L'attaccante del Galatasaray a cuore aperto: "Avevo paura di addormentarmi e non svegliarmi più"
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Alvaro Morata si mette a nudo nel documentario a lui dedicato "Morata: No sabies quié soy". Il tema è la depressione, un disturbo che colpisce milioni di persone e che è entrato nella vita dell'attaccante del Galatasaray nel 2024 dopo aver sbagliato un gol in occasione del quarto di finale di Champions League tra Atletico Madrid e Borussia Dortmund. "Inizi a sentire tante cose nel tuo corpo e non sai perché o come. Ti fanno male le gambe, il petto si chiude e non riesci a respirare. Avevo paura di addormentarmi e non svegliarmi più, avevo paura di tutto - ha confessato - Il gol falllito? Non sono riuscito a seguire la palla. Non stavamo perdendo la partita, ma nella tua testa avevi sprecato l'opportunità di raggiungere la finale di Champions League con l'Atletico. Quando la partita è finita, sono rimasto a lungo da solo nello spogliatoio. Volevo solo piangere. Ho avuto molti pensieri orribili e autodistruttivi e mi è passato per la testa di fingere un infortunio, per non dover andare agli Europei".
Da allora Morata ha vissuto momenti davvero difficili, tra cui anche la separazione con la moglie Alice Campello nell'agosto 2024 e durrata fino al gennaio di quest'anno. "Ero completamente fottuto. Avevo tutto, una moglie e dei figli meravigliosi, la casa che desideravo e la macchina che desideravo... e all'improvviso tutto crolla. Non sai cosa fare, come reagire. So che ha dato fastidio a molte persone - ha aggiunto l'ex attaccante del Milan -. Devo andare avanti e gestire queste emozioni, il che è difficile. Molte persone hanno opinioni su di me, ma non mi conoscono, non sanno chi sono. Voglio che i giovani capiscano che a volte sono stato il mio peggior nemico. È importante parlare con gli specialisti e con le persone che ti circondano. Il Cholo (Simeone) e Luis (De la Fuente) mi hanno sempre sostenuto e sono stato molto fortunato ad averli".
I compagni che gli sono stati vicini e quando hanno capito che c'era qualcosa che non andava. "Rodrigo, Carvajal, il dottor Celada, i fisioterapisti… tutti. Tutti quelli che mi sono vicini. Sanno che si vede quando qualcosa non va. Rodrigo mi racconta che c’è stato un momento in cui stavamo litigando per una partita a ping-pong. Lui lo racconta e lo condivide. E gliene sono grato. A volte si prende il tempo di mandarmi un messaggio, di controllare come sto, e questo è tutto ciò che mi rimane. Ho dovuto affrontare una situazione davanti a tutti, e poi altre da solo. Quando ho preso un sonnifero mentre Grimaldo giocava alla PlayStation, hanno iniziato a capire cosa mi stava succedendo, che ero sotto farmaci. Ma c’erano due momenti: quando ero con i miei compagni di squadra e quando ero da solo".
Il punto di svolta è stato il dialogo che ha avuto con Andres Iniesta, che ha sofferto di depressione dopo la morte dell'amico Dani Jarque nel 2009. Così Morata ha potuto festeggiare anche lui il quarto titolo Europeo della Spagna.
L'errore con il Portogallo dal dischetto che è costata la Nations League alla Spagna. "La vita è così, devi rialzarti. Non è una situazione nuova, so come gestirla. Non resterò a letto. Ho sbagliato di nuovo, come capita a chiunque nella vita. L’allenatore mi ha detto dove tirare. Sono partito e ho cambiato idea. Ho visto che i portoghesi dicevano al portiere di tuffarsi da qualche altra parte, e ho cambiato idea. Ci sono situazioni che non possiamo controllare, e la vita va avanti".