MotoGP, la regola del sospetto

Marquez ha aiutato ancora Lorenzo? Sembra di sì

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Questo mondiale non è nelle mie mani. Ne era consapevole Valentino Rossi, che a parte la “missione rimonta” avrebbe avuto bisogno di una doppietta Honda davanti a Lorenzo per festeggiare la “decima”. Vale ha fatto il massimo, risalendo in dodici giri dall'ultima alla quarta posizione. Il resto lo avrebbero dovuto fare altri e così non è accaduto. Marquez ha dato l'impressione, ribadisco l'impressione, di guardare le spalle a Lorenzo pur riuscendo a fotocopiare giro dopo giro gli stessi tempi.

Poi Marc ha offerto l'unico sussulto solo a fronte dell'attacco di Dani Pedrosa, l'unico che ha davvero cercato di rimescolare le pagine dentro un copione che pareva già scritto. A 36 anni Rossi va considerato un esempio perché a Valencia ha messo sull'asfalto la cifra stilistica del suo talento, con sorpassi semplici nei primi giri, molto più complicati quando si è trattato di avvicinarsi ai piedi della zona podio. Inoltre Valentino ha pagato di fronte alla giustizia sportiva per il suo gesto di Sepang, mentre i suoi colleghi dovranno probabilmente fare i conti con le rispettive coscienze.

Perché Marquez è stato tranquillo dietro a Lorenzo e ha dato segni di vita solo quando ha incrociato le ruote con il compagno di squadra? C'era il timore che Dani rovinasse tutto con la sua rimonta? Una risposta che qualcuno conosce ma che probabilmente non avremo mai, in mezzo a feste e sorrisi che comunque offrono il sospetto della complicità.

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