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CORSA IN MONTAGNA E... DINTORNI

Vender e le relazioni pericolose: "Per me la corsa offroad è corsa in montagna, nessun conflitto con sky e trail"

Il 25enne atleta trentino ha vinto nell’arcipelago spagnolo una delle prove più difficili dell’evento Transgrancanaria.

di Stefano Gatti
18 Mar 2022 - 14:44
 © Marco Gulberti

© Marco Gulberti

Prima ancora che numeroso, alla Transgrancanaria del primo weekend di marzo il contingente italiano è stato qualitativamente di alto profilo. Merito soprattutto della “calata” alle Isole Canarie del blocco italiano del team sovranazionale Brooks Trail Runners. Tra i “nostri" più in evidenza abbiamo scelto Alberto Vender, atleta trentino che ha vinto la prova Starter e che abbiamo intervistato a proposito della sua stagione ma anche per farci spiegare da lui le anologie e differenze tra la corsa in montagna propriamente detta (della quale Alberto è uno dei top runners a livello internazionale) e le discipline emergenti dello sky e del trailrunning.

Alberto, per iniziare dal contesto nel quale ci troviamo e che ci ospita, quali sono per un atleta emergente come te i vantaggi offerti dalla “membership” nella formazione internazionale dei Brooks Trailrunners?

AV: Con i Brooks Trail Runners faccio parte di un gruppo ben strutturato e ancora meglio organizzato. È importante ed al tempo stesso stimolante, per chi come me punta al professionismo, poter godere di un supporto di primo livello sul piano logistico e su quello dei materiali, che giocano un ruolo-chiave nel nostro sport: una “combo” fondamentale per un atleta. Buona parte dei miei colleghi italiani li ho conosciuti qualche settimana fa in un primo raduno collegiale tra di noi. Conoscevo già invece Daniel Pattis (corregionale di Alberto, a Gran Canaria l'altoatesino ha dominato la velocissima Promo 17K, ndr), perché veniamo entrambi dal mondo della corsa in montagna classica e quindi il nostro rapporto è solido. Alle Canarie ho iniziato a conoscere anche gli altri.

© Marco Gulberti

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Ecco, appunto: la corsa in montagna. Quali sono le differenze tra questa disciplina diciamo così “classica” e quelle dello sky e del trailrunning, che stanno conoscendo un vero e proprio boom?

AV: Eh, è un bel dibattito! Ne parliamo spesso anche tra di noi specialisti di corsa in montagna. Non ho una risposta precisa. Secondo me grandi differenze non ce ne sono. La corsa offroad è corsa in montagna e basta. Poi, che venga chiamata skyrunning, trailrunning o appunto corsa in montagna… cambia davvero poco o niente. È vero comunque che la caratteristica principale della corsa in montagna vera e propria è che si svolge su distanze… classiche, più corte rispetto a sky e trail.

© Marco Gulberti

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Secondo me però un atleta che si distingue nella corsa in montagna può benissimo “splittare” su prove più lunghe, ma anche viceversa! Certo, per quella che è la mia esperienza, vedo che siamo più noi specialisti “classici” a provare ad allungare le distanze, piuttosto che il contrario. Senza peraltro che questo rappresenti un problema. Ci sta! Dal mio punto di vista le differenze sono pochissime. Si tratta puramente di una terminologia che cambia. Dopodiché la corsa in montagna rimane tale: che si tratti di correre dieci, venti oppure trenta chilometri.

© Marco Gulberti

© Marco Gulberti

Ci hai spiegato in modo molto efficace il panorama generale e la… filosofia. Adesso però ti chiedo come intendi applicare tu questi principi generali, a livello della tua esperienza e dentro il tuo percorso di crescita, aiutato appunto anche dalla militanza” nel team Brooks.

