MOTOGP

Motomondiale in lutto: è morto Fausto Gresini 

Era ricoverato per Covid dallo scorso 27 dicembre: aveva 60 anni

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Fausto Gresini è morto. Dopo una notte convulsa e una prima notizia, poi smentita, del suo decesso, l'ex campione di motociclismo ci ha lasciati, vinto dal Covid a soli 60 anni. La comunicazione è arrivata direttamente dal suo team: "La notizia che non avremmo mai voluto darvi e che siamo costretti a scrivere. Dopo due mesi di lotta al covid, Fausto Gresini ci lascia con 60 anni appena compiuti, Ciao Fausto".

Purtroppo le ultime informazioni non lasciavano molte speranze, anche se tutti, nella notte di ieri, abbiamo un po' sperato che la notizia della sua morte potesse rimanere sospesa ancora a lungo. Gresini non ce l'ha fatta, ed è una tragedia, una delle migliaia di storie legate al Covid e di morti, perdonateci, fuori età che questa malattia ci ha costretti a registrare negli ultimi 12 mesi. Fausto non era un ragazzino, non anagraficamente almeno, ma era un uomo nel pieno delle sue forze. Vitale, pezzo di quel puzzle motoristico che è tutto gioventù e velocità, emozioni forti e zero paura. Un mondo che ti lascia giovane, in qualche modo, e invincibile in altro. 

Due volte campione del mondo da pilota a metà degli anni Ottanta, con la 125, dopo essersi ritirato ha avuto una carriera da manager top delle due ruote, fondando il team che porta il suo nome e di cui era team principal: ha trionfato in Moto3, 250, Moto2 e MotoE ed è presente in MotoGp con l'Aprilia. Correva per lui, con la Honda, Marco Simoncelli, quando morì nel 2011 a Sepang. Con il pilota di Coriano e con la sua famiglia Gresini ha sempre avuto un rapporto speciale.

Nato a Imola, città di motori, Gresini esordì nel motomondiale partecipando al Gp delle Nazioni del 1982, che non concluse a causa di un ritiro. Ha sempre gareggiato solo nella 125, vincendo il suo primo titolo mondiale nel 1985. L'anno seguente si aggiudicò quattro Gp (in Spagna, Europa, Svezia e Germania), ma fu superato, un suo grande rimpianto insieme a quello di non aver mai corso in 250, di sole 12 lunghezze da Luca Cadalora, che si laureò campione del mondo. La rivincita nel 1987, quando vinse 10 delle 11 gare in calendario.

Divorziò alla fine del 1988 dalla Garelli e passò all'Aprilia, poi alla Honda. Gli infortuni non lo risparmiarono, ma arrivò altre due volte secondo in generale, nel 1991 dietro al compagno di squadra Capirossi e nel 1992. Annunciò il suo ritiro prima della stagione del 1995. Nel 1997 nacque il team a suo nome, con sede a Faenza.

Tra i piloti della sua scuderia, negli anni, Alex Barros, Tony Elias, Loris Capirossi, Marco Melandri, Sete Gibernau, Alex De Angelis, Jorge Martin, Matteo Ferrari. Vittorie, ma anche lutti: Daijiro Kato, morto a Suzuka nel 2003, poi Simoncelli. Del Sic, in una recente intervista, Gresini ha parlato come di "un vero guerriero, gli piaceva lottare, gli piaceva il corpo a corpo, non si tirava mai indietro. Godeva di queste cose, anche se prendeva la sportellata, non si arrabbiava, rideva. Diceva: 'Oh, l'ho presa, domani gliela do indietro'". Di se stesso, invece, diceva di sentirsi un "diversamente giovane, sempre all'attacco, sempre in prima linea, sempre con nuovi progetti. Sempre con qualche sogno nel cassetto. Dico sempre che quando in quel cassetto non ci sarà più nulla, dovrò cambiare mestiere".

Il Covid lo ha colpito a dicembre e dopo alcuni giorni in ospedale di Imola, le sue condizioni hanno richiesto il ricovero al Maggiore di Bologna, in terapia intensiva. Costanti gli aggiornamenti del team sui social, con festa di compleanno organizzata online, presentazione del team con la mente rivolta a lui e il figlio Lorenzo a fare da tramite con gli amici e i fan. Questa mattina la notizia più brutta.

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