sassuolo e che Milan sarà quello contro la Juve. Di certo la squadra di Inzaghi non potrà e non vorrà essere attendistica e “contiana” come contro gli spagnoli. Dovrà giocare da nobile e non da proletaria. Quindi il test sarà indicativo per capire se la partita di Champions potrà essere archiviata come un’eccezione alla regola di questa sua stramba stagione, oppure l’inizio di un nuovo corso.

Al contrario il Milan , contro la Juventus, non dovrà cambiare abito: sarà fedele ai suoi concetti. Basati sul pressing, sull’intensità che ne hanno spesso sancito la superiorità in campo. Non si snaturerà. E come contro il Napoli, e a prescindere dal risultato, farà una grande partita. La Juventus è, è vero, in netta ripresa. Sta accelerando. Ma ha ben poco a che vedere con la cilindrata del Chelsea.

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