AV: Quest’anno voglio mettermi alla prova su gara gradualmente più lunghe, ma non troppo. Alla Transgrancanaria ho corso (vincendola, ndr) la prova Starter da 26 chilometri, la prossima estate alla Sierre-Zinal ne correrò un trentina. Oltre a tante gare sui dieci-quindici chilometri. Non cambia molto. Secondo me la differenza vera è a livello di comunicazione. Sotto questo aspetto sono stati bravi nello sky e nel trailrunning, ponendosi in un modo nuovo e diverso rispetto alla corsa in montagna che è forse meno popolare ma è nobilitata dalla presenza di atleti veramente forti come Cesare Maestri, Francesco Puppi e Xavier Chevrier. Loro sono i miei punti di riferimento, soprattutto in questa fase evolutiva della mia carriera, soprattutto perché si mettono in luce quando… sconfinano.

© Marco Gulberti

© Marco Gulberti

Insomma, la corsa in montagna è un po’ trascurata a livello mediatico ma esprime campioni di grande livello, anche quando si mischia alle altre specialità. Dobbiamo insomma essere bravi noi atleti per primi a perseguire i nostri obiettivi e ad… infilarci praticamente dentro, cogliendo tutte le occasioni per metterci in evidenza nelle gare che fanno parte di un mondo mediaticamente più esposto ma che al tempo stesso possono adattarsi alle nostre caratteristiche. È anche il mio caso, nel momento in cui corro la Transgrancanaria e programmo la Sierre-Zinal. Per dirla tutta, sono disposto a fare questo passo (ancora compatibile con le mie caratteristiche) ma non a buttarmi in prove da quaranta, cinquanta o addirittura sessanta chilometri, che poco o nulla hanno a che fare con il percorso che sto facendo. Tra qualche anno - cinque o magari dieci - penso di poter prendere il considerazione quest’ultimo genere di esperienze. Ora invece, per come sto crescendo, il mio obiettivo è fare le cose che hanno un senso per me.

© Marco Gulberti

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Alla Transgrancanaria è scattata per te e per il tuoi colleghi Brooks Trail Runners una stagione che sarà di sicuro parecchio intensa. Hai già messo l’accento sulla “missione” Sierre-Zinal. So però che non è l’unica…

AV: Il mio obiettivo principale è la maglia azzurra, quindi Europei e Mondiali, che ho vestito tra gli juniores, mentre inseguo da qualche anno… tra covid e convocazioni solo sfiorate a livello di piazzamento nelle prove di qualificazione di campionato italiano. L’azzurro è il mio stimolo maggiore e - quando partecipo ai raduni della Nazionale - allenarmi con i campioni ai quali accennavo prima è un’esperienza che mi dà molto, è proprio… tanta roba! Voglio prendere il via indossando la maglia con la scritta “Italia” sul petto in una gara riconosciuta ufficialmente da World e European Athletics e quindi FIDAL (Federazione Italiana Atletica Leggera, ndr). Appena sotto, metto il debutto alla Sierre-Zinal. So già che sarà una prova complicata, quindi non ho grandissime ambizioni. Però voglio arrivare a quell’appuntamento iridato preparato come si deve, per poter dare il meglio di me in termini di performance.

© Marco Gulberti

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Per chiudere, dando ad Alberto... quello che è di Alberto, vale davvero la pena ricordare la portata della missione "Serre-Zinal", altrimenti nota come corsa dei cinque quattromila" che - con i suoi 31 chilometri per 2200 metri di dislivello positivo ed 800 negativo - si svolge tradizionalmente al culmine dell'estate ed è quest'anno in calendario sabato 13 agosto, come quarta tappa delle Golden Trail World Series. In calendario dal lontano 1974, la Sierre-Zinal è stata dominata nelle ultime dodici edizioni da Kilian Jornet (sette vittorie, cinque delle ultime sei edizioni, sette delle ultime undici) e dal nostro Marco De Gasperi, tre volte primo al traguardo: nel 2008 e poi con i successi back-to back del 2011 e 2012. Un duopolio schiacciante e tuttavia in qualche modo... imperfetto, quello del mitico campione spagnolo e dell'altrettanto grande asso bormino. Interrotto infatti - dal 2008 in avanti - dagli exploits isolati ma di grandissimo merito, dell’elvetico Marc Lauenstein (2013) e dell’eritreo Petro Mamu (2016).

© Sierre-Zinal

© Sierre-Zinal

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