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Buoni e cattivi: la Baggina rossonera e il buco della Juve...

Protagonisti positivi e negativi della quarta giornata di Serie A

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Il terzetto di testa della sera di domenica 12 settembre si è per due terzi sgretolato. Sconfitta la Roma a Verona, fermato il Milan in casa Juve, l’occasione è ghiotta per il Napoli che – vincendo a Udine nel posticipo del lunedì – potrebbe installarsi in vetta in splendida solitudine. Per i tifosi azzurri, notoriamente scaramantici, un buon viatico arriva dal numero delle vittorie in trasferta conquistate finora in questa quarta giornata: ben 5 su 9 partite…

BAGGINA ROSSONERA – Il Milan di Pioli si è presentato a Torino senza le sue stelle d’attacco Ibrahimovic (anni 40 il prossimo 3 ottobre) e Giroud (anni 35 tra dieci giorni), entrambi alle prese con guai muscolari. Nel corso della partita si è arreso (per problemi simili) anche Simon Kjaer (anni 32). Vero è che tra gli infortunati eccellenti c’erano anche un Bakayoko (classe ’94) e un Calabria (classe ’96). Epperò non c’è molto da stupirsi se i tre prima-citati (altrimenti detti, per scherno, il “trio Baggina” dal nome del Pio Albergo Trivulzio, noto ricovero per anziani di Milano dove, fra l’altro, esplose nel febbraio ’92 lo scandalo di Tangentopoli) saltano e salteranno tante partite in stagione. Al di là del pedigree e del valore assoluto dei giocatori, l’età a un certo punto comincia a chiedere il conto… Chiedere a Ibra che nella scorsa stagione, tra A ed Europa League, ha dovuto saltare per infortuni (tre partite in verità per positività al coronavirus) la bellezza di 24 incontri su 51, quasi il 50 per cento.

BUCHI – Difese (giustamente) sotto accusa per i due gol che hanno scritto la storia di Juventus-Milan. Nel vantaggio juventino di Morata, nato da un contropiede sugli sviluppi di un angolo per i rossoneri, al di là del passaggio sbagliato di Theo Hernandez stupisce che l’ultimo baluardo milanista fosse… Saelemaekers, tutto fuorchè un difensore. Magari uno tra Kjaer e Romagnoli (entrambi buoni saltatori di testa, d’accordo) era meglio se avesse presidiato la sua metà campo. Così come sono parse ingenerose le critiche nel corso della telecronaca di Dazn a Locatelli e Rabiot in occasione del gol di testa di Rebic. D’accordo le marcature a zona sui calci d’angolo, ma se Rebic è un attaccante che spesso fa il centravanti (e che di testa è di sicuro più efficace di Leao) forse Bonucci e/o Chiellini – dall’alto della loro esperienza – avrebbero potuto dargli un occhio di riguardo in più… Curiosità 1: era dalla stagione 2007-08 (quella del ritorno in A) che la Juventus non cominciava il campionato subendo gol in tutte le prime quattro giornate. In questo torneo: 2-2 a Udine, 0-1 contro l’Empoli, 2-1 a Napoli e 1-1 con il Milan; nel 2007-08: 5-1 al Livorno, vittoria 3-2 a Cagliari, 0-1 in casa contro l’Udinese e 2-2 all’Olimpico con la Roma. Allora però i punti raccolti erano stati 7, adesso soltanto 2… Curiosità 2: era dal 1961-62 (60 anni esatti) che la Juve nelle prime 4 di campionato non partiva così lenta. Allora pareggiò 1-1 in casa contro il Mantova, perse 2-1 a Padova, pareggiò 2-2 in casa contro il Lecco e perse 3-1 a Bergamo.

