SKYRUNNING E TRAILRUNNING

Magnini e Valmassoi vincono la DoloMyths Skyrace, Reiterer e Desco a segno nella Ultra

Luka Kovacic e Jessica Pardin senza rivali nella prova vertical che ha aperto il programma dell'evento di Canazei

di
  • A
  • A
  • A
© Piazzi-Brunel-Merler-Rizzi

Per non farsi mancare nulla: nel weekend di DoloMyths Run specialisti e polivalenti hanno trovato terreno di caccia ma soprattutto pane per i loro denti, con una gamma di prove che - per distanza, dislivello e contenuto tecnico - fa dell'evento di Canazei un evento di spessore internazionale, nonché terza delle quattro tappe di Golden Trail Italy Series by Salomon. Tanti i protagonisti, uno però su tutti: Davide Magnini!

Ancora una volta nei ventiquattro anni della propria storia DoloMyths Run Skyrace si è risolta nella picchiata da dodici chilometri e 1750 metri in discesa dal GPM del Piz Boè (3152 metri di quota) all’abitato di Canazei (1450), lungo i ghiaioni dell’incantevole Val Lasties. È stato infatti in questo tratto che Davide Magnini - trentino di Vermiglio - ha costruito il proprio capolavoro, aggiudicandosi l’edizione 2022 di una delle competizioni di corsa in quota più prestigiose al mondo e valida come tappa delle Golden Trail Italy Series by Salomon. Per il toprunner e scialpinista azzurro si tratta della seconda vittoria in questo classico appuntamento, dopo quella del 2019 ma anche del terzo podio (Davide si era piazzato secondo cinque anni fa). E se tra gli uomini la vittoria è andata ad uno dei favoriti della vigilia, nella Skyrace femminile il colpo a sensazione lo ha messo a segno Marina Valmassoi - bellunese di Pieve di Cadore - che aveva sì scrupolosamente preparato questo appuntamento ma è ugualmente stata la prima ed essere sorpresa dal suo podio alto. Doppia affermazione quindi per il Team Salomon, in un’edizione di DoloMyths Run Skyrace (22 chilometri) che ha visto in gara settecento runners da trentaquattro nazioni da tutta Europa e non solo!

© Piazzi-Brunel-Merler-Rizzi

Come Valmassoi, anche Magnini aveva preparato accuratamente la gara nella quale culmina il lungo weekend DoloMyths, tanto da rinunciare a quella che al venerdì pomeriggio apriva il programma, vale a dire il Vertical Kilometer per il quale era ugualmente uno dei candidati al successo, optando invece per un ultimo test run di rifinitura della “sky”. Esperienza e strategia hanno dato ragione al 24enne campione trentino. Decisamente interessante anche la performance cronometrica. Davide ha chiuso la sua prova vincente con un finishing time di appena quaranta secondi superiore alle due ore di gara, a soli ventisette secondi dal record stampato nell’ormai lontano 2013 da Kilian Jornet. Rimanendo in tema di primati, Magnini ha mancato di trentasei secondi il miglior tempo di King Kilian nella discesa Piz Boè-Canazei, mentre la coppia formata da Stian Angermund e Petro Mamu per un solo secondo (!) non ha eguagliato il primato del campionissimo catalano. Prestazioni, quella dell’eritreo del Team Scarpa e quella del norvegese del Team Salomon, che hanno permesso loro di fare compagnia al vincitore sul secondo e sul terzo gradino del podio. Mamu e Angermund sono stati i mattatori della prima parte di gara, quella di sola ascesa. Mamu ha raggiunto il traguardo con venti soli secondi di ritardo da Magnini mentre il trionfatore di dodici mesi fa Angermund (campione europeo in carica di skyrunning) ha accusato un gap al limite dei due minuti (uno e 51), rallentando il passo nella discesa, proprio il tratto lungo il quale lo scorso anno aveva costruito il proprio successo.

© Piazzi-Brunel-Merler-Rizzi

Distacchi più consistenti nella sfida femminile, con Martina Valmassoi trionfatrice in due ore, 39 minuti e cinque secondi. Alle sue spalle l’austriaca Stephanie Kroell (a tre minuti e 18 secondi) e la toscana Cecilia Basso, tra di loro divise da soli sei secondi nella corsa (chiusa praticamente in volata) per il secondo gradino del podio.

