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SCONTRI FRONTALI

Da Jashari a Lookman passando per Gyokeres e Osimhen: è il mercato del braccio di ferro

Sempre più calciatori vengono meno ai loro doveri contrattuali per costringere i club di appartenenza a cederli 

di Francesco Lommi
05 Ago 2025 - 16:30

Da Lookman a Jashari passando per Osimhen, Gyokeres, Isak Douglas Luiz e tanti altri ancora: sempre più i calciatori scelgono di forzare la cessione arrivando allo scontro frontale con i loro club, disattendendo perfino i doveri contrattuali. Un fenomeno che, quest’estate, è dialgato come non mai e che, inevitabilmente solleva dubbi sulla professionalità di una categoria intera.

Lookman tra Atalanta e Inter, tutte le tappe della vicenda

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© Getty Images  | A metà luglio, dopo aver saputo dall'entourage che esiste una promessa per liberarlo, l'Inter trova una bozza accordo con Lookman: quadriennale da 4,5 milioni di euro più bonus.
© Getty Images  | A metà luglio, dopo aver saputo dall'entourage che esiste una promessa per liberarlo, l'Inter trova una bozza accordo con Lookman: quadriennale da 4,5 milioni di euro più bonus.
© Getty Images  | A metà luglio, dopo aver saputo dall'entourage che esiste una promessa per liberarlo, l'Inter trova una bozza accordo con Lookman: quadriennale da 4,5 milioni di euro più bonus.

© Getty Images | A metà luglio, dopo aver saputo dall'entourage che esiste una promessa per liberarlo, l'Inter trova una bozza accordo con Lookman: quadriennale da 4,5 milioni di euro più bonus.

© Getty Images | A metà luglio, dopo aver saputo dall'entourage che esiste una promessa per liberarlo, l'Inter trova una bozza accordo con Lookman: quadriennale da 4,5 milioni di euro più bonus.

DA GYOKERES A OSHIMEN

Non fraintendete, le eccezioni esistono (vedi Nunez che continua a segnare con il Liverpool nonostante sia da mesi sul mercato) ma la nuova regola sembra un'altra: se vuoi cambiare aria presenti un certificato medico e smetti di allenarti, costringendo il club proprietario a tratare con gli acquirenti. Ultimo esempio eclatante di questa dinamica "tossica" è Ademola Lookman che, prima via social e poi nella vita reale ha fatto capire all'Atalanta di non voler mai più vestire la maglia dei bergamaschi. Ma in questo mercato il nigeriano non è stato l'unico a forzare la mano per una cessione. Basti pensare alla telenovela legata al suo connazionale Victor Osimhen che per tornare al Galatasaray ha smesso di farsi vedere al centro sportivo del Napoli. O a Viktor Gyokeres che, come Lookman, per una "promessa di cessione tradita", si è sentito nella posizione di dichiarare che non avrebbe mai più giocato per lo Sporting Lisbona.

Già sicuro del "lieto fine" è Ardon Jashari: sono ormai settimane che lo svizzero dice al suo club, il Bruges, di volere solo il Milan e di non essere interessato ad altre soluzioni. Il club belga ha provato di tutto per trovare acquirenti che potessero soddisfare le loro richieste economiche ma, alla fine, ha dovuto piegarsi alla volontà del giocatore. 

Ma anche all'estero la piaga dei "separati in casa" sta dilagando. Alexander Isak si sta allenando nelle strutture della Real Sociedad mentre la sua squadra, il Newcastle, è in tournée in Asia. Lo svedese vuole il Liverpool, ma i Magpies non intendono rinforzare una diretta rivale. Ironia della sorte, il Newcastle sta vivendo questa situazione anche dal lato opposto: i bianconeri d'Inghilterra stanno provando a strappare al Brentford Yoan Wissa che, per forzare la sua partenza, ha smesso di allenarsi con il resto del gruppo. Una situazione del genere si è sfiorata anche in casa Juventus con Douglas Luiz: il centrocampista brasiliano aveva disertato il primo giorno di raduno pre campionato dei bianconeri proprio per accelerare la sua uscita, prima di tornare sui suoi passi e riaggregarsi al gruppo.

Una dinamica non nuova al mondo del calcio, ricchissimo di casi di questo tipo (vedi il precedente Koopmeiners, sempre dall'Atalanta alla Juve o, andando più indietro di Kalinic quando passò dalla Fiorentina al Milan). Questo mercato ha messo in luce una scomoda verità: l’equilibrio tra i diritti dei club e le ambizioni dei giocatori è sempre più fragile e, a volte, basta un certificato medico o un post social per farlo crollare.

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