Italia, Mancini: "Che errore dire no a Sacchi. Tornassi indietro, mi allenerei di più"

Il ct azzurro si confida ad Esquire: "Credevo fosse facile passare da giocatore ad allenatore: ci vuole qualche anno di esperienza"

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Dall'altra parte della barricata, le cose si possono vedere diversamente: "Come tanti giocatori, pensavo che diventare allenatore fosse facile. E invece serve qualche anno di esperienza, ho dovuto accettare che certe volte i calciatori sbagliano cose semplici". Roberto Mancini, ct dell'Italia, ricorda il no a Sacchi prima dei Mondiali 1994 ("Il più grande errore che si possa fare") e manda un messaggio al se stesso di quando aveva 16 anni: "Gli direi: allenati al massimo dal primo momento. Pensavo bastasse la tecnica e invece ho buttato via tempo prezioso".

Nell'intervista ad Esquire c'è ovviamente tanto azzurro: "I miei principi sono quelli di un calcio offensivo poi magari a volte non ce la fai. In Italia c'è ancora l'idea che sia più importante il risultato di come ci si arriva ma oggi il calcio è cambiato: senza un bel gioco, non vinci con continuità".

Il ct sta puntando su molti ragazzi, sin dalle prime convocazioni: "Ma io credo che in Italia ci siano tanti giovani bravi, li ho chiamati perché giocano poco e, non potendoli vedere la domenica, ho voluto osservarli dal vivo. La Nazionale può fare questo per il calcio italiano: chiamare giocatori che si conoscono poco". L'importante è che abbiano tecnica: "La Nazionale è per i migliori, il calcio si gioca con i piedi: è importante che ci siano. Se poi c'è anche il fisico, tanto meglio".

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