Marc Gasol a bordo della nave della Ong che salva i migranti

Il campione Nba immortalato nel salvataggio nel Mar Mediterraneo: "Pensavo ai miei figli, dovevo fare qualcosa"

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Si può avere uno stipendio da 24 milioni all'anno (milioni, non è un errore) ed essere sulla nave di una Ong che salva i migranti nel Mediterraneo. È la bella storia che regala Marc Gasol in giorni in cui il dramma dei migranti ha trovato la sua foto simbolo, quella del salvataggio di Josephine al largo della Libia, accanto al corpo di una mamma e di un bambino morti in mare. Tra gli uomini dell'equipaggio della nave Astral della ONG Proactiva Open Arms c'è anche Marc Gasol. Nella foto sfrutta i suoi muscoli e i suoi 2 metri e 16 per portare a bordo la barella sulla quale è adagiata la donna salvata.

Non è pubblicità, nemmeno uno scherzo. Marc Gasol, spagnolo, 33 anni, è una delle stelle dell'Nba. È fratello di Pau, altro campione del basket. Marc gioca nei Memphis Grizzlies, per tre volte è stato convocato all'All Star Game. Ha uno stipendio da 24 milioni di euro a stagione e la sua estate ha deciso di passarla così, a bordo della nave che solca i mari del Mediterraneo nella speranza di salvare le persone che tentano la disperata attraversata.

"Frustrazione, rabbia, impotenza. È incredibile come così tante persone vulnerabili vengano abbandonate alle loro morti in mare. Profonda ammirazione per quelli che stavolta chiamo i miei compagni di squadra", il messaggio su Twitter del campione al termine del salvataggio. "Quelle persone - ha detto il campione di basket spagnolo - vanno salvate. Pensando ai miei due figli ho deciso che dovevo fare qualcosa".

"Poco più di anno fa ho conosciuto Oscar Camps (il fondatore di Proactiva Open Arms) e mi interessava quello che diceva. Lo abbiamo invitato a tenere un discorso nel campus della mia squadra di pallacanestro, il Basket Girona. Mi è piaciuto quello che ha detto. L'anno scorso non ho potuto imbarcarmi perché dovevo giocare gli europei. Questa volta ce l'ho fatta", ha raccontato il giocatore a El Pais.

Su quanto ha vissuto in mare, Gasol non ha dubbi: "Stiamo parlando di atti criminali disumani", ha detto. "Queste persone dovrebbero essere state salvate. La guardia costiera libica ha detto di aver salvato 158 persone, e se non fossimo arrivati noi sarebbe stato così. Nessuno avrebbe saputo nulla. Ma ci rendiamo conto che hanno lasciato diverse persone in una situazione impossibile". Gasol ha raccontato di provare "frustrazione, rabbia e impotenza" ma anche "la sensazione di aver contribuito a salvare una vita" perché "se fossimo arrivati quindici o venti minuti più tardi, Josephine sarebbe morta".

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