A Foix un commovente canadese della Israel vince la sedicesima tappa della Grande Boucle, Vingegaard supera il primo esame della catena montuosa e resta maglia gialla
© Getty Images
L’inizio della terza (e ultima) settimana del Tour de France ricomincia da dove si era chiusa quella scorsa: Jonas Vingegaard resta in maglia gialla e conserva il +2’22’’ su Tadej Pogacar nella giornata in cui la sedicesima tappa, da Carcassonne a Foix, viene vinta in solitaria da Hugo Houle (Israel). Il temuto Mur de Peguere, sui Pirenei, non scombina più di tanto le carte nel gruppo: il danese della Jumbo-Visma può ancora sognare in grande.
Il primo test sui Pirenei è passato, ma l’esame è ancora lungo. Jonas Vingegaard conserva agevolmente la maglia gialla e il preziosissimo +2’22’’ sul suo diretto inseguitore nella classifica provvisoria generale, Tadej Pogacar. Mancano ancora ben cinque tappe alla fine del Tour de France: tantissime. Tuttavia il danese della Jumbo-Visma dimostra che ha ancora buonissime possibilità per trionfare a Parigi domenica prossima. Specialmente dopo la sedicesima frazione della Grande Boucle, dove il temutissimo Mur de Peguere (9,3 km al 7,9% ma con picchi tra il 16 ed il 18% negli ultimi 3000 metri) miete già le prime “vittime” nella top 10: Romain Bardet e Adam Yates. Anche se c’è da dire che quest’ultimo è stato “sacrificato” per Geraint Thomas, sempre terzo a +2’43’’.
Se non ci sono stati particolari scossoni tra i primi tre in classifica generale, lo si deve anche al ritmo imposto da Sepp Kuss negli ultimi durissimi tre chilometri del Muro. Il tutto in una giornata meravigliosa per il vincitore di tappa Hugo Houle (Israel) il cui successo in solitario è dedicato al fratello, scomparso dieci anni fa. Il canadese si era imposto di vincere una tappa al Tour de France in sua memoria e lo ha fatto alla grandissima. Secondo posto per Valentin Madouas (Groupama-FDJ), davanti a Michael Woods (Israel-Premier Tech) e Matteo Jorgenson (Movistar). Sesto Aleksandr Vlasov (Bora-Hansgrohe), che chiude a 1’40” dal vincitore e che guadagna così più di 4 minuti sul gruppetto Vingegaard, rientrando in gioco per delle buone posizioni di classifica. Crolla invece Damiano Caruso, con 5’03” di ritardo dal vincitore, dopo essere rimasto con i fuggitivi fino al Mur de Peguere.