VOLLEY FEMMINILE

Il viaggio di Antropova: Russia-Italia solo andata e una valigia carica di talento

17 anni, 202 centimetri d'altezza, 25 punti di media a partita: conosciamo la rivelazione del campionato di Serie A2

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È un racconto fatto di coraggio, visione e audacia. Sconvolgere i piani perché nel destino di una ragazza c’è qualcosa di più grande. E farlo cambiando Paese, imparando una nuova lingua, ribaltando totalmente la propria vita. La storia di Ekaterina Antropova è pazza, come dice mamma Olga che l’ha seguita in questo viaggio. Solo 17 anni, già 202 centimetri d’altezza e una valigia carica di determinazione che l’accompagna da quando è nata. Non in Russia, come molti sono portati a pensare, ma in Islanda. Ad Akureyri, nell’estremo settentrione, dove lo sport più praticato e famoso non è certo la pallavolo.

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Ma l’Islanda è solo il punto di partenza della storia di Kate (come la chiamano le compagne), perché ha solo qualche mese di vita quando San Pietroburgo diventa la sua nuova casa. A 7 anni si fa convincere dalla madre Olga a mettere da parte la ginnastica artistica, sua grande passione: "Da piccola facevo molte cose, e forse è per questo che mi dicono che sono coordinata. Ginnastica artistica mi piaceva un sacco, volevo farla a livello professionistico. Poi mia mamma mi ha detto che sarei diventata troppo alta e dovevo cambiare sport". La scelta è ricaduta sulla pallavolo.

È proprio il volley che porta Kate lontana dalla Russia, scegliendo l’Italia perché l’El Dorado della pallavolo giovanile mondiale, il posto ideale in cui affinare il talento che Antropova ha da quando è nata: "Ero convinta di questa scelta. Ho ascoltato il mio patrigno che mi aveva detto che sarebbe stata la cosa migliore per la Kate pallavolista. Cambiare tutto è stato difficile, ma anche divertente".

La prima sosta del viaggio italiano fa tappa in Calabria. Perché come dice mamma Olga, "il mare è importante per una ragazza che viene da San Pietroburgo". Il destino poi fa il resto, portandola prima a Novara per incontrare Irina Kirillova e Gianni Caprara, e infine a Sassuolo. È qui che la famiglia incontra Carmelo Borruto, presidente delle Green Warriors Sassuolo che ha lottato per darle l’opportunità di giocare in Italia: “Ce l’abbiamo fatta insistendo il più possibile – racconta Borruto. Ci voleva pazienza, non era facile far aspettare una ragazza giovane che voleva giocare. E devo dire che la sua prima partita è stata emozionante per tutti”.

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"Ho avuto la fortuna di lavorare per 4 anni con la Nazionale russa femminile e Gianni Caprara era il capo allenatore - racconta Borruto. La mamma e il patrigno di Ekaterina hanno chiesto consiglio a Irina Kirillova, moglie di Caprara. E così Gianni, conoscendo il metodo di lavoro della Volley Academy Sassuolo, ha consigliato la nostra società. Ho incontrato i genitori di Kate nel 2017, si sono fidati di me e ci siamo messi subito all’opera".

Un percorso molto lungo, fatto di cavilli burocratici e regole federali da rispettare: "Uno studio legale ci ha aiutato per una prassi che è durata circa un anno e mezzo - prosegue Borruto. C’erano club che hanno gettato la spugna per la difficoltà di svolgere queste pratiche. Ottenuto il passaporto sportivo italiano, per due anni Kate ha dovuto fare i campionati regionali, come detta il regolamento federale. Ha giocato in Serie C per due stagioni, ma era già nei nostri progetti di lanciarla titolare in Serie A...".

E i numeri parlano chiaro: Ekaterina Antropova si è abbattuta come un meteorite sulla Serie A2. Top scorer (assieme a Pamio) del campionato con 202 punti in soli 8 match, una media di 25,2 palloni messi a terra a partita. E con questo biglietto da visita, è normale che le società vengano a bussare alla porta: "Siamo stati contattati da diversi club – spiega Borruto. I genitori sono venuti in Italia e abbiamo parlato con le varie società. Il progetto migliore per lei è stato quello proposto da Scandicci, c’è un accordo per cui la ragazza giocherà con noi finché sarà matura. Si è anche allenata con la Savino Del Bene. Noi non abbiamo avuto interesse perché non crediamo nei cartellini, non lavoriamo per vendere e fare soldi. Sassuolo deve far crescere e non trattenere le giocatrici. È un progetto che ha alla base le giovani, e Kate è uno dei nostri punti di forza".

Ed è proprio Massimo Barbolini, tecnico della Savino Del Bene Scandicci, a descrivere le doti tecniche di Antropova: "L’ho allenata le prime tre, quattro settimane di luglio. È una giocatrice in piena evoluzione, con un grosso talento perché apprende molto velocemente. Adesso sta giocando da opposto, ma penso che possa diventare anche una discreta ricettrice. Ha tutto il tempo dalla sua parte, ma non bisogna avere fretta. Non si possono pretendere subito risultati perché ci vuole tanta pazienza".

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Più che corretto predicare calma, perché la fretta spesso diventa il peggiore degli alleati. Ma il futuro in Serie A1 sembra già scritto: "È una ragazza con la testa giusta - prosegue Barbolini -, con l’idea precisa di quello che vuole fare da grande. Parlare con lei è un piacere, ha una grande attenzione. Non dobbiamo rubarle il tempo che ha davanti, ma se continua così mi piacerebbe vederla in A1 dall’anno prossimo. Per un giocatore in evoluzione è importante, dopo una bella esperienza di gioco come in questa stagione a Sassuolo, capire cosa vuol dire confrontarsi nella pallavolo di alto livello italiana e internazionale. Sicuramente è un prospetto molto molto interessante".

Kate non parla di obiettivi da raggiungere, forse per scaramanzia. I suoi sogni restano in un cassetto rigorosamente chiuso a chiave. Solo lei sa cosa vuole ottenere e dove vuole arrivare. O forse anche per lei è un viaggio da vivere tutto d’un fiato, scoprendolo giorno dopo giorno. Divertendosi, ma senza perdere di vista gli obiettivi di una ragazza che fa dell’ambizione una delle sue principali doti.

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Cap. 4: L'anno zero del Certosa Volley
Cap. 3: Visette si regala la Serie B1
Cap. 2: Ribechi, la schiacciatrice dei record
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