TRA CALCIO E CORONAVIRUS

Gasperini: "La mia Atalanta di lupi. A Bergamo scenario da guerra"

Il tecnico nerazzurro: "Chi non è abituato a lavorare sodo mi spaventa". Sulla pandemia: "Non scorderò mai le sirene"

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C'è una cosa che l'emergenza sanitaria globale non può cancellare: l'Atalanta tra le prime otto squadre d'Europa. Il lavoro della società, dei giocatori e soprattutto di Gasperini hanno attirato l'attenzione in tutta Europa e il tecnico nerazzurro ha raccontato qualche curiosità e segreto sulla favola bergamasca: "Durante l'allenamento i miei giocatori devono lottare e sudare. Chi non è abituato a lavorare sodo mi spaventa. Dobbiamo essere un branco di lupi".

Una metafora che Gasperini ha ben impresso nella mente dei suoi giocatori, appendendo una foto nello spogliatoio: "Ci sono dei lupi davanti, alcuni nel mezzo e uno nella parte posteriore del branco - ha raccontato al The Guardian -. Quelli in primo piano possono impostare il ritmo all'inizio. I lupi successivi sono i più forti, sono quelli che devono proteggere tutti se vengono attaccati. Quelli al centro sono sempre protetti. Poi ci sono altri cinque forti più indietro per proteggere un attacco da lì. L'ultimo è il capo e si assicura che nessuno venga lasciato indietro. Mantiene tutti uniti ed è sempre pronto a correre ovunque; per proteggere l'intero gruppo. Il messaggio è che un leader non si limita a rimanere in prima linea; si prende cura della squadra e questo è quello che voglio dai miei giocatori".

Tra i giocatori più importanti c'è sicuramente Josip Ilicic che ha stupito tutti in Champions League con il poker in casa del Valencia e giocate di altissimo livello: "Lo chiamavamo "Josip la nonna" perché andava solo in giro ed era gentile con tutti. Abbiamo dovuto convincerlo ad aumentare gli sforzi in allenamento perché gli mancava quel passo mentale. Ora è cambiato e lo chiamiamo "Professore". Da lì è rinato e porta risultati eccezionali".

La gioia di Valencia è arrivata mentre Bergamo stava iniziando a combattere una battaglia durissima contro il coronavirus, una città messa in ginocchio con immagini strazianti anche al ritorno dalla trasferta in Spagna: "Ci sembrava di essere tornati in un Paese in guerra. E' successo tutto in fretta, a Valencia poi trovammo una città in festa e piena di gente in strada. A Bergamo invece la situazione era già critica - ricorda Gasperini -. Quando siamo tornati a casa, siamo passati dall'euforia alla paura nell'arco di 48 ore. Gli ultimi due mesi sono stati inspiegabili a parole e Bergamo è rimasta colpita profondamente con tanti morti".

Infine un ricordo straziante per il tecnico dell'Atalanta: "Non dimenticherò mai, per il resto della mia vita, le sirene delle ambulanze nel centro di Bergamo".

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