SCI ALPINO

Goggia vuole tornare a "mordere la vita": "Lo sci è un riflesso di quello che hai dentro"

La 31enne di Astino ha raccontato i propri timori dopo l'infortunio patito lo scorso 5 febbraio 

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"Il pensiero di rifarmi male mi terrorizzata. Se voglio tornare a primeggiare, dovrò spingere. E spingere può comportare dei rischi, è qualcosa che devi mettere in conto. Ma non è ora il tempo di pensarci". Sofia Goggia non si nasconde e soprattutto non cela i suoi timori perché, nonostante il suo motto sia "only the brave" e una delle sue principali caratteristiche sia l'istintività, anche lei deve fare i conti con le paure che accompagnano ogni essere umano. 

Nonostante si sia rialzata molte volte dopo un infortunio, quanto accaduto lo scorso 5 febbraio a Temù l'ha segnata nel profondo costringendola a scendere a patti con il destino e con il dolore, ma soprattutto con la consapevolezza che a volte è necessario prendersi un attimo di tempo per sè e rivedere i propri piani. Compresi quelli descritti in quel calendario appeso sulla porta di casa e che, a partire da quel terribile giorno, non è più stato aggiornato, da una parte perché è troppo difficile fare i conti con l'ennesimo stop di una carriera tanto vincente quanto dolorosa, dall'altra per lasciare spazio alla mente di pensare al futuro e di fissare gli eventuali nuovi obiettivi. 

Vedi anche Sci, Sofia Goggia racconta il dramma dell'infortunio: "Ero disperata, ma non come chi è sotto le bombe di Gaza" Sci Sci, Sofia Goggia racconta il dramma dell'infortunio: "Ero disperata, ma non come chi è sotto le bombe di Gaza" Lasciato da parte questo periodo nero, Sofia è tornata quella ragazza "innamorata della vita", che da bambina sognava di diventare campionessa olimpica in discesa e che sulle nevi di Foppolo iniziava a prendersi qualcuno di quei rischi che l'hanno accompagnata nei suoi primi 31 anni di vita e che si sono trasformati in una vera costante come raccontato nell'intervista rilasciata a Manuela Croci per il settimanale Sette. "Quella bambina sapeva chi voleva essere, ma sapeva cosa voleva ottenere. Voleva vincere le Olimpiadi ed essere una campionessa di sci. Pensando a ciò che sognava quella bimba dico che ho vinto più del doppio di quanto lei potesse desiderare, ma meno della metà di ciò che avrebbe potuto vincere se avessi avuto una carriera…  senza infortuni. Come Sinner, da piccola alternavo gli scarponi con la racchetta. Dirò di più, se il mio maestro di tennis fosse stato più convincente rispetto a quello di sci, forse avrei scelto racchetta e pallina".

Chi gli ha consentito di superare ogni volta le difficoltà sono stati il papà Ezio e la mamma Giuliana che, nonostante abbiano intrapreso carriere diverse, hanno sempre sostenuto Sofia nelle sue scelte, rimanendole vicino dietro quei riflettori che illuminano costantemente i campioni. Insieme a loro anche il fratello Tommaso che qualche mese fa l'ha resa zia portando una nuova linfa nella vita di Sofia.

"Io e papà abbiamo lo stesso dna. É un ingegnere civile, ho preso molto da lui. Caratterialmente siamo simili, un’occhiata e ci capiamo subito. La forza e la determinazione sono il connubio delle caratteristiche di entrambi i miei genitori. Parlo spesso di papà e la mamma poi mi dice che non la menziono mai. Non che lei ci tenga perché hanno sempre scelto di stare nell’ombra e non vivere di luce riflessa. Cosa per cui li apprezzo molto. Invece nonostante mamma fosse un insegnante di italiano e latino, ho fatto il Liceo della Comunicazione, maturità scientifica con spagnolo al posto del latino. Ora frequento Scienze Politiche alla Luiss. Ho approfittato di queste settimane di stop per preparare due esami: Statistica e Storia dei partiti politici - racconta Goggia -. Per la nipotina è strano: tutti mi fanno i complimenti, ma io non ho fatto nulla. Finora non ho vissuto molto questo ruolo da zia. Ero a casa quando è nata, a Natale. È bello vedere la vita che va avanti. Quando guardo i bambini delle mie amiche, penso: che impegno!".

Vedi anche Goggia: "Cinquanta giorni dopo… buona Pasqua! Finalmente si cammina" Sci Goggia: "Cinquanta giorni dopo… buona Pasqua! Finalmente si cammina" Fra i diversi trofei che riempiono casa, i tre "Tapiri d'Oro" raccolti nel corso della carriera e quel pianoforte che a partire dal terribile periodo del Covid l'accompagna, nella casa di Sofia Goggia si respira principalmente aria di sci. Uno sport che le ha tolto molto, ma che le ha offerto sicuramente molto di più. Non tanto perché le ha consentito di diventare nota al grande pubblico, ma principalmente perché le ha permesso di esprimere ciò che è: "«È il riflesso di quello che hai dentro, del tuo carattere. Hai un tracciato, delle qualità e puoi contare, sulla tua forza, sul lavoro che hai fatto con consapevolezza. Mi piace sciare in velocità. Adoro la discesa libera, è interpretazione ed estro: immagino una linea e provo a disegnarla a modo mio. Sono fuoco su ghiaccio: sulla neve fredda esprimo me stessa e quello che mi brucia dentro. Il mio obiettivo personale è sentire di valere indipendentemente dal colore delle medaglie vinte. Spesso gli atleti cercano il proprio valore nei podi e nei successi, ma se li raggiungi è perché tu vali. Guardi cosa è successo a Simone Biles: ha messo la sua identità nel valore delle medaglie".

In attesa di poter nuovamente rifugiarsi in montagna, in quella baita "senza luce e wi-fi" dove andava sin da piccola e dove è necessario camminare almeno un'ora e mezza per raggiungerla, la fuoriclasse di Astino si gode il meritato riposo insieme all'amata cagnolina Belle, fra un tortino al cioccolato fondente e i brani di Mina, Renato Zero, Adriano Celentano e Ornella Vanoni in sottofondo. Tutto prima di tornare sugli sci e riscoprire la "Super-Sofi" che abbiamo conosciuto in questi anni. 

"Mi sono già vista rimettere gli sci dopo un intervento. Questo è il settimo. Se riuscirò ad avere un buon recupero della caviglia abbinato a un ottimo lavoro fisico, la cosa importante sarà concentrarsi giorno per giorno per recuperare anche in pista. Non sarà semplice, il piede avrà bisogno di un adattamento importante nello scarpone, la frattura è molto bassa: ho una piastra sul collo della caviglia, e quando questa è piegata e lo sci vibra, l’articolazione ne risente - conclude Goggia -. Tutti i giorni ho paura. Il mio motto è only the brave. Ma la realtà è che, anche se lascio trapelare l’idea di non temere nulla, mi confronto ogni giorno con la paura. Però credo anche che sia uno strumento importantissimo: se la schiacci vai nell’incoscienza, se ti fai guidare riesci a renderla costruttiva e non paralizzante". 

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