TRAILRUNNING

Goliardica, inclusiva e wild: una ventiquattr'ore a tutta festa per i "Selvaggi" della Valmalenco

Il racconto della festa di compleanno di uno dei gruppi più scanzonati e appassionati di trailrunners tra sentieri e contrade della Valmalenco

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Goliardica, inclusiva e wild: una ventiquattr'ore a tutta festa per i "Selvaggi" della Valmalenco - foto 1
© Francesco Bergamaschi

Non tutti i social… vengono per nuocere. Okay, lo abbiamo detto. Sì perché è stata (anche, ma non solo) questa una delle modalità relazionali che hanno favorito la nascita di uno dei gruppi di sky e trailrunners più identificati e identificabili dell’arco alpino: i Selvadec. Divisa sociale che non dà troppo nell’occhio (ma è meglio non stuzzicarli troppo!), però un tratto spensierato e scanzonato che permette di affrontare in modo leggero una disciplina a tratti molto... pesante. Sbocciato sulle montagne della Valtellina, il gruppo ha recentemente festeggiato il secondo compleanno e lo ha fatto (come il primo) nello scenario naturale della Valmalenco, che si stacca perpendicolarmente dal fondovalle principale della valle percorsa dall’Adda all’altezza di Sondrio e ha per testata il gruppo del Piz Bernina, il quattromila più orientale delle Alpi, lungo lo spartiacque retico principale: tra Valtellina e Engadina, Italia e Confederazione Elvetica.  

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© Francesco Bergamaschi

Per un intero giorno (e un’intera notte) mulattiere sterrate e piste ciclabili, viuzze tra le case addossate le une alle altre ma soprattutto sentieri nei boschi sono stati oggetto delle allegre e pacifiche scorribande dei “Selvatici”. Nel caso li incontraste in giro per le montagne, non temete: nessuna parentela con il (tra l'altro a sua volta pacifico) Homo Selvadego dell’affresco murale di Sacco (Valgerola, Bassa Valtellina) e nessuna possibilità d’errore: abbigliamento tecnico per i "nostri" al posto del folto manto peloso e bastoncini superleggeri al posto della clava! Scherzi a parte, abbiamo… seriamente chiesto ai nostri amici dalle tendenze ultra di raccontare a sportmediaset.it la loro seconda festa di compleanno itinerante. Tecnicamente se ne è incaricato uno di loro - Paolo Gelosa - a nome però e per conto dell’intero gruppo. A Paolo&Co. insomma la parola: buona lettura e buon viaggio! 

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© Francesco Bergamaschi

Potremmo metterla giù dura e parlarci addosso, definendoci un gruppo di atleti fuori dal comune, impavidi davanti a sfida di ogni genere e dalla bacheca sociale... sold-out di medaglie. La verità è un’altra: nessuno di noi è mai salito su un podio, nemmeno in quelli delle corse da sagra paesana. Il nostro gruppo è nato per caso un paio d’anni fa e più precisamente il 1°maggio del 2021 quando - tramite gli immancabili contatti social - abbiamo messo in piedi la nostra prima uscita insieme. Eravamo solo in sei, nemmeno ci conoscevamo di persona ma la “scintilla” è subito scoccata e - come se fosse la cosa più naturale del mondo - l’abbiamo come si dice “portata a casa”. Cosa? Beh, una scampagnata di una settantina di chilometri da Lecco a Morbegno con qualche migliaio di metri di dislivello. Per chi conosce i luoghi: il Sentiero del Viandante.

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© Francesco Bergamaschi

Quella prima uscita conosce diverse repliche e sale di livello con qualche gara ufficiale. Il trait d’union? Beh, lo spirito goliardico e qualche birra in compagnia, che ovviamente non guasta mai. Dopo dodici mesi esatti di decidiamo di festeggiare il nostro primo compleanno e di farlo organizzando un Everesting (una performance sportiva a piedi o in bicicletta che totalizza un dislivello positivo di 8848 metri, la quota massima dell’Everest, ndr) a Caspoggio, uno dei comuni della Valmalenco, luogo al quale siamo tutti molto legati. Il gruppo è ancora numericamente piuttosto circoscritto ma evidentemente sprigiona una qualche forma di fascino, perché i ranghi iniziano ad infoltirsi, fino ad arrivare a contare una cinquantina di “selvatici”.

