Tagliatori, esibizionisti o staffettisti: ecco i runner che non ti aspetti

Anche il running ha i suoi “furbetti”. E non da oggi

Il fenomeno dei "sarti" nelle corse: dalla maratona di Londra al caso emblematico di Città del Messico

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Ha fatto notizia nei giorni scorsi il caso del runner italiano protagonista assieme ad altri concorrenti di un “taglio” sul percorso della maratona di Londra. La vicenda è nuova per la pubblica opinione in generale, mentre per gli appassionati di corsa, di maratona in particolare, i tagliatori, purtroppo, non sono una novità. In gergo, i runner li chiamano sarti, per sottolineare ironicamente la tendenza a “tagliarsi” e “cucirsi” un percorso su misura, che calzi a pennello con la propria sproporzionata ambizione o pigrizia.

Il fenomeno assume a volte proporzioni ben superiori a quello del gruppetto stanato a Londra. Alla maratona di Firenze, ad esempio, quando ancora si partiva da piazzale Michelangelo per arrivare in piazza Santa Croce, nel 2011 vennero esclusi dalla classifica circa 200 concorrenti. Il tracciato (oggi molto diverso) prevedeva l'attraversamento del parco delle Cascine, da percorrere “a bastone”, andata e ritorno. 
Un tratto lungo quasi 5 km, collocato tra il 30° e il 35° chilometro, quando cioè la crisi per il naturale esaurimento delle scorte di glicogeno comincia a togliere forza fisica e mentale. Correre in quelle condizioni vedendo sfilare, a pochi metri, avversari più veloci sulla via del ritorno divenne man mano tentazione sempre più irresistibile e fece dimenticare che in una grande maratona le postazioni di rilevamento dei tempi intermedi sono posizionate anche ogni 5 km. 
Anche in quel caso fu infatti il confronto tra i tempi di passaggio a far emergere il comportamento antisportivo: corridori che procedevano a un ritmo da oltre 4 ore di tempo finale, quindi almeno da 30 minuti ogni 5 km, avevano segnato un intermedio tra il 30° e il 35° chilometro da 15-16 minuti.

E a chi è portato a pensare che si tratti di un fenomeno “tipicamente italiano” ricordiamo che nel 2017 la classifica mondiale delle maratone col maggior numero di arrivati ha visto per la prima volta entrare nella top ten la Telcel Mexico city marathon di Città del Messico con 23.887 finisher, un totale che avrebbe potuto essere ancora più elevato se l'organizzatore non fosse stato costretto a squalificare altri 5.806 concorrenti “per non aver percorso interamente la gara”, come si legge nel rapporto arbitrale.

Tagliatori o sarti, ma non solo. Ci sono anche gli “esibizionisti”, che si fanno caricare in macchina per un tratto della gara e poi pubblicano la bravata sui social. Solo le manifestazioni più famose possono permettersi il costo dei tanti rilevamenti intermedi, mentre nel mondo delle corse di medio e piccolo cabotaggio è già molto se c'è un rilevamento elettronico in partenza-arrivo del microchip di cui è dotato ogni concorrente, che una volta partito è controllato solo dalla propria coscienza e dagli avversari.

Oltre ai sarti e agli esibizionisti, la cronaca annovera da tempo anche i “frazionisti”, quelli che trasformano una corsa in una staffetta a due. Nell'edizione del 1988 della 100 km Firenze-Faenza fu utilizzata una postazione fotografica “fissa” al passo della Colla (49,5 km di gara), la “Cima Coppi” della manifestazione. Confrontando poi quegli scatti con quelli fatti all'arrivo in Romagna emerse una decina di casi di numeri di gara che dalla prima alla seconda foto avevano cambiato… titolare.

In tema di foto, tra colpo d'occhio e fortuna, è rimasta famosa quella scattata dal fotografo Francesco Michelacci alla maratona di Treviso del 2012, in cui, in un gruppetto di runner, se ne notano due che corrono con lo stesso numero di gara: uno è quello regolamentare, l'altro è quello dell'edizione dell'anno prima.

E in tema di scambio, chi controlla che il microchip per il rilevamento che ognuno fissa alla scarpa o al pettorale (in base al tipo di transponder utilizzato nell'occasione) sia il proprio o quello di un altro?

Capita di sbagliarsi, certo, soprattutto se si viaggia insieme e ci si cambia nello stesso posto, ma capitava più spesso negli ultimi anni del secolo scorso, quando nelle grandi maratone internazionali (Boston in particolare) dichiarando (e dimostrando di aver ottenuto negli ultimi 15 mesi) un tempo inferiore alle 3:00' si partiva nella stessa “wave” (turno di partenza) dei top runner.
Chi non ha un amico forte nella corsa disposto a farci un così grande e intimo favore?

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