LE PAROLE

Atalanta, Gasperini: "Non do le dimissioni, per il futuro ci sono tre strade"

Il tecnico dei bergamaschi: "Serve chiarezza, non possiamo presentarci con l'obiettivo Champions l'anno prossimo"

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Gian Piero Gasperini smentisce le voci di una separazione con l'Atalanta, ma prova a mettere qualche paletto per il futuro: "Non do le dimissioni oggi - ha detto il tecnico parlando all'evento Tennis Vip alla Cittadella dello Sport di Bergamo -. Ieri c'erano queste notizie, ma nessuno ha parlato con me. Oggi sentivo addirittura dire che vorrei cambiare venti giocatori... Io vedo tre vie per il futuro, ma sono scelte che farà la società in base a tante valutazioni".

Gasp ha poi parlato nel dettaglio di quali sono le strade percorribili dal club nerazzurro: "La prima è quella di cercare un potenziamento più limitato possibile, ma con qualche top player che possa alzare nell'immediato il valore della squadra. Come accade con Zapata o con Muriel. La seconda è un ringiovanimento della rosa, valorizzando giocatori come Scalvini o Koopmeiners. Questi sono i profili che portano alle famose plusvalenze importanti, di cui l'Atalanta si è spesso giovata. La terza è fare poco o niente, stare lì e dire 'vabbè andiamo avanti'".

In ogni caso secondo l'allenatore piemontese nella prossima stagione le ambizioni non potranno essere quelle degli ultimi anni: "La chiarezza è fondamentale. Non possiamo presentarci con l'obiettivo Champions. Quello che è successo è stato straordinario, ma se fosse facile non lo sarebbe più. Non lo ripeti facilmente, sennò sarebbe una cosa normale. È il primo punto che bisogna mettere in chiaro. Poi dopo viene tutto il resto. Se mi chiedete se questa squadra è competitiva per fare ciò che ha fatto in passato, anche se spero di essere smentito, la risposta probabilmente è no. Tecnicamente non è giustificato parlare di scudetto o di Champions, soprattutto vedendo cosa fanno le società molto ricche, che possono allargare la forbice. Ci sono tanti soldi in giro, c'è gente che è disposta a grandi cose per accaparrarsi i giocatori, ma noi siamo a quel tavolo".

Poi il discorso si è soffermato sul finale di stagione della Dea, prima di tornare sul futuro: "Abbiamo avuto dodici partite con quindici episodi da Var e mi dispiace che nessuno abbia preso le parti della squadra in modo consistente. Col Cagliari abbiamo perso, con l'Empoli abbiamo perso, con la Salernitana pareggiato. C'erano partite che potevamo e dovevamo vincere per essere in Champions. Ci abbiamo messo del nostro, ma la squadra ha dato tutto. Ora, per il livello che abbiamo raggiunto in questi anni, abbiamo delle difficoltà. Se ringiovanisci troppo la squadra perdi in competitività, se la rinforzi nell'immediato ti costa molto di più e non so che investimenti servano. La nostra è una buona squadra, ma così diventa difficile. Non significa che non faremo il massimo, ma è una situazione che andrà affrontata".

Sul mercato, comunque, qualche indizio lo ha dato: "Attaccanti? Io lo chiedo in camera caritatis, poi dipende dalla realtà, anche di quello che è il mercato. È un lavoro di squadra, in base alle disponibilità economiche, alla bravura e alla fortuna. Questa però non è roba mia, io non sono mai entrato nelle operazioni di mercato. Magari mi è capitato di dire 'dobbiamo prendere un portiere o un attaccante'. Lo dico tutti gli anni. L'Inter ha preso Lukaku, la Juventus Vlahovic, la Roma Abraham, il Napoli Osimhen. Poi ci sono attaccanti da 100 milioni e attaccanti da 5".

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