La cronaca della gara maschile (22K, 1750 metri D+) inizia dall’attacco del trio stellare Magnini-Angermund-Mamu, capaci di prendere margine sul gruppo appena fuori dall’abitato di Canazei. Poi l’eritreo decide di allungare ma il norvegese lo marca da vicino, mentre Magnini perde leggermente terreno, pensando a gestire le energie per il resto della sfida. Ai 2239 metri di Passo Pordoi, Mamu e Angermund transitano con dodici secondi di vantaggio su Magnini. Posizioni che non variano al transito ai 2829 metri di Forcella Pordoi, dopo l’impegnativa e scenografica ascesa con le inversioni su pietre e ghiaia. Al passaggio al GPM di Piz Boè Angermund e Mamu arrivano appaiati: per il norvegese è addirittura primato personale in salita: cinquanta secondi sotto il suo stesso primato, stabilito lo scorso anno.

© Piazzi-Brunel-Merler-Rizzi

Da questo momento DoloMyths Run Skyrace volta pagina. Magnini mette il turbo e ritrova la gamba giusta in discesa, dopo aver sofferto più del previsto in salita. Sulle ripide scale alla base del Piz Boè il trentino aggancia subito Mamu e all’inizio della Val Lasties supera anche Angermund. Davide mette così a segno una straordinaria rimonta e si lancia all’attacco in discesa, per poi tagliare il traguardo a braccia alzate. In Val Lasties Angermund cede e viene superato da Mamu, il quale sale sul secondo gradino del podio. Alle spalle dei primi tre, quarto posto a cinque minuti e 10 secondi per il premanese Mattia Gianola e top five completata dall’elvetico Roberto Delorenzi. Nella top ten anche i due Falchi di Lecco Luca Del Pero e Lorenzo Beltrami, Mattia Bertoncini, Daniele Felicetti e Claudio Muller. 

© Piazzi-Brunel-Merler-Rizzi

La sfida al femminile ha visto partire subito forte Martina Valmassoi, che a Forcella Pordoi aveva già un buon vantaggio sulla britannica Catriona Graves e sulla toscana Cecilia Basso, a loro volta seguite da Jessica Pardin, Fabiola Conti e dall’austriaca Stephanie Kroell. Posizioni confermate anche al Piz Boè, dove però Conti supera Basso. Si definisce tutto in discesa, con Valmassoi che gestisce il vantaggio e si impone sulla linea del traguardo di Canazei davanti a Kroell, protagonista di un finale tutto in crescendo che - grazie al miglior crono assoluto in discesa - si traduce in una rimonta di quattro posizioni. Cecilia Basso completa il podio, mentre Fabiola Conti (Runaway Milano ASD/Team Salomon) chiude quarta a sei minuti e 40 secondi, davanti alla francese Pardin (vincitrice della Vertical) a sigillare la top five e poi Catriona Graves, in difficoltà nel tratto in discesa.

“Quando le cose vanno così, si può solo essere felicissimi. Aver sfiorato il record lascia un pizzico di amaro in bocca, perché ogni occasione va sfruttata, ma quei ventinove secondi in più non sono semplici da limare, anche se sembra un distacco minimo. Nella prima parte della gara ho fatto veramente fatica a tenere il ritmo di Stian e Petro. Avevo dolori alle gambe, tanto che avevo anche pensato di fermarmi. Poi però l’incitamento dei miei genitori e quello della mia fidanzata mi hanno dato la spinta psicologica per andare avanti. Ho cominciato a ritrovare fiducia quando sono arrivato al Piz Boè, con ventisei secondi di svantaggio: un gap colmabile, tanto che già nella prima parte della discesa - la più ripida - ho agganciato la coppia di testa e poi sono riuscito a portarmi al comando. A quel punto ho cercato di spingere al massimo, perché sapevo che nella parte finale e più corribile Petro avrebbe avuto ottime chance. A Pian di Schiavaneis ho realizzato che avrei addirittura potuto attaccare il record di Kilian Jornet i Burgada… Sarà per la prossima volta”. (Davide Magnini)

“Per me già essere alla partenza di questa gara in veste di concorrente, visto che di solito lavoro per l’organizzazione, era un sogno. Vincerla è qualcosa di straordinario. Ho capito subito che oggi avrei potuto fare una buona gara, perché mi sono accorta che il fisico rispondeva come si deve. Sono partita forte, cercando di non arrivare mai al limite, sapendo che poi in discesa avrei potuto gestire la situazione, trattandosi del mio terreno preferito. Ho raccolto i frutti del duro lavoro che sto svolgendo per affrontare distanze più lunghe: in maggio ho forzato parecchio, usando la bicicletta, mentre nell’ultima settimana ho tirato il fiato per arrivare qui al meglio. Ora spero di raccogliere buoni risultati anche a Orobie Skyrace di domenica prossima e all’UTMB du Mont- Blanc di fine agosto”. (Martina Valmassoi)

