FORMULA 1

Semaforo verde per il GP più glamour, Canada in bilico: rischio super-multa

Fiato sospeso per la tappa sul circuito intitolato a Gilles Villeneuve mentre nel Principato di Monaco si lavoro alacremente per un mese a tutto gas.

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Montecarlo punta ad un Gran Premio con presenza di pubblico sulle tribune, Montreal "teme" per il destino della propria tappa iridata. Prospettive al momento molto diverse - quasi opposte - per il quinto ed il settimo appuntamento dell'ambizioso calendario da ventitré GP sui quali si articola attualmente il Mondiale scattato lo scorso 28 marzo in Bahrain e pronto a mettere in scena il secondo atto domenica 18 aprile ad Imola.

Se Montecarlo è già "sottosopra" per l'allestimento del circuito cittadino (che dovrà essere in larga parte operativo per il GP Historique in programma nel weekend 23-25 aprile, un mese prima della tappa iridata), dall'altra parte dell'Oceano Atlantico la Municipalità di Montreal trema per la gara del prossimo 13 giugno. Nel Principato infatti il piano attuale è quello di aprire i cancelli al quaranta-cinquanta per cento della capienza abituale delle tribune, facendo conto del necessario distanziamento tra gli spettatori. Tribune popolate "a scacchiera", insomma. Un piano ambizioso ma probabilmente compatibile con l'auspicata evoluzione dell'emergenza sanitaria nel continente europeo: la settantottesima edizione del GP più "glamour" del  Mondiale (saltata nel 2020) è in programma da giovedì 20 (primi turni di prove libere anticipati di un giorno, come tradizione) a domenica 23 maggio.

Tira tutta un'altra aria in Quebec. La sindaca di Montreal Valerie Plante predica ottimismo e prudenza in dosi praticamente uguali ma l'incertezza regna sovrana ed al GP del Canada (domenica 13 giugno) mancano solo due mesi. Oltretutto al momento il Paese nordamericano richiede una quarantena quattordicinale in ingresso ma - la settimana prima della gara - la Formula Uno sarà di scena a Baku per il GP dell'Azerbaijan... Insomma, un rompicapo.

Il contratto con la Formula Uno è a lunghissimo termine (si estende fino al 2029) ma l'organizzatore del Mondiale ha chiesto chiarimenti in tempi invece strettissimi al Governo canadese ed è pronto a chiedere il pagamento di una multa di circa sei milioni di dollari (da aggiungere ai quasi diciannove richiesti per organizzare la prova in condizioni "normali") se l'evento dovesse svolgersi a porte chiuse. Il rischio cancellazione per il secondo anno consecutivo è quindi tangibile. In pole position per subentrare è di nuovo la Turchia, come è già successo per Imola e Portimao - prossime due "fermate" del Mondiale-  dopo la cancellazione di Vietnam e Cina (quest'ultima tecnicamente rinviata a data da destinarsi...) ed il posticipo all'autunno - o meglio alla tarda primavera australe - della tappa all'Albert  Park di Melbourne, slittata in avanti di otto mesi tondi tondi: dal 21 marzo (sarebbe stata la "prima" del Mondiale) al 21 novembre, terzultimo atto, prima del gran finale in Medio Oriente.

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