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© Francesco Bergamaschi

Non ci chiediamo nemmeno come sia potuto succedere. Sappiamo benissimo che la “colpa” è della nostra voglia di stare insieme e di coinvolgere sempre più gente nelle nostre scorribande. Anche per via di uno stile un po’...chiassoso che non permette certo di passare inosservati. Ci siamo trovati così trovati a correre per ore e ore, perdendo la cognizione del tempo e dello spazio. Aggiungiamo alla curiosità reciproca il contributo (di nuovo) dei suddetti canali social, il buon vecchio passaparola e… il gioco è fatto. Corriamo, facciamo festa, avviciniamo al mondo della corsa sui sentieri chi magari è già trail o skyrunner dentro ma ancora non lo sa e in fondo deve solo superare la paura iniziale: quella di muovere i primi passi.

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© Francesco Bergamaschi

Come sempre quando si sta in compagnia, il tempo passa in fretta e… va a finire che si fa tardi! Arriva infatti il nostro secondo anniversario e decidiamo di festeggiarlo l'ultimo fine settimana di aprile. Possiamo forse limitarci a mangiare e bere come fanno tutti No di certo! Dal format dell’Everesting passiamo a quello ugualmente (se non di più) estremo di una 24 ore sui sentieri lungo un anello da ripetere… all’infinito: un loop di undici chilometri circa (e da cinquecento metri di dislivello in salita… a giro) che tocca i comuni di Chiesa, Lanzada e Caspoggio: Valmalenco quindi, ancora una volta.

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© Francesco Bergamaschi

Saremo forse un po’ ripetitivi ma viene naturale ritrovarci lì: perché qualcuno di noi ci vive, perché altri la frequentano da anni per villeggiatura. E poi siamo ispirati dalla VUT (Valmalenco Ultradistance Trail). Non sono pochi tra di noi quelli sono stati “accesi” dalla gara da 90 chilometri e 6000 metri di dislivello positivo che si svolge da sei anni nel cuore dell'estate lungo i sentieri dell’Alta Via della Valmalenco.

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© Francesco Bergamaschi

L'organizzazione del compleanno-bis "muove" da una serie di spasmodiche e deliranti chiamate che mettono a dura prova la pazienza delle nostre famiglie, mogli in testa. Partoriamo così un evento che poggia su pochi capisaldi: basso profilo, nessuna regola e appuntamento a tutti a Chiesa Valmalenco. Uniche certezze l’orario di partenza, il layout dell’anello di cui sopra e soprattutto il pranzo di fine evento. Non sia mai detto che non finisca tutto con una grande festa!

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© Francesco Bergamaschi

Sabato 29 aprile ci ritroviamo alla partenza in venticinque: una decina di noi partono con le migliori intenzioni di andare fino in fondo. Molto più saggiamente, molti ci accompagneranno solo per qualche giro. Altri ancora si uniranno al gruppo durante la giornata e nella notte tra sabato e domenica, per fare lo stesso. Già perché la particolarità della nostra festa è questa: ognuno fa quello che si sente ma si cerca di stare insieme. Conta solo dare il proprio contributo all’iniziativa, non importa se per un giro, per dieci… oppure stazionando impunemente al Bar Oasi Malenca che fa da base-vita e punto di ristoro, per incoraggiarci ad ogni singolo passaggio… dal via!

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© Festa Selvadec

La nostra ultramaratona da doppio giro dell'orologio si chiude allo scadere delle ventiquattro ore: a conti fatti… ciascuno dei sei finishers copre una distanza di 125 chilometri e un dislivello di 5500 metri di dislivello. A ben vedere, il profilo non è stato così basso come preventivato: anche perché i cinquantasei runners “ufficiali” hanno coperto in totale 2837 chilometri e “scalato” un’esagerazione di 125mila e 277 metri. Altro che… everesting: più di quattordici Everest uno sopra l'altro! Ce lo siamo detti con le gambe - duecentoquaranta paia - finalmente ferme e sotto il tavolo per il pranzo finale. Ci siamo raccontati questo (quello che avete appena letto) e poi molto altro ancora, che non possiamo invece svelare. Perché (restando in tema gastronomico) riguarda qualcosa che bolle già in pentola in vista del terzo compleanno targato “Selvadec”!

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© Francesco Bergamaschi

Concluso il racconto dei nostri amici (e di sportmediaset.it) “Selvadec”, torniamo a noi per dare a nostra volta appuntamento su “questi schermi” per il resoconto… diversamente ufficiale del loro terzo anniversario. Non è nostra abitudine, in casi come questi, aggiungere "una chiusa", tantomeno una morale: ci mancherebbe altro! Stonerebbe pure con l'argomento. Ci viene però da scrivere che… va bene il tam-tam dei canali social ma noi abbiamo la netta sensazione che i “nostri” si sarebbero presto o tardi ugualmente “trovati” e soprattutto riconosciuti sui sentieri. Non potrebbe essere altrimenti!

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© Festa Selvadec

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