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"Dipendenze e salute Mentale nello sport", l'intervento di rabin (wada) a trento

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© Ufficio Stampa

Si è svolta oggi a Trento un evento intitolato “Dipendenze e Salute Mentale nello Sport”, organizzato dall’Università di Trento e dal Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive, che ha visto la partecipazione della Professoressa Ornella Corazza (Director del laboratorio “Addiction Science Lab”, UniTrento), del Prof. Olivier Rabin (Senior Director in Science and Medicine, World Anti-Doping Agency – l’Agenzia Mondiale Anti-Doping) e molteplici attori del mondo dello sport e dell’accademia, inclusi molti studenti. Rabin ha svolto una relazione intitolata “L’abuso di sostanze nello sport: una sfida di integrità per il corpo e la mente degli atleti”, unendo la dimensione internazionale a quella trentina. Rabin ha ricordato la filosofia di WADA come “agenzia indipendente e internazionale per portare verso un movimento collaborativo e globale per uno sport libero dal doping”; ha sottolineato il ruolo di WADA come “organismo di regolamentazione mondiale” per sviluppare, armonizzare e coordinare le regole e le politiche dell’anti-doping in tutti gli sport e in tutti i paesi; e si è soffermato sulle potenzialità di ricerca (scientifica e nelle scienze sociali), educative, di intelligence/investigative, delle capacità di sviluppo di programmi anti-doping e di supervisione nell’aderire a programmi anti-doping (“la WADA ha la rara capacità di portare un Paese in tribunale – se non si seguono le linee guida e gli standards del regolatore WADA”. Oltre a spiegare l’articolazione e le implicazioni dei Codici Globali Anti-Doping e il complesso “Ecosistema WADA” (focalizzato su movimento sportivo, autorità pubbliche e molteplici stakeholders, a partire dagli atleti), Rabin si è soffermato sulle proprie responsabilità istituzionali: “come WADA, collaboriamo per sviluppare nuove e significative conoscenze scientifiche e mediche nel campo dell’anti-doping”, articolando programmi di ricerca scientifica, la “Lista delle Sostanze e dei Metodi Proibiti”, le “Esenzioni ad Uso Terapeutico”, il “Passaporto Biologico dell’Atleta” e supervisionando il sistema di accreditamento dei Laboratori Anti-Doping. “Quello che facciamo qui oggi è la connessione tra anti-doping, salute mentale, dipendenze, rischi per la salute degli atleti (e non solo) e ambienti sociali più veri sani e inclusivi” – ha concluso Rabin.

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