Dopo sette anni un pilota giapponese di nuovo sulla griglia di partenza dei GP di Formula Uno grazie a Yuki Tsunoda, al debutto con Alpha Tauri.
di Stefano Gatti
Al caschetto di capelli che lo faceva assomigliare ad una cartone animato manga, Yuki Tsunoda ha dato un deciso taglio ed ora sfoggia un look che lo fa apparire addirittura più giovane dei suoi già "verdissimi" vent'anni ma la grinta che lo ha portato in due stagioni dalla Formula 3 al Mondiale con Alpha Tauri non sembra venuta meno, almeno a giudicare dall'intervista che il talentino di Sugamihara ha rilasciato all'ufficio stampa del team di Faenza, con il quale farà il suo esordio tra meno di due mesi in Bahrain.
Un'intervista in qualche modo "protetta" e rassicurante ma Yuki non sembra avere problemi davanti alla prospettiva di abbandonare - presto, prestissimo, il prima possibile - la comfort zone pre-debutto nel Mondiale. Farà coppia con Pierre Gasly al volante delle AT02, per l'ultima stagione spinte (come le sorelle maggiori RB17) dalla power unit Honda. Proprio la Casa giapponese (e la Red Bull stessa, naturalmente) hanno accelerato il suo ingresso nel Mondiale ma "Tsu" non viene semplicemente catapultato sul palcoscenico più impegnativo. Promosso, invece! Con tanto da dimostrare, è vero, ma ben provvisto della "cattiveria" necessaria per riuscire. Eco quindi i passaggi principali dell'intervista, il "manifesto" programmatico che ci aiuta a conoscere meglio un pilota ancora piuttosto.... enigmatico, di sicuro il meno conosciuto dei tre che si preparano al debutto. Gli altri due naturalmente formano la coppia a rischio del team Haas: l'attesissimo Mick Schumacher ed il "controverso" Nikita Mazepin. A proposito: le sfumature sono diverse, e forse anche il talento, ma pure a Yuki come al collega russo (leggere fino in fondo per credere) capita ogni tanto di stare un po'... sopra le righe. Solo a livello virtuale ma... gli avversari sono avvertiti!
"Questa sarà la mia stagione del debutto e spingerò a fondo da subito per adattarmi alla macchina il più possibile. Non ho paura di commettere errori - certo, cercherò di limitarli - ma saranno inevitabili, all'inizio. Però sono convinto che mi serviranno per imparare, come mi è già successo in Formula 2. Sono molto di felice di avere un sacco di tifosi in Giappone e sono orgoglioso di riportare il mio Paese sulla griglia di partenza, sette anni dopo Kamui Kobayashi. La pressione? Non la temo. Me la metto da solo, quindi per me non fa differenza, voglio spingermi al limite per avere successo".
"Quando avevo quattordici-quindici anni mio papà faceva ancora il meccanico. Devo tutto a lui, mi ha aiutato a diventare un buon pilota. La frenata è la cosa che mi ha insegnato di più: in particolare come e quando frenare. Mi ha insegnato l'importanza di frenare dentro la curva e che questo fa girare la macchina e che se la fai girare più del tuo avversario, puoi dare gas prima di lui. Mi ci sono allenato molto con il kart, mi ha trasmesso sicurezza e di quelle lezioni mi servo ancora oggi".
"Ogni anno faccio un passo avanti e fin qui sono riuscito a vincere nelle categorie nelle quali ho corso. Non è mai stato facile e questo mi ha rafforzato. Anche in Formula 3, non mi aspettavo di vincere: mi ero appena trasferito in Europa e molte piste del campionato erano per me completamente nuove. Mentre non avevano segreti per i miei avversari europei. Dovevo concentrarmi sulle piste., la squadra, la cultura ma alla fine sono riuscito a vincere a Monza ed Helmut Marko ha apprezzato e così sono salito in Formula 2".
"Sono un ragazzo di vent'anni come tanti. Mi piacciono i videogiochi, ci gioco con i miei amici in patria. Mi piacciono quelli dove di spara, tipo Apex Legends e Call of Duty, perché a volte, giocando, immagino di... sparare a qualcuno che odio e devo ammettere che... funziona, mi dà una certa carica...! Poi mi piace stare all'aperto e fare wakeboard e snowboard. A Milton Keynes c'è un posto dove si può fare snowboard: al coperto, naturalmente! Cerco di allenare il fisico. Penso che lo sport ed i giochi mi aiutino a "resettare" e dopo mi sento come nuovo. Però non mi piacciono i videogiochi a tema motoristico: non li trovo realistici".
"Quando correvo nei kart il mio numero era l'11, ma in Formula Uno appartiene a Sergio Perez. Allora l'ho raddoppiato in 22, che mi piace uguale perché in passato lo aveva Jenson Button, un pilota che ammiro da quando ha vinto il Mondiale nel 2009. E po lo ha utilizzato anche il mio connazionale Takuma Sato".