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Milos Teodosic, il Mago ha appeso la bacchetta al chiodo

Il serbo ha annunciato il ritiro a 38 anni, ma gli assist e la personalità sui parquet di tutto il mondo saranno per sempre. La Virtus: "Un onore e un piacere vederti per 4 stagioni"

27 Giu 2025 - 09:28
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Nel 2018, condividendo il campo un paio di partite a settimana con Cristiano Ronaldo e altri campionissimi al Real Madrid, Karim Benzema pensò di replicare così alle critiche ricevute per uno stile di gioco sofisticato: "Juego para la gente que sabe de fútbol", "gioco per quelli che se ne intendono il calcio". Lo stesso approccio è sempre sembrato avere, applicato alla pallacanestro, Milos Teodosic: all'indomani del suo ritiro dal basket giocato, però, possiamo dire che il 38enne di Valjevo è riuscito ad andare oltre. Magari il suo genio non è stato compreso e capito da tutti, compagni di squadra e tifosi, ma ha affascinato ed emozionato chiunque l'abbia visto tenere una palla a spicchi tra le mani.

Anche la lettera con cui il play cresciuto tra Metalac Valjevo ed FMP Zeleznik ha salutato la Stella Rossa e i tifosi di tutta Europa è in linea col Teodosic visto dal 2007 a oggi tra Eurolega, NBA e competizioni per nazionali: "Cari amici, rispettati appassionati e intenditori di pallacanestro,
prima di tutto, grazie per 30 anni di battaglie condivise, gioie, felicità e dolori. È arrivato il momento per me di dire addio a una fase del mio amore per il gioco magico che si gioca sotto i canestri.
Alle mie spalle — alle nostre spalle — ci sono anni pieni di passione, lotta e sacrificio. Ci sono stati trofei vinti, ma anche finali perse. Tutto fa parte del basket, e fa parte della vita. E non cambierei nulla. Rifarei tutto allo stesso modo, ancora una volta!
Grazie alla mia gente di Valjevo, alla mia Serbia, e a tutti gli allenatori dai quali ho avuto il privilegio di imparare questo gioco.
Non l’ho (ancora) imparato completamente. Il basket e io continueremo a scambiarci conoscenze ed esperienze ancora a lungo — fino alla fine della mia vita

Non voglio nominare singoli individui, momenti decisivi o partite fondamentali... Perché ognuno di quei “dettagli” — ogni allenatore e compagno di squadra — è stato importante per la mia carriera.
La gratitudine più profonda va alla mia famiglia. Sono il più grande orgoglio. Ultimamente ho capito che il tesoro più grande della mia carriera da giocatore è questo: avrò qualcosa da mostrare ai miei figli! Basta che crescano ancora un po’... Nei loro occhi, e per loro, io sono — e sarò sempre — il più realizzato.
Grazie infinite a ogni singolo compagno di squadra — davvero a ognuno di voi. Mi avete reso un giocatore migliore. Lo ricorderò bene.
Tutti giochiamo per i tifosi, e quindi, un sentito grazie anche a loro. Ho apprezzato gli applausi e il sostegno. Le critiche mi hanno motivato, i fischi mi hanno reso più forte. A prescindere dalla fedeltà di club, un tifoso merita sempre rispetto da parte di noi che scendiamo in campo per lui.
Durante la mia carriera non ho letto molti commenti né dato troppo peso ai social, ma ho sentito ogni respiro sugli spalti — e ogni silenzio. È lì che nasce l’ispirazione. È quello che ti spinge a diventare migliore.

E ora, senza allontanarmi troppo da ciò che sono — e chi mi conosce sa che raramente mostro molte emozioni in pubblico — sento comunque il bisogno di condividere questo: sono orgoglioso di aver concluso la mia carriera in un club che occupa un posto speciale nel mio cuore.
Quanto al mio amore per la Serbia, per aver indossato il suo stemma e giocato sotto il tricolore amato — ho già detto tutto quello che c’era da dire in campo. Nessuna parola può davvero descrivere quella sensazione unica, meravigliosa, che continua a brillare dentro di me. La mia patria sarà sempre la cosa più amata.
Ancora una volta — grazie, basket. Ci rivedremo, solo senza scarpe da ginnastica, maglia o pantaloncini
".

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Si potrebbe pure azzardare che Teodosic abbia vinto "poco", rispetto al talento che sgorgava dai polpastrelli: 3 argenti con la Nazionale maggiore della Serbia (Giochi Olimpici di Rio 2016, Mondiali di Spagna 2014, Eurobasket 2009 in Polonia) e un solo torneo vinto, l'Europeo Under20 ospitato da Italia e Slovenia nel 2007; 6 coppe nazionali, 11 tornei nazionali, l'Eurolega 2016 col CSKA Mosca. Addirittura, lo si può accusare di aver "bucato" l'esperienza in NBA, non capendo che la fisicità oltreoceano gli avrebbe fatto perdere un anno e mezzo di carriera; lo si può riconoscere dalla parte sbagliata della storia nella rimonta più memorabile di sempre di Eurolega, lui passato nell'estate precedente dall'Olympiacos al CSKA e i greci a ribaltare la finale 2012 di Istanbul dal -19 proprio contro i moscoviti.

 Ma godere della creatività, della fantasia, delle invenzioni di Milos è sempre stato qualcosa di superiore alle coppe messe in bacheca. Qualcosa che ti spingeva a scegliere il suo numero da mettere sulla maglia nelle squadre delle Minors.

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Anche alla Virtus Segafredo Bologna, pur contribuendo alla vittoria dello scudetto 2021, all'EuroCup 2022 e a un paio di Supercoppe, la gratitudine del popolo bianconero sarà sempre maggiore rispetto a quanto Teodosic abbia dato indietro in termini di risultati. Un amore, un rispetto e una passione per la pallacanestro portata al massimo livello estetico, l'espressione di un Gioco conosciuto in ogni sfumatura e con la volontà di condividerlo in ogni possesso, rimasto impresso nei ricordi di Basket City. Ancora oggi, salendo al Santuario di San Luca, una colonna dell'infinito porticato che accompagna il pellegrinaggio porta i segni del passaggio di Milos in Emilia, a un paio d'anni dal mancato rinnovo di contratto con le Vu Nere: "Dio creò il basket, Teodosic ne fece un'arte".

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La sua "colpa"? Essersi disinteressato di tutto ciò che non riguardasse esclusivamente la pallacanestro: niente esposizione eccessiva sui social, nessun tentativo di alimentare narrazioni parallele al parquet, rifiuto totale di voler creare un personaggio oltre al giocatore e alla persona che Teodosic voleva essere indossando una canotta.

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Non ci rimarranno quindi dichiarazioni, frasi o pose iconiche. Ci accontenteremo delle immagini di passaggi dietro schiena, no look, triple con la mano dei difensori in faccia, azioni in cui l'intera squadra avversaria (e talvolta qualche compagno) veniva tradita dalla direzione dello sguardo di Milos mentre la palla finiva da tutt'altra parte. Milos Teodosic è stato e sempre sarà questo: pura pallacanestro. Hvala, Milos!

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