FORMULA 1

Incidenti e "misteri": è tutta in salita la strada di Alonso nei passaggi-chiave della sua carriera

l'incidente dello spagnolo con la bici in Svizzera riporta alla memoria quello nei test premondiale di Barcellona del 2015.

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Non è la prima volta che la marcia di avvicinamento di Fernando Alonso al Mondiale viene messa in pericolo da un incidente: è successo giovedì scorso con in allenamento con la bici a Lugano ma era successo già sei anni fa di questi tempi nei test precampionato appunto a Barcellona, a causa di un incidente dalle cause mai del tutto chiarite. In entrambi i casi, l'imprevisto si affaccia nell'imminenza di una svolta importante nella carriera del due volte campione del mondo.

Aveva appena lasciato la Ferrari, Fernando, quando la sua McLaren-Honda - era domenica 22 febbraio 2015 - finì fuori pista e contro il muretto interno all'uscita della curva quattro del Montmelò. Un incidente apparentemente privo di logica: nella sua dinamica ma soprattutto nelle sue cause. In caso di problema meccanico o di errore del pilota, la monoposto avrebbe dovuto allargare verso sinistra. Si spostò invece verso l'interno della piega, ad andatura ridotta, colpendo con un angolo per fortuna favorevole il muro e poi strisciando lungo lo stesso fino ad arrestarsi, apparentemente appunto senza controllo da parte di Fernando. Nel corso dei giorni e delle settimane seguenti si sprecarono le congetture: dal fantomatico... colpo di vento al malore di Alonso, fino alla scossa elettrica ( si era solo al secondo anno dell'era ibrida tuttora in corso) che gli avrebbe fatto perdere i sensi, trasformandolo in semplice passeggero della sua McLaren MP4-30. Quell'anno la scuderia britannica inaugurava un partnership tecnica con la Honda che - nelle intenzioni di entrambe - doveva rinverdire i fasti dell'era Senna-Prost ma che si sarebbe conclusa con un'amara separazione alla fine del Mondiale 2018, dopo quattro stagioni del tutto inconsistenti e punteggiate dalle pesantissime critiche rivolte proprio dall'ex ferrarista nei confronti del Costruttore giapponese che - peraltro - si appresta ora a lasciare la Formula Uno (almeno in forma ufficiale) al termine di questo Mondiale con la Red Bull. 

Ecco appunto, la Ferrari. Nel 2015 Alonso si stava lasciando alle spalle cinque anni rossi contraddistinti da due secondi posti nel Mondiale ma - di conseguenza - dal fallimento della missione titolo. Mancata per inciso anche dal suo erede al volante della Rossa, Sebastian Vettel. Lo spagnolo sperava a sua volta di cancellare le tracce del proprio precedente passaggio in McLaren: quello del 2007, segnato dalla feroce rivalità lo divideva (lui, reduce da due titoli iridati consecutivi) dall'esordiente ed emergente Lewis Hamilton...

Oggi come allora, un incidente rallenta il conto alla rovescia di Alonso verso questa nuova pagina della sua carriera, con il ritorno alla Formula Uno dopo le trionfali esperienze con la Toyota alla 24 Ore di Le Mans (due successi e Campione del Mondo Piloti WEC 2019) , il debutto alla Dakar sempre con la Casa giapponese e due partecipazioni... e mezza alla 500 Miglia di Indianapolis (non qualificato nel 2019). Si tratta della prima "grana" che Davide Brivio si trova ad affrontare nel suo nuovo incarico al vertice di Alpine F1 Team, come la Renault ha ribattezzato il proprio impegno nella massima formula. E se anche il ri-debutto di Alonso in Formula Uno alla fine di marzo non appare al momento in dubbio, è giusto farsi delle domande sulle ipotesi alternative, in chiave prima tappa del Mondiale ma anche pensando alla sessione di test precampionato (10-12 marzo), per la quale il conto alla rovescia è appunto sceso sotto i trenta giorni, mentre erano ventuno quelli che separavano l'incidente di Barcellona dal GP d'Australia 2015  e sono per fortuna ben quarantacinque quelli che dividono l'incidente di Lugano dall'esordio stagionale di Sakhir.

Dopo l'incidente del 2015, Alonso venne sostituito per il GP d'Australia da Kevin Magnussen che quell'anno era terzo pilota del team (dopo esserne stato titolare nel 2014, sua stagione del debutto). Il danese si qualificò in ultima fila e non riuscì nemmeno a prendere il via ma - al di là delle sue recentissime dichiarazioni ("basta con la Formula Uno") - l'ex pilota della Haas potrebbe essere un candidato, visto che il weekend del Bahrain è libero da concomitanze con il campionato IMSA (la 12 Ore di Sebring si corre il weekend precednete al GP del Bahrain) nel quale è pilota ufficiale del Ganassi Racing, uno dei top team della categoria. In Formula Uno tra l'altro Kevin corse anche l'intera stagione 2016 per la Renault, lasciando poi il post nel biennio seguente a Nico Hulkenberg, che è facile immaginare come il più probabile sostituto di Alonso in Bahrain, nel caso lo spagnolo non dovesse farcela. Pensando anche alla qualità messa in pista l'anno scorso, nelle tre occasioni nelle quali il tedesco venne chiamato dalla Racing Point a guidare la RP20 lasciata libera da Sergio Perez e Lance Stroll, quando il messicano ed il canadese furono costretti a dare forfait per positività al Covid.  Sempre che Nico non decida invece di legarsi (nel ruolo di terzo pilota) al team Aston Martin, come la Racing Point stessa è stata ribattezzata per questa stagione.

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