PARAGONI – Simone Inzaghi (alias Simone il Bello per il nostro Marco Barzaghi) inizia a dar di conto e i numeri della sua Inter (almeno in campionato) lo lasciano soddisfatto assai. Ok, l’Inter non è (ancora?) prima in classifica, ma 10 punti in 4 partite sono un buon viatico. Lo scorso anno, di questi tempi, l’Inter del Conte-2 (che avrebbe poi festeggiato il 19esimo scudetto) di punti ne aveva raccolti solo 7; il Conte-1 era invece partito con il botto, con 6 vittorie consecutive e ovviamente a questo punto era a quota 12. Ma ciò che rende più contento Inzaghino sono le voci “gol fatti” e “gol subiti”. L’Inter modello 2021-22 ha segnato 15 reti subendone 4. Lo scorso campionato erano 11 i gol segnati e 8 quelli subiti; nel 2019-20 a una difesa blindata (con un solo gol al passivo) faceva riscontro un attacco prolifico ma non propriamente atomico (9 centri). La partenza sprint sotto porta (avversaria) dell’Inter di oggi chiama Inzaghi a un paragone importante, quello con Helenio Herrera. Nella stagione 1960-61 il Mago aveva fatto il poker di vittorie nelle prima quattro giornate mettendo a segno ben 18 gol. Nello specifico, Atalanta-Inter 1-5, Inter-Bari 2-1, Udinese-Inter 0-6 e Inter-Lanerossi Vicenza 5-0. Nel dettaglio: 5 gol Angelillo e Firmani, 3 Lindskog, 2 Bolchi e Zaglio. Primo stop (di gol e di vittorie) alla quinta giornata: Lazio-Inter 0-0. Nota a margine: quell’Inter targata HH a fine stagione arrivò soltanto terza alle spalle della Juve scudettata e del Milan. Si consumò poi il divorzio con Angelillo e piano piano il Mago plasmò la sua Grande Inter che avrebbe vinto in Italia, in Europa e nel mondo.

MERITI – I 6 punti del Torino e soprattutto la grande prestazione offerta dai granata al Mapei Stadium contro un Sassuolo quasi ridicolizzato (se fosse finita 1-5 anzichè 0-1 non ci sarebbe stato nulla da dire…) rimette sotto le luci dei riflettori Ivan Juric. Il tecnico croato, reduce da due ottime stagioni a Verona, con il suo 3-4-2-1 sta stupendo e divertendo una piazza depressa dagli ultimi fallimentari campionati e che non si divertiva un granchè neppure quando (con Mazzarri e a ritroso con Ventura) i risultati magari arrivavano ma il bel gioco rimaneva un optional. Dati a Juric i sacrosanti meriti, bisogna però rendere il giusto merito a Tony D’Amico, diesse del Verona, colui che nell’estate del 2019 scelse il tecnico croato dopo la promozione ottenuta ai playoff con Alfredo Aglietti (che in panchina aveva sostituito a poche giornate dalla fine Fabio Grosso). Grande intuizione quella di D’Amico (spalleggiato dal presidente scaligero Maurizio Setti) ma anche una grande scommessa. Juric infatti nelle sue ultime e precedenti 20 panchine in Serie A alla guida del Genoa aveva raccolto risultati francamente imbarazzanti: in 20 partite, 1 sola vittoria, 6 pareggi e ben 13 sconfitte. Insomma, ci voleva del coraggio a scegliere un allenatore con numeri del genere. Applausi a D’Amico e, naturalmente, a Juric. Che in quelle due stagioni al Verona ha conquistato un nono e un decimo posto lanciando tanti giocatori per lo più poco conosciuti e poi rivenduti a peso d’oro.

DEBUTTI – Bentornati ai due allenatori subentrati in settimana. Igor Tudor si prende lo scalpo di un Mourinho che fino alla trasferta del Bentegodi aveva fatto un filotto di 6 vittorie su 6 tra campionato e Conference League e così il Verona si schioda dallo zero in classifica e torna a respirare. Walter Mazzarri sfiora l’impresa all’Olimpico con il suo Cagliari che subisce l’eurogol di Cataldi ma che costruisce più azioni da gol della Lazio. E in casa biancoceleste si apre… una “crisetta”: dopo le sconfitte di San Siro con il Milan e di Istanbul con il Galatasaray (cit. Strakosha), la frenata casalinga contro i sardi. Per fortuna di Mao (Sarri)... il “cugino” Mou ha addirittura perso. E allora a Roma il tecnico ex Napoli e Juve passerà un lunedì abbastanza tranquillo.

STOP ALLE… SGASATE – “Sgasare”, “la sgasata”: verbo e sostantivo inflazionati nelle telecronache di questo avvio stagionale. Ecco, magari provino i cari colleghi telecronisti a… silenziare quello che – pensando di essere un tocco di originalità – sta diventando un insopportabile luogo comune.

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