NBA

Nba: Doncic riscrive la storia di Dallas davanti a un ritrovato Belinelli, Harden-Westbrook fanno volare Houston  

Lo sloveno arriva a quota 21 triple doppie, raggiungendo il record di Jason Kidd per i Mavs. A Est cadono male Miami e Philadelphia

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Nella notte Nba va a Dallas il derby texano sul campo degli Spurs, con un 109-103 che riscrive la storia dei Mavericks. Luka Doncic fa infatti registrare la tripla doppia numero 21: raggiunto il record di franchigia di Jason Kidd. E a San Antonio non bastano i 14 punti di un ritrovato Marco Belinelli. Vola anche Houston, che strapazza Memphis 140-112 nel nome dei soliti Harden e Westbrook. Bene i Clippers (92-102 a Phoenix), brutti ko per Miami e Philadelphia.

SAN ANTONIO SPURS-DALLAS MAVERICKS 103-109
Non sono più gli Spurs di una volta, e Dallas se ne rende conto una volta di più andando a vincere in quell'AT&T Center dove aveva perso per quattro volte consecutive. I Mavericks scappano già nel corso del primo quarto e sembrano in controllo totale per tutto il match. Poi a inizio quarto periodo qualcosa sembra cambiare e San Antonio si regala un parziale di 13-1 che significa sorpasso. Ma questo non fa altro che risvegliare dal torpore gli ospiti, che con un ultimo sforzo si riportano avanti, arrivano anche alla doppia cifra di vantaggio e possono permettersi di amministrarlo nel finale. Come al solito è da incorniciare la prova di Luka Doncic, che a referto mette 26 punti, 10 rimbalzi e 14 assist e riscrive la storia di Dallas: arriva infatti a quota 21 triple doppie con i colori dei Mavs, eguagliando il primato di franchigia di un certo Jason Kidd. Si "ferma" (se così si può dire) a una gran doppia doppia invece Kristaps Porzingis, che timbra 28 punti e 12 rimbalzi. A 27 si ferma DeMar DeRozan, miglior marcatore degli Spurs che riscoprono Marco Belinelli: per l'azzurro in 21 minuti arriva il non trascurabile ruolino di 14 punti e un gran finale di partita. Che però non basta ai suoi per vincere e tornare a sperare concretamente in una zona playoff che resta comunque non così lontana.

PHOENIX SUNS-LOS ANGELES CLIPPERS 92-102
Chi si è decisamente messo alle spalle il periodo di appannamento e ha ripreso a correre sono invece i Clippers, che a Phoenix vincono una partita nata male e mettono un importante tassello sul terzo posto in Western Conference (sul campo di un'avversaria tra l'altro nel mezzo di un periodo di parziale rinascita). L'uomo da copertina diventa Kawhi Leonard, con 24 punti e 14 rimbalzi nel proprio ruolino e un ritrovato ruolo di leader di una squadra che va sotto nel primo parziale (che dice 29-21 Suns), rimette le cose a posto nel secondo e può permettersi di controllare il vantaggio nel prosieguo della sfida. Importante anche l'apporto di Marcus Morris, con i suoi 18 punti, a cui provano a rispondere i ragazzi dell'Arizona con i soliti protagonisti: Devin Booker (14+10 assist), Ricky Rubio (18+10 assist) e soprattutto Deandre Ayton (25+17 rimbalzi). Ma queste tre doppie doppie non sono sufficienti per vincere una partita che sarebbe stata basilare per tornare immediatamente a sperare nei playoff. Un sogno ancora vivo, ma ora un po' più lontano.

HOUSTON ROCKETS-MEMPHIS GRIZZLIES 140-112
Chi invece problemi non ne sta attraversando da tempo è Houston, che al Toyota Center contro un'avversaria che comunque era e resta in zona playoff (i Grizzlies) vince con un'autorevolezza tale da far sembrare il proprio dominio la cosa più naturale del mondo. E infatti già dopo il secondo quarto i punti di vantaggio su Memphis sono ben 26, e arriveranno fino a 35. Nel secondo tempo basta semplicemente controllare gli avversari, tanto che i Rockets possono anche permettersi di lasciare fuori dal campo James Harden per tutto l'ultimo periodo. Tanto il Barba la sua firma l'aveva già messa, con 30 punti e 7 rimbalzi (battuto a fine partita dal "gemello" Russell Westbrook, giunto a quota 33). E così i texani arrivano a cinque vittorie di fila, mentre i ragazzi del Tennessee stanno attraversando un momento esattamente opposto: sono infatti quattro le loro sconfitte consecutive, con la fila delle inseguitrici (da Portland a New Orleans, da San Antonio a Sacramento) che inizia a non apparire più lontana come qualche settimana fa.

