MOTOGP

 Valentino Rossi: "situazione difficile, anzi tragica. Bisogna lasciarli a casa, così ci si fa male"

Il nove volte iridato è intervenuto duramente sul pauroso incidente nella Moto3 di Austin e sulle sue conseguenze.

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La responsabilità nell'incidente multiplo della Moto3 di Austin costerà due gare di stop a Deniz Oncu ma in Texas si è per fortuna solo sfiorata la tragedia, diversamente da quanto era accaduto la scorsa primavera (sempre in Moto3) a Jason Dupasquier al Mugello e solo due domeniche fa a Dean Berta Vinales nella Supersport 300 a Jerez de la Frontera.  A lanciare (anzi a ri-lanciare) l'allarme è Valentino Rossi che non usa mezzi termini. 

"Mi dispiace per Oncu... però sono matti, la situazione è difficile, anzi tragica. Devono fare veramente qualcosa perché stanno succedendo un sacco di cose e io oggi ho avuto veramente una paura mostruosa, anche perché c'era Migno nel mezzo ma, a parte lui, tutti hanno rischiato di brutto, anche Acosta. Il primo problema è stata far ripartire la Moto3 per cinque soli giri: è veramente la roulette russa: sono matti, secondo me non è stata la scelta giusta ma più grave di questo è che devono dare delle gare di sospensione ai piloti che tagliano la strada in rettilineo: è da anni che ne parliamo. Bisogna lasciarli a casa, perché così ci si fa male. Non si può, poi... ognuno dice che è colpa dell'altro ma i piloti un po' sopra le righe sono sempre quelli. Uno che guarda le gare, anche se  non è un commissario di gara... li vede. Bisogna fermarli, secondo me. Altrimenti, è una carneficina".

Quella del campione ormai prossimo a chiudere la sua carriera è un'opinione importante, anzi un vero e proprio atto d'accusa: uno sfogo che chiama all'azione (e ad un'azione immediata) chi ha la responsabilità di intervenire. Solo una serie di coincidenze... favorevoli hanno impedito che la carambola innescata dalla manovra di Oncu avesse conseguenze gravissime (potenzialmente letali) per Pedro Acosta e per Andrea Migno, le cui moto hanno preso il volo (scaraventando entrambi in aria) su quella a terra di Jeremy Alcoba, che il pilota turco aveva stretto in rettilineo (anzi, al quale aveva tagliato la strada) dopo averlo affiancato e sopravanzato. Il leader del Mondiale ha lungamente strisciato contro il guard rail, l'italiano si è trovato disteso sull'asfalto, in direzione opposta al senso di marcia, ed ha letteralmente visto la morte in faccia, visto che un collega lo ha sfioratao in piena velocità. La differenza tra essere appunto solo sfiorati oppure colpiti da un collega è sottile, impalpabile, incalcolabile. E fa pure parte del mestiere che questi ragazzi hanno scelto. Hai più possibilità di cavartela se sei in fondo al gruppo, ma insomma, calcoli non se ne possono fare.

Moto troppo veloci, troppo simili tra di loro a livello di prestazioni e quindi poi - inevitabilmente - a strettissimo contatto tra di loro in gara. La Moto3 (e, prima, la 125) è sempre stata così ma esasperazione e pressione sono cresciute a dismisura per ragazzi (ragazzini) costretti a crescere troppo in fretta ed a produrre risultati troppo in fretta, su di un palcoscenico globale che richiederebbe più esperienza e consapevolezza, da maturare altrove, dentro contesti più protetti, prima di arrivare a scorrazzare per il paddock fianco a fianco con Marquez, Quartararo e Rossi.

Già, Rossi. Quello di Valentino è un appello che nessuno di chi "deve" può permettersi di lasciare inascoltato ed  maggior ragione senza risposta, senza reazione concreta. Ad Austin si è visto quello che si era già visto in altre occasioni simili. Moto 3 ed occasionalmente Moto2 sacrificate sull'altare della MotoGP e dei suoi orari (televisivi) inamovibili, soprattutto quando in ballo c'è la prima serata europea. E così ecco la Moto3 texana che - dopo la prima bandiera  rossa - riparte per un GP-sprint da cinque giri (una roulette russa, come la definisce Valentino) invece che sui dieci mancanti. Nasce tutto da qui, molto almeno. Il resto è l'imponderabile delle corse. Prima di tirarlo in ballo però, c'è molto che si può fare. 

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