© Piazzi-Brunel-Merler-Rizzi

Ai vincitori della Skyrace Magnini e Valmassoi è andato anche il premio Perathoner, riservato agli atleti che - prima della sky estiva - hanno preso parte all’altrettanto prestigiosa Sellaronda Marathon di scialpinismo. Al termine della skyrace è stata poi stilata la classifica della supercombinata, riservata agli atleti polivalenti (una dozzina) che hanno affrontato tre gare nei tre giorni dell'evento: sui gradini del podio nell’ordine Efrem Delugan, Michele Fedel e Cosma Verra.

“Dopo qualche anno di meteo incerto, questa volta abbiamo potuto contare su tre giornate splendide e questo semplifica molto la vita degli organizzatori! Siamo contenti anche della risposta ricevuta dai concorrenti - in linea con i numeri dello scorso anno - e del pubblico, molto numeroso lungo tutto il percorso. A preoccuparci di più era la gara ultra di sabato: per la lunghezza del percorso, per la variante che abbiamo dovuto introdurre e per il fatto di dover collaborare con uno staff molto ampio. Anche su questo fronte siamo soddisfatti, pur consapevoli che c’è sempre da migliorare". (Diego Salvador, presidente del comitato organizzatore)

© Piazzi-Brunel-Merler-Rizzi

Introdotto dalle riflessione di Diego Salvador, ecco il resoconto delle due prove lunghe di trairunning. Una decima edizione di DoloMyths Run Ultra e Half all’insegna dei volti nuovi, quella che ha animato l’alba e la mattinata delle quattro valli ladine Badia, Livinallongo, Fassa e Gardena. In tutte e quattro le competizioni in programma si sono iscritti nomi nuovi nell’albo d’oro e in particolar modo nella sfida più attesa, la Sellaronda Ultra marathon di 61,5 chilometri (3680 metri D+), ha trionfato in maniera perentoria l’altoatesino di Avelengo Andreas Reiterer, mentre la più veloce nella sfida al femminile è stata la valtellinese Elisa Desco. Nella Half si sono invece imposti i campioni local Michele Fedel e Giulia Marchesoni.  

Decisamente degna di rilievo la prestazione del 29enne Andreas Reiterer che era il favorito della vigilia ed è stato capace di confermare il proprio eccellente livello tecnico, grazie ad una prova in gestione nella prima parte ed al contrario spavalda dopo il giro di boa. Subito dopo lo start, dato alle cinque del mattino da Corvara, nella prima salita verso i 2192 metri del Boè, si è formato un gruppo di tre atleti, con il vivace bresciano Diego Angella a fare il ritmo, seguito appunto da Reiterer e dal valdostano David Cheraz del Team Salomon. Ad una ventina di secondi il gardenese Georg Piazza. Nessun cambio di posizioni nel transito di Arabba, mentre nell’impegnativa ascesa verso Porta Vescovo - a quota 2373 metri - la coppia formata da Reiterer e Cheraz è riuscita a guadagnare una ventina di secondi su Angella e Piazza. Nella discesa verso Canazei, dopo il Passo Pordoi, si sono consolidate le posizioni di vertice, con distacchi significativi. Reiterer davanti a tutti, seguito da Cheraz, quindi da Piazza capace di superare Angella. Ai transiti di Passo Sella e di Selva di Val Gardena il copione rimane identico, piuttosto si incrementano i distacchi fra il poker di runner di testa. In cima all’ultima ascesa di giornata, nei pressi del rifugio Puez - Reiterer è transitato con un vantaggio di oltre diciotto minuti sugli avversari, ma alle sue spalle il grintoso gardenese Piazza ha dato fondo alle sue ultime energie, riuscendo ad agguantare e superare Cheraz. Sul traguardo di Corvara ha dunque trionfato il favorito Andreas Reiterer con il tempo finale di sei ore, 18 minuti e 26 secondi: ottima prestazione rispetto al passato, considerando la maggiore distanza (due chilometri) e l’incremento nel dislivello (cento metri). Argento per Piazza (per la sesta volta sul podio in questa gara), con un ritardo di ventidue minuti e nove secondi, quindi terzo il valdostano Cheraz a ventisei minuti e 59 secondi.

