FORMULA 1

Sebastian Vettel, stop alla Formula Uno: dal poker iridato ai sei anni con la Ferrari 

Il pilota tedesco occupa attualmente la quattordicesima posizione nella classifica generale

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Sebastian Vettel ha annunciato questa mattina il suo ritiro dalla Formula Uno al termine di questa stagione. Quattro volte campione del mondo come Alain Prost, il 35enne pilota tedesco - attualmente alla Aston Martin - ha corso per la Ferrari dal 2015 al 2020 ma ha messo a segno il suo poker iridato e consecutivo al volante della Red Bull, nel quadriennio 2010-2013. La sua uscita di scena apre prospettive molto interessanti nel mercato piloti.

"Negli ultimi due anni sono stato un pilota Aston Martin e, sebbene i nostri risultati non siano stati così buoni come speravamo, abbiamo messo le basi per una squadra che possa competere ai massimi livelli negli anni a venire. È stato un privilegio lavorare con un gruppo composto di persone ambiziose, capaci e preparate. Auguro loro ogni bene. Spero che il lavoro fatto l'anno scorso e che sto continuando a fare quest'anno sia utile allo sviluppo di una squadra che sarà vincente in futuro. Darò il massimo da qui alla fine dell'anno con quell'obiettivo in mente, dando come sempre il massimo nelle ultime dieci gare. La decisione di ritirarmi è stata una difficile da prendere, ci ho pensato molto. A fine anno voglio prendermi un po' di tempo per riflettere sul dopo. Essendo padre, voglio passare più tempo con la mia famiglia, ma oggi non si tratta di dire addio".

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Dall'esordio con la BMW-Sauber nel 2007 a Indianapolis ai quattro titoli consecutivi con la pressoché imbattibile Red Bull, dalla missione-titolo ferrarista (per due volte sfiorata), al tentativo di rilanciarsi con la Aston Martin che non ha prodotto il risultato sperato, spingendo Vettel alla decisione di chiudere la sua carriera nel Mondiale al termine di questa stagione. Con un annuncio che arriva nei giorni di viglia del GP d'Ungheria di questo fine settimana, l'ultimo prima della pausa estiva ma soprattutto la gara che il 35enne pilota tedesco (compiuti all'inizio del mese) ha vinto due volte - nel 2015 e nel 2017 - in entrambe occasioni con la Ferrari, la squadra nella quale Seb era approdato nel 2015 con "l'urgenza" di mostrare al mondo che il suo poker iridato non era solo legato alla strapotere Red Bull negli anni che hanno preceduto l'avvento dell'era ibrida (e il predominio Mercedes) ed il sogno di ripetere al volante della Rossa l'epopea ferrarista "targata" Michael Schumacher. Una missione che si sarebbe appunto scontrata con la superiorità della Mercedes, chiudendosi con il mediocre 2020 ma anche due secondi posti nel Mondiale: nel 2017 e nel 2018, in entrambi i casi alle spalle di Lewis Hamilton.

© Getty Images

Terzo nella classifica dei piloti più vincenti in Formula Uno (non a caso alle spalle dei già citati Schumacher e Hamilton), Sebastian è salito per 53 volte sul gradino più alto del podio, due in più di Alain Prost, con il quale divide il poker iridato, battuto solo dal settebello degli stessi Hamilton e Schumacher e la "manita" del mitico Juan Manuel Fangio. Successi in larghissima parte divisi tra Red Bull (38 vittorie) e Ferrari (14) ma inaugurati dalla straordinaria affermazione - la prima in assoluto - centrata nell'ormai lontano 2008 con la Toro Rosso sotto il diluvio nel GP d'Italia, oltretutto dalla pole position. Un exploit che permise all'allora 21enne Vettel di diventare il pilota più giovane a vincere un Gran Premio del Mondiale, primato rimasto nelle sue mani per quasi otto anni e battuto solo nel 2016 da Max Verstappen. 

 

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Risale invece al 2019 il 53esimo e più "recente"podio alto del tedesco, che lo centrò al GP di Singapore, ormai oscurato dalla stella nascente ferrarista Leclerc, prima del "tramonto rosso" del mediocre 2020 della Scuderia, illuminato solo dal terzo posto nel GP della Turchia, proprio davanti al monegasco. 

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Passato l'anno scorso al neonato team Aston Martin (a fianco del canadese Lance Stroll), Seb ha colto nel 2021 un insperato e fortunoso secondo posto nel GP dell'Azerbaijan di Baku, a tutt'oggi la sua ultima apparizione sul podio. Più che le sue performances in pista, a far parlare di Vettel in tempi recenti sono stati i suoi atteggiamenti fuori dagli schemi e le sue prese di posizione, relative alle tematiche ambientaliste, ai diritti umani ed quella della comunità LGBT, fino al sostegno all'Ucraina dopo l'aggressione da parte della Russia. Sotto questo aspetto secondo - il tedesco - al solo Hamilton nella ristretta cerchia dei piloti di Formula Uno, generalmente restii a schierarsi, per non dire completamente "allineati".

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Come dicevamo all'inizio, l'uscita di scena di Vettel alla fine della sedicesima ed ultima stagione nel Mondiale apre scenari molto interessanti ed imprevedibili nell'ambito di un mercato piloti che appariva "bloccato" ma tutt'altro che pigro. Di fatto il "coming out" di Seb libera in prospettiva un sedile - quella della Aston Martin - parecchio appetibile, ben al di là dell'attuale livello di competitività della AMR22 powered by Mercedes. Un volante che fa gola a molti, per una possibile girandola di movimenti che coinvolge Daniel Ricciardo (una dei piloti più pagati ma alle prese con un difficile 2022 con la McLaren, anch'essa spinta dalla PU Mercedes) e poi ancora Fernando Alonso (in scadenza di contratto con Alpine) e la giovane promessa Oscar Piastri, che la stessa Alpine ha interesse a fare debuttare al più presto nel Mondiale: con le proprie monoposto oppure girandolo in prestito ad un altro team. Senza dimenticare le candidature di Nyck De Vries (pilota di riserva Mercedes che la Casa di Stoccarda ha utilizzato in un paio di occasioni quest'anno nelle prove libere dei GP di Spagna e di Francia) e quella - molto suggestiva - di Mick Schumacher, per il quale lo stesso Vettel ha più volte speso parole di stima. Senza dimenticare gli ostacoli del cuore (e non solo),visto che Mick è terzo pilota Ferrari insieme ad Antonio Giovinazzi e prima scelta della Scuderia nei weekend nei quali il pilota italiano è impegnato in Formula E.

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