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IL COMMENTO

Polveri bagnate a Spa-Francorchamps: The Show Must Go On? Non sempre!

Il modus operandi del GP del Belgio avrà avuto senso solo se la sua applicazione sarà regolare da qui in avanti

di Stefano Gatti
28 Lug 2025 - 10:34
 © Getty Images

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Per dirla con il cinema, "pioggia sporca" a Spa-Francorchamps. Non a caso iI "mantra" del nostro titolo appartiene al mondo dello show business ma - nonostante l'Organizzatore del Mondiale sia statunitense - alla Formula Uno attuale non si applica sempre, non con la "spietatezza" dei (bei) tempi andati, quando sul ponte di comando c'era Bernie Ecclestone e lo spettacolo doveva andare avanti, sempre e comunque. Non a caso la Formula Uno era molto più "circo" e molto meno "azienda".

Certo, c'è nostalgia e nostalgia, c'è un "sentire" che cambia con il tempo, c'è un buon senso a volte frainteso per "politically correct" e viceversa. A fine GP del Belgio Max Verstappen ha tirato... una staccata delle sue alla Direzione Gara e - più su ancora - alla Formula 1 stessa (intesa appunto come Organizzatore del Mondiale): "Di questo passo sul bagnato non ci saranno più Gran Premi". Può permettersi di dirlo, Max, come può permettersi di aggiungere che sì, certo, con l'assetto da lui scelto sul bagnato avrebbe potuto provare a fare la differenza. Aveva insomma le sue buone ragioni, apprezzabili, tutto sommato condivisibili e in ogni caso buone per accendere i fari su un tema scottante. Di avviso opposto al quattro volte campione del mondo olandese, tra gli altri, il Team Principal ferrarista Frederic Vasseur.

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Restano i fatti, l'ora e mezza o quasi di attesa perché la pioggia cessasse. Era giusto, era opportuno attendere così a lungo con il naso all'insù e gli occhi sul radare meteo? Il margine di rischio accettabile è uno degli ingredienti più saporiti della Formula Uno e il dibattito intorno a quanto accaduto nella tredicesima tappa del Mondiale lo ha ancora una volta ribadito. Non dimentichiamo che alcune delle pagine più memorabili della storia delle corse (Formula Uno ma non solo) sono state scritte sotto la pioggia, in condizioni-limite e oltre. Non a caso, Verstappen, ancora lui, è un campione old style. La scelta attendista fatta in Belgio è stata insomma una nuova (e per molti indigesta) deroga alla storia stessa della Formula Uno.

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Nel motorsport nordamericano con asfalto bagnato non si corre sugli ovali (tipo Indianapolis per intenderci) e per ovvie ragioni. Spa-Francorchamps non è uno speedway nel senso letterale del termine ma è uno dei tracciati dalla media oraria più alta del calendario. C'è dell'altro: a Spa hanno perso la vita due piloti negli ultimi sei anni: il francese Anthoine Hubert in Formula 2 sei anni fa, alla vigilia del Gran Premio del Belgio (all'indomani Charles Leclerc gli avrebbe dedicato la sua prima vittoria) e il diciottenne olandese Dilano Van't Hoff due anni in una gara di Formula 3 Regional, quest'ultimo proprio a causa di un incidente sotto la pioggia. Lutti ancora freschi, ferite ancora aperte e ben presenti nella memoria di tutti.

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Con Spa-Francorchamps non si scherza, d'accordo, ma il valore della vita dei piloti è lo stesso dappertutto e sempre, così come dovrebbe esserlo (anche se è un concetto molto meno imprescindibile) quello dello spettacolo sportivo proposto. Siamo curiosi di vedere se il protocollo seguito domenica 27 giugno tra le Ardenne si applicherà su base regolare o se invece le regole verranno piegate altrove alle ragioni dello show business. Diversamente, Spa 2025 sarà stata un'occasione sprecata. Non facciamoci troppe illusioni.

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