Intervista esclusiva alla triplista azzurra capace di onorare la maglia azzurra ai mondiali di Tokyo a settembre nonostante due interventi al tendine di Achille tra giugno e luglio
di Ferdinando Savarese© Grana/Fidal
Dariya Derkach, specialista azzurra del salto triplo, ha certamente lasciato un segno importante nei mondiali di Tokyo a settembre, in quanto la sua partecipazione alle qualificazioni con una miglior misura di 13.69, pur non consentendole l'accesso alla finale, ha rappresentato uno straordinario esempio di passione e attaccamento alla maglia italiana, dopo una stagione agonistica in cui non era mai riuscita a gareggiare per ripetute infiammazioni ai tendini di Achille, con anche ben due interventi chirurgici di tenolisi tra la metà di giugno e la fine di luglio.
Un anno particolarmente sfortunato per la 32enne atleta di origini ucraine, principale interprete italiana della specialità grazie a un personale di 14,52 realizzato il 16 settembre 2023 a Eugene in occasione della finale della Diamond League di quell'anno, peraltro dopo un 2024 ricco di soddisfazioni quali su tutte l'ottavo posto nella finale olimpica di Parigi ma anche la partecipazione ancora una volta alle finali del Trofeo del Diamante a Bruxelles, a metà settembre, per poi di fatto non gareggiare per oltre un anno sino alle qualificazioni mondiali di Tokyo.
Nella quiete della sua Formia bagnata dal mare che tanto ama, sta adesso affrontando con estrema determinazione l'ennesima ripresa dopo un altro intervento subito il 15 novembre di pulizia del tendine, ma quello destro, forte di un rinnovato entusiasmo a cui la partecipazione mondiale del Giappone ha certamente contribuito.
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Dariya una stagione sfortunatissima con addirittura tre interventi al tendine di Achille, di cui due tra metà giugno e fine luglio, ma sei riuscita ugualmente a essere in gara a Tokyo. Un miracolo agonistico?
"Un miracolo non so, ma sicuramente Tokyo è stata una un’esperienza strana in quanto c'è stata una corsa contro il tempo già dal primo intervento di giugno e poi, dopo il secondo, forse nessuno ci credeva più ma io l’ho presa come una sfida perché non avrei perso nulla a quale punto, ma esserci per me significava rientrare in gara a un anno di distanza della mia ultima apparizione in pista, alla finale di Diamond League di Bruxelles dove mi ero fermata al quarto salto proprio per un dolore, ormai insopportabile, al tendine sinistro. A Tokyo sono arrivata ancora con la ferita non chiusa che perdeva siero, e ogni giorno un fisioterapista la drenava e medicava la ferita, per cui alla fine sono felice e orgogliosa di aver disputato il mio mondiale, al di là della misura in gara, perché da un punto di vista mentale per me era fondamentale".
Purtroppo il 15 novembre sei tornata sotto i ferri la terza volta, per la rimozione delle aderenze all'altro tendine, quello destro, ma dalle immagini postate su Instragram sembra già tutto superato. Come stai in realtà sia fisicamente che psicologicamente?
"Con quest’ultimo intervento di novembre spero di aver chiuso per sempre con le sale operatorie. Ripartire sempre da capo non è facile ma devo dire che sono riuscita a trovare degli stimoli anche da questo. Ho già ripreso a correre e cercherò di non affrettare troppo le cose, anche se per me è difficile perché il campo di atletica mi fa ancora un effetto giocoso
Spero di iniziare a fare i primi balzi già dai primi giorni del nuovo anno ma saranno comunque le sensazioni a guidarmi questa volta. Mi prenderò il tempo che serve".
Un 2025 che sembrava poter partire nel migliore dei modi, specie dopo l'ottimo ottavo posto alle Olimpiadi di Parigi 2024, e invece si è messo subito di mezzo il destino nel riscaldamento del tuo esordio al coperto di Lievin. Cosa è successo?
"Il meeting di Lievin a febbraio è stata un incubo in quanto credo di essere stata nella miglior condizione della mia vita e non vedevo l'ora quindi di gareggiare. Ricordo che nei salti di riscaldamento prima della gara avevo la convinzione di fare molto bene, sentivo che sarebbe potuto venire un risultato molto grande, ma poi all'improvviso ho sentito una fortissima scossa al soleo al terzo appoggio di una rincorsa, per cui è subentrata la disperazione e le lacrime successive durante una notte insonne per la consapevolezza che era finita ancor prima di iniziare".
