LA LETTERA

Cannavaro, lettera agli italiani: "Siamo come la Nazionale del 2006"

L'ex capitano azzurro dalla Cina: "Nessuno è Superman, ma uniti tiriamo fuori l'orgoglio”

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In un momento molto difficile per l'Italia a causa dell'emergenza coronavirus, Fabio Cannavaro non dimentica le sue radici e dalla Cina invia a tutti un messaggio di speranza. L'ex capitano azzurro, attraverso una lunga lettera pubblicata sulle pagine di The Players’ Tribune, ha ricordato al popolo italiano la fantastica cavalcata della Nazionale al Mondiale del 2006 e ha invitato tutti a farsi coraggio: servirà lo stesso orgoglio per superare la crisi.

LA LETTERA
"A Tutti Gli Italiani,
Ciò che succede al nostro Paese in questo momento mi fa venire ansia, mi fa male. Non posso descrivere quant’è brutto vedere l’Italia soffrire così tanto, vedere così tante persone morire. Mi dispiace tanto per tutte le persone che sono state colpite e soprattutto per chi ha perso dei cari.
Vorrei applaudire chi opera nel settore sanitario, coloro che lavorano sodo per salvare la vita delle persone. Siete i veri eroi di cui il Paese ora ha bisogno.
Purtroppo, il fatto è che nessuno è Superman. Nessuno è immune a questo virus. Eppure quando scoppiò l’epidemia in Cina, pensavo che noi italiani saremmo stati a posto. Pensavamo “tanto, non mi tocca”.
Sono stato il primo ad averlo sottostimato. Inizialmente pensavo che fosse una semplice influenza.
Non c’era niente di più falso.
Almeno abbiamo bloccato il Paese e costretto la gente a stare a casa. Qui in Cina, dove alleno il Guangzhou Evergrande, ho iniziato la quarantena qualche settimana fa. Qui avevano già gestito la SARS in passato, perciò sapevano cosa fare. In Italia non avevamo mai affrontato un’emergenza del genere.
Però ormai ci troviamo in mezzo a questa battaglia e dobbiamo combatterla insieme. E questo significa essere la versione migliore di noi stessi.
Ovviamente si sa che l’Italia è un Paese bellissimo. Abbiamo bellezze sia di mare che di terra. Abbiamo un clima che ci permette di vivere quasi sempre per strada. Abbiamo la moda, la cucina. Noi siamo un popolo che è abituato bene. Ma la vita è talmente bella in Italia che a volte ci rilassiamo. A volte guardiamo solo il nostro orticello anziché pensare al bene comune e non tuteliamo al massimo il nostro Paese.
Fortunatamente ci sono anche dei momenti in cui tiriamo fuori l’orgoglio e questo spesso succede nei momenti difficili. Quando la posta in palio è davvero alta.
L’ho visto accadere tante volte e subito mi viene in mente a esempio quando la nazionale gioca il mondiale. Può sembrare un argomento fuori luogo in un momento in cui lo sport pare meno importante che mai. Ma sappiamo che in Italia il calcio è più di uno sport. Quando gioca la nazionale tutti si sentono partecipi. Il calcio riesce a unire gli italiani.
Quando noi italiani siamo uniti, solitamente facciamo bene.
Mi ricordo ancora il mondiale del 1982 quando vincemmo. Ero un bambino di otto anni, a Napoli, la mia città, e guardavo le partite a casa di parenti e amici. Ricordo che a ogni gol si esultava, a ogni gol ci si abbracciava pur non conoscendoci tutti quanti.
Quando ero il capitano della nazionale campione del mondo nel 2006 ho visto qualcosa di simile con i giocatori. Il caso Calciopoli era scoppiato appena prima dell’inizio del torneo e il clima era molto teso quando ci siamo ritrovati. In tanti pensavano che lo scandalo ci avrebbe distratto.
Ma l’atmosfera nella squadra è sempre stata buona e questo è stato fondamentale. In un momento così critico non potevamo permetterci di essere egoisti. Tutti contavano allo stesso modo. Avevamo anche un grande leader, Marcello Lippi, che ci ha fatto stare bene dandoci degli stimoli importanti. Appena atterrammo in Germania praticamente già ci dimenticammo dello scandalo e non vedevamo l’ora di scendere in campo.
Spesso mi si chiede perché l’Italia ha vinto quel mondiale. Non l’abbiamo vinto perché siamo stati fortunati. L’abbiamo vinto perché eravamo la squadra più forte e perché ci abbiamo creduto.
Ora all’Italia serve quello stesso spirito di tenace unità. Abbiamo già visto bei gesti di solidarietà. “Andrà tutto bene” è una frase che cerca di sollevare un po’ le persone che in questo momento sono a casa, è rivolta a chi ha paura, a chi si sente giù o solo.  La gente è uscita sui balconi per applaudire i sanitari. I vicini di casa hanno cantato insieme. È questa l’unità di cui abbiamo bisogno.
L’Italia sarà diversa una volta finita questa crisi. Tanta gente perderà il lavoro. Ci sarà chi perderà l’attività. Ci sarà da lavorare molto, molto duramente. Speriamo che un vaccino arrivi il prima possibile per poter definitivamente mettere una pietra sopra a questa storia.
Per ora bisogna stringere i denti. Quindi restiamo a casa, godiamoci la famiglia e cerchiamo di avere contatti diretti con meno persone possibili.
Proviamo a fare ciò che possiamo per il bene comune. Noi campioni del mondo 2006 abbiamo iniziato una raccolta fondi che saranno devoluti alla Croce Rossa Italiana e serviranno a potenziare tutte le strutture ospedaliere del nostro Paese con mezzi, kit, tutte le risorse che servono per fronteggiare il coronavirus. Spero che doniate insieme a noi.
Se non ne avete la possibilità basta anche un semplice gesto verso un vicino di casa. Ricordiamoci che bisogna fare squadra in questa battaglia e abbiamo bisogno di tutti.
È vero, nessuno è Superman.
Ma quando stiamo insieme, possiamo fare qualsiasi cosa.
Italiani, teniamo duro.
Con affetto,
Fabio Cannavaro"

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