© Piazzi-Brunel-Merler-Rizzi

Distacchi importanti nella competizione al femminile, vinta da Elisa Desco (Team Scarpa). In testa dal primo all’ultimo chilometro, concentrata nel gestire le energie, soprattutto nell’interminabile ultima salita della Vallunga, la campionessa valtellinese ha chiuso con il tempo di otto ore, 11 minuti e 59 secondi (dodicesima della classifica assoluta), con un vantaggio di 38 minuti e 57 secondi sulla nepalese Mira Rai, che era al via con qualche acciacco fisico. Terza piazza poi per la slovena Tajda Knafelj ad oltre un ora e 19 minuti.

Sorprese dunque anche nella Half da 27,6 chilometri (1624 metri D+) con partenza da Canazei e arrivo a Corvara. In campo maschile giornata speciale per Michele Fedel, alla sua prima affermazione in assoluto in un evento di corsa in quota, con il tempo di due ore, 58 minuti e 20 secondi, capace di superare nell’ultima salita il catalano Marc Traserra, giunto poi al traguardo quattro minuti più tardi. Terzo Thomas Guadagnini. Al femminile gradino più alto del podio per Giulia Marchesoni, con il tempo finale di tre ore e 27 minuti. Alle due spalle Francesca Farneti e Angela Trevisan

© Piazzi-Brunel-Merler-Rizzi

Chiudiamo con la quindicesima edizione del Vertical Kilometer che aveva aperto il weekend Dolomyths con una prova only-up muscolare e ricca di colpi di scena, da 2400 metri di sviluppo e 1015 metri di dislivello positivo. Ad imporsi lo sloveno Luka Kovacic (Team Dynafit Red Bull) e la francese Jessica Pardin (Team La Sportiva), entrambi con tempi lontani dai record della prova, anche per via delle elevate temperature. Dopo il successo del 2020, per Kovacic si tratta della seconda affermazione in questa gara, giunta dopo un interminabile testa a testa con l’altoatesino di Ortisei Alex Oberbacher. Per Pardin invece seconda partecipazione e primo trionfo sui pendii della Val di Fassa. Entrambi sognavano il podio alla vigilia, ma non si aspettavano di poter salire sul gradino più alto. È però successo che il favorito e vincitore di tre edizioni Davide Magnini ha deciso all’ultimo momento di non presentarsi al via per preparare al meglio la sky domenicale, mentre l’elvetica Victoria Kreuzer non è riuscita ad esprimersi sui tempi delle passate edizioni (tre vittorie), anche a causa di una recentissima pausa di tre settimane a causa del Covid-19.

© Piazzi-Brunel-Merler-Rizzi

La gara ha visto centoventi atleti di quattordici nazioni partire dai 1465 metri della località Ciasates ad Alba di Canazei, transitando poi a Pian de La Mandries (1550 metri), ai 2150 metri di quota della Val de Caracoi, quindi ai 2350 metri del spettacolare passaggio in So Forcella, per giungere al traguardo in località Spiz di Crepa Neigra (2465 metri). Luka Kovacic e Alex Oberbacher sono arrivati praticamente appaiati. Si sono marcati stretti dal primo all’ultimo metro di gara. Il gardenese ha provato ad allungare poco dopo la forcella, ma lo sloveno ha prontamente risposto e nel finale è riuscito a scattare a pochi metri dal traguardo, fermando il cronometro sul tempo di 34 minuti e 19 secondi, una prestazione lontana dal record di Philip Goetsch del 2016 (31 minuti e 36 secondi). Il distacco da Oberbacher alla fine è risultato di soli tre secondi. Sul terzo gradino del podio è salito l’atleta altoatesino del team La Sportiva Armin Larch, che ha concluso con venticinque secondi dal vincitore. Al femminile Jessica Pardin si è agigudicata l’oro in quaranta minuti e 42 secondi, un tempo di oltre tre minuti più alto rispetto al record 2017 a firma Axelle Mollaret, ma ampiamente sufficiente per godersi la vittoria. Il gap sull’elvetica del Team Adidas Victoria Kreuzer è risultato di un minuto e 39 secondi, terza la slovena Mojca Koligar (sul podio come dodici mesi fa) con un ritardo di due minuti e 48 secondi. 

Commenta Disclaimer

I vostri messaggi 0 commenti