Sulle montagne del Lecchese una classica di primavera, primo banco di prova per le "sky" della prossima estate
Fino a qualche anno fa rappresentava l’inizio della stagione “sky”, oggi la sua posizione in un calendario sempre più affollato (magari anche un po’ congestionato) è meno definita. Ciò di cui invece potete stare certi è che, se volete correre una skyrace come si deve, il Primo Maggio non potete mancare al’appuntamento con il Trofeo Dario e Willy di Valmadrera. Lì troverete tutti quelli che hanno la vostra stessa passione, tutti quelli che pensano “si, certo, la stagione è già iniziata da qualche settimana ma qui si inizia a fare davvero sul serio”. Aver già corso qualche trail freddino e fangoso tra marzo ed aprile vi aiuterà tra l’altro ad affrontare questa prova un po’ più preparati.
Perché il Trofeo Dario e Willy (organizzato dall’O.S.A. di Valmadrera) comporta un “bel” salto di qualità in vista degli impegni estivi sulle Alpi e non può essere preso sottogamba. La giornata è spettacolare, l’aroma delle grigliate da giorno festivo impregnerà l’aria quaggiù solo quando noi saremo già da un bel pezzo alle prese con mulattiere e sentieri. Ci si guarda intorno pensando a quanto queste montagne (Rai, Moregallo, Cornizzolo, Corni di Canzo) da fondovalle così pacifiche nell’aspetto, nascondano invece difficoltà … insospettabili e sapranno metterci a dura prova. Ci sentiamo a casa: le ormai familiari macchie di colore delle divise delle varie società, le procedure di avvicinamento all’ora della partenza, i riti e le scaramanzie. Consuetudini che ci mettono a nostro agio. Come pure, al microfono, la voce amica di Maurizio Torri che solo pochi giorni fa ha chiuso con il Trofeo Mezzalama una stagione sci alpinistica che lo ha fatto girare come una trottola per l’intero arco alpino ed è ora all’inizio di una stagione trail e sky che … farà la stessa cosa!
C’è solo un posto dove preferirei trovarmi oggi: al Senna Day di San Paolo del Brasile, in ricordo del 25esimo anniversario della scomparsa di Ayton a Imola, Primo Maggio 1994. Anche perché il programma della giornata prevede una marcia podistica (senza pretese, certo) sull’asfalto della pista di Interlagos, un polmone verde nel bel mezzo della megalopoli brasiliana. I top runners si fanno largo fendendo il gruppone dei cinquecento iscritti in attesa del via e si piazzano come logico in prima fila. Già si profila la sfida tra i Falchi di Lecco e gli atleti el Team Serim le cui punte scattano subito in testa nel primo chilometro tra le vie di Valmadrera. Tutti loro tranne la minuta e fortissima Cecilia Pedroni che parte tranquilla (me la trovo al fianco ma io sono già al massimo dell’impegno, lei no) e mi scappa via quasi subito, alla prima rampa “seria”. L’asfalto è alle spalle e l’itinerario proporne la prima delle tre grandi salite (ed altrettante discese) distribuite lungo i ventitre chilometri abbondanti del percorso: una vera e propria “vertical” che nella sua ultima parte si addolcisce ed “attraversa” fino al Rifugio SEV di Pianezzo, sul versante nord dei Corni di Canzo. Dove iniziamo a renderci conto che la “bellissima giornata” di qualche ora fa si appresta a trasformarsi inevitabilmente in una “caldissima giornata”.
Con tutto quello che ne consegue. Per fortuna il Trofeo Dario e Willy, anche a causa delle quote relativamente modeste toccate dai suoi GPM, si svolge per buona parte in mezzo a boschi e (a tratti) foreste che almeno un po’ alleviano la … sofferenza da calura. Il primo discesone porta (a scapicollo) fino al Rifugio Terz’Alpe da dove ha inizio la seconda rampa che (con il relativo carico di fatica) si conclude aggirando lungamente le roccette delle Rupi di Cresta. Via di nuovo a tutta velocità verso il giro di boa del Cornizzolo, poi su per prati e tracce di roccia fino alla vetta del Monte Rai. Da qui (ma per chi scrive ancora molto lontana) si torna a vedere Valmadrera laggiù in basso, dove i big stanno già chiudendo la loro prova: tra gli uomini il Team Serim fa doppietta con i fortissimi Jean-Baptiste Simukeka primo (con nuovo record del percorso) sul compagno di squadra Dennis Bosire Kiyaka e davanti ai tre “falchi” Beltrami, Brambilla e Bonanomi. Noi runners “umani” siamo poi alle prese con la difficile discesa verso San Tomaso quando sul lungolago di Parè si affacciano le prime donne: vince Camilla Magliano (Team Salomon, 22esima assoluta ed anche per lei nuovo record), brava anche ad approfittare della defaillance nel finale di Niyirora Primitive (Serim) che chiude quarta e giù dal podio, sul quale salgono invece nell’ordine Paola Gelpi (Team Laspo NSC Bellagio) e Daniela Rota (Team La Sportiva). Non ci sono tempo e lucidità per invidiare chi a San Tomaso sta consumando un ricco pranzo festivo e si sta godendo la prima abbronzatura pseudo estiva su prati tutto intorno. Testa e gambe sono già alle prese con il falsopiano (molto falso e poco piano) che conduce all’ultima rampa rocciosa incastrata sulla parete sud del Moregallo: il famigerato “Zucon”.
Duro, ripido e caldissimo ma tutto sommato breve e poi in qualche modo suggestivo e “memorabile” perché l’intaglio tra le rocce, già di per sé stretto, è pure in parte occupato dal pubblico ed in particolare da una banda di ragazzi mascherati (c’è pure … Babbo Natale!) che fanno un tifo infernale, gridano il tuo nome (gran bella invenzione i pettorali personalizzati) e ti afferrano la mano per tirarti su. Le ho cercate tutte, quelle mani amiche e sconosciute. Volendo, al’uscita del canalino ci sarebbe pure … della birra ma decido che quella sarà meglio riservarla al pranzo di finale, giù al “villaggio gara”. Manca solo l’ultima discesa, una spettacolare calata su Parè lungo la quale, in alcuni tratti, sembra quasi di potersi tuffare direttamente nel lago …! I crampi sono … dietro la prossima curva del sentiero ma per mia fortuna decidono di non infierire … Poi finalmente la fine del sentiero, le prime case, il lungolago ed il traguardo. La musica, le voci amiche, la bottiglietta d’acqua, qualche minuto seduto sul prato pochi metri appena oltre la linea del traguardo a “sbollire”. Quindi mi rialzo e mi avvio … faticosamente verso la navetta che mi riporta alla partenza per la doccia, il pranzo conviviale (e la birra di cui sopra!), le premiazioni. Mi sa che l’anno prossimo ci riprovo.