MIAMI HEAT-MINNESOTA TIMBERWOLVES 126-129
Cadono tanto rovinosamente quanto improvvisamente gli Heat, che alla American Airlines Arena sembrano vivere una serata di ordinaria amministrazione ma staccano la spina con qualche minuto di fatale anticipo rispetto al dovuto. E così Minnesota, una delle squadre meno in forma della lega reduce da 18 sconfitte nelle ultime 19 partite, chiude la sua trasferta in Florida con un parziale di 20-5 che vale il sorpasso all'ultimo possesso della partita. Top scorer di serata è D'Angelo Russell che arriva a quota 27, Juancho Hernangomez eguaglia il suo massimo stagionale con 17 e poi c'è Jordan McLaughlin: suo il canestro che restituisce il sorriso ai Timberwolves dopo tante delusioni accumulate settimana dopo settimana. Per Miami la serata è completamente sbagliata, e non bastano a risollevarla i 24 punti di Kendrick Nunn o il fatto che Bam Adebayo sia l'unico giocatore della partita in doppia doppia (20+10 rimbalzi). E così le sconfitte nelle ultime 9 uscite in campionato diventano 7: un ruolino tutt'altro che da playoff, e infatti Philadelphia e Indiana sembrano ormai avvicinarsi in maniera decisamente minacciosa.

CLEVELAND CAVALIERS-PHILADELPHIA 76ERS 108-94
Una di loro, però, spreca una colossale occasione per approfittarne. Si tratta di Philadelphia, che sul campo dell'ex fanalino di coda della Eastern Conference (41 sconfitte a fronte di 16 vittorie, che diventano ora 17) si fa dominare dall'inizio alla fine e rimane a una partita di distanza da Miami. Inquietante la prestazione dei Sixers (il cui ruolino in trasferta è di 9-21, certamente non da prima potenza della Nba), e l'assenza già preventivata di Ben Simmons e quella giunta a serata in corso di Joel Embiid non sono certo una giustificazione. L'unico che cerca di reggere la baracca è uno Shake Milton da 20 punti, andandosi però a schiantare contro i ben sei uomini in doppia cifra di una versione dei Cavaliers degna dei bei tempi andati. Il migliore in casa Cleveland è Collin Sexton, che mette a referto 28 punti, ma in generale è l'intera squadra di stanza in Ohio a sembrare ritrovata. Almeno per una sera in cui pasteggia su una Philadelphia troppo brutta per essere vera.

ATLANTA HAWKS-ORLANDO MAGIC 120-130
Ma se i Cavaliers non sono più ultimi a Est una fetta di merito è anche di Orlando, che va a vincere ad Atlanta ponendo termine una volta per tutte al mini-ruolino positivo che gli Hawks erano stati in grado di costruirsi dopo la sosta per l'All-Star Game. D'altra parte per i Magic era fondamentale dare continuità al proprio ruolino di marcia da ottavi della Eastern Conference e con il mirino sulla post season sempre ben calibrato. Sono in tanti a contribuire al successo, da Evan Fournier con i suoi 28 punti a Aaron Gordon che ne aggiunge 25. In casa Hawks a non fare notizia è l'ormai consueta prestazione stellare di Trae Young: una doppia doppia figlia di 37 punti e 11 assist. Prova a dargli una mano John Collins, autore di 26 punti, ma il resto della squadra proprio non gira. E non a caso è tornata ultima in una Eastern Conference che soprattutto nei suoi bassifondi è tutt'altro che competitiva.

CHARLOTTE HORNETS-NEW YORK KNICKS 107-101
Malik Monk non c'è, per problemi con il regolamento antidoping della Nba, ma gli Hornets non sembrano accorgersene. E così lo Spectrum Center può assistere al ritorno alla vittoria di Charlotte, che forse non riuscirà più a riagganciarsi al treno playoff ma qualche soddisfazione da qui a fine anno vuole ancora provare a togliersela. Così Terry Rozier stampa 26 punti e 21 arrivano dal rientrante Devonte' Graham. I Knicks subiscono a lungo, e solo nel finale provano a raddrizzare una partita che sembrava compromessa. Dal -15 però New York si riporta solo sul -2, ringraziando soprattutto Julius Randle e i suoi 18 punti e 9 rimbalzi. Negli ultimi tre minuti non si concretizza però il sorpasso, Allonzo Trier manca l'aggancio a 1' e 12 dalla sirena e gli Hornets scappano di nuovo. Confezionando per New York un regalo tutt'altro che gradito: la quinta sconfitta consecutiva.

WASHINGTON WIZARDS-BROOKLYN NETS 110-106
Se una metà della Grande Mela piange, l'altra non ride. I Nets perdono in una sanguinosa trasferta a Washington e ora vedono il proprio settimo posto a Est messo a repentaglio dalla costante Orlando, riportatasi a una sola partita di distacco. Agli Wizards però non interessa, anche perché a loro volta non hanno ancora del tutto rinunciato alle ambizioni playoff. Il risultato è una partita che alla Capital One Arena è splendida ed equilibratissima nell'ultimo quarto, dopo che i padroni di casa avevano vanificato la fuga del primo tempo. Ma a decidere la partita è Bradley Beal, già autore di 30 punti e che nell'ultimo possesso invece di intestardirsi alla ricerca della gloria personale regala a Jerome Robinson la tripla della vittoria. E a Brooklyn rimane solo la soddisfazione di aver trovato in Caris LeVert il top scorer di serata (34 punti) e di essersela giocata fino in fondo, nonostante uno Spencer Dinwiddie a quota 18 punti ma crollato nell'accesissimo finale.

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