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Dopo aver avuto la cittadinanza italiana a 20 anni, hai onorato la maglia azzurra a cui tanto tenevi partecipando più volte alle principali competizioni internazionali. Quali ritiene essere stato il momento più significativo della tua carriera?
"Ci sono tante gare che mi hanno lasciato qualcosa di significativo, non solo quelle in cui mi sono espressa al meglio, ma sicuramente per me la più importante è stata la qualificazione olimpica di Parigi, in quanto mi sono sentita perfettamente lucida e consapevole di quel che dovevo fare, conscia di poter controllare qualsiasi mio movimento e infatti, tutto quel giorno mi è riuscito con meno impegno di quanto avessi immaginato. È stato bellissimo per cui le 24 ore o qualcosa in più che mi separavano poi dalla finale le ho passate con il cervello a mille che non ha smesso un minuto di frullare. Dormire è stato impossibile e mi sono fatta prendere dall’agitazione che mi ha accompagnata anche durante la gara conclusiva in cui non reso come il giorno prima, non provando le stesse sensazioni ma, al di là di un piccolo rammarico, è stata un’esperienza unica disputare una finale olimpica".
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Tu sei un'atleta poliedrica, con importanti personali in varie specialità, avendo iniziato da cadetta come multiplista. Cosa ti ha spinto poi totalmente sul triplo?
"Mi è sempre piaciuto muovermi, allenarmi e gareggiare. Non so dire con esattezza cosa mi abbia fatto scegliere il triplo, ma forse è stato il triplo a scegliere me nel senso che il mio amore per questa disciplina mi ha preso piano piano ma poi mi ha travolto negli anni".
Nelle tue innumerevoli partecipazioni internazionali, hai mostrato in passato qualche difficoltà a gestire le emozioni negli appuntamenti più importanti. Si può dire che l'argento agli europei indoor di Istanbul 2023 ti abbia sbloccato in tal senso?
"Certamente è così, quel podio europeo è stato fondamentale per sbloccarmi. In realtà io da ragazzina mi sentivo assolutamente un animaletto da gara e sognavo di competere con le più forti del mondo per poterle battere ma poi, forse anche per non aver potuto fare le più importanti competizioni internazionali giovanili a causa della cittadinanza, quando ho iniziato da assoluta mi sono sentita come catapultata in un contesto troppo grande per me dopo il periodo agonistico italiano vissuto come una confort zone. Per anni credo di avere sempre provato nei grandi eventi europei e mondiali un senso di inadeguatezza a livello mentale perché mi capitava di presentarmi in gara stanca per cui da Istanbul in avanti sicuramente tanto è cambiato nella mia testa".
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Erika Saraceni, nuovo grande talento del triplo in Italia, ha spesso dichiarato di essersi ispirata a te quando ha deciso di dedicarsi a questa specialità. Ti fa piacere essere un esempio per le nuove generazioni?
"È una cosa molto bella e mi fa estremo piacere perché significa che la mia carriera e i miei risultati sono stati di sprone per lei che è certamente una realtà del panorama della nostra disciplina, ma spero ovviamente lo sia anche per tante altre ragazze che si vogliano avvicinare, perché per ogni atleta credo sia molto gratificante essere di esempio per le nuove generazioni".
Alla luce di quanto accaduto quest'anno rimane fermo il proposito di cambiare il piede di stacco per la prossima stagione?
"Direi proprio di si dopo questa stagione stranissima, che potrei definire anno minestrone, ci sarà da ricostruire un po' tutto di nuovo e quindi torneremo con il mio allenatore Alessandro Nocera sull'idea di provare un nuovo piede di stacco, il destro, per vedere cosa succederà, auspicando ovviamente che il mio fisico risponda bene e non vis siano ulteriori problemi a frenarmi".
Guardando al futuro, quali sono i tuoi obiettivi per il 2026 e con quale spirito vuoi affrontare questo nuovo capitolo della tua vita agonistica?
"Ho tantissima voglia di gareggiare dopo un 2025 così pieno di intoppi e vorrei ricominciare proprio dalle indoor per dimenticare l'incubo di Lievin l'anno scorso che ho ancora nella testa, ma naturalmente non abbiamo un obiettivo preciso per le competizioni al coperto perché dovranno servire solo per capire se tutto sta andando nella giusta direzione. La speranza poi è poter vivere un anno di allenamenti continui per puntare all'appuntamento clou della stagione che saranno gli europei di Birmingham ad agosto".
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