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FORMULA UNO... OFF LIMITS

GP d’Italia 2020, Monza senza pubblico: oltre i cancelli (chiusi) e tra gli alberi

Sette Gran Premi a porte chiuse ma adesso tocca a Monza… e forse non è la stessa cosa. L'autodromo Nazionale deserto: fantascienza!

di Stefano Gatti
31 Ago 2020 - 16:20

Ai Gran Premi a porte chiuse dovremmo aver fatto l'abitudine. Formula Uno, MotoGP, persino lo “scempio” della 500 Miglia di Indianapolis senza i suoi 400mila in tribuna. Dovremmo... ed invece no. Arriva il Gran Premio d’Italia. Monza senza la sua invasione pacifica, senza la fiumana che sciama sul rettilineo, senza il gigantesco Cuore Rosso sotto il podio: che la Ferrari sia vincente oppure… nella tempesta. A decine di migliaia abbrustoliti dal sole, fradici di pioggia, comunque presenti.

Tutto già visto, appunto. In fondo perché Monza dovrebbe essere diversa da Silverstone, Spa-Francorchamps oppure Barcellona? E poi, è ormai un dato di fatto che i GP oggi siano un evento soprattutto televisivo. In un certo senso Bahrein, Abu Dhabi o il Qatar sono GP nel deserto mica solo nel senso delle dune e della sabbia "vista pista". Ma Monza è Monza. Mettetela come volete, mettete pure il "trompe l'oeil" delle sagome cartonate in tribuna. È per una buona causa, certo. Ma la sostanza non cambia. A Monza ci sono nato. Ce l’ho scritto sulla carta d’identità alla voce “luogo di nascita” e (non fosse reato), aggiungerei a penna “Autodromo Nazionale di". Un mese fa dalle parti di Milton Keynes, Banbury o Bicester, qualcuno avrà pur fatto gli stessi pensieri, immaginando Silverstone off limits per il British Grand Prix, no? Ecco appunto: serve un po’ di immaginazione per materializzare “l’effetto che fa”. Si può addirittura fare di più.

Si può andare a correre, durante l'anno,  al Parco di Monza. Stradine sterrate, sentierini nei boschi, anche qualche salitella o discesina, permettono di simulare ben più impegnative sessioni di allenamento (e soprattutto gare) di corsa in montagna. Ma se la passione per il running ha affiancato in età matura quella per il Motorsport (che viene da molto più lontano nel tempo, purtroppo) e se sei di queste parti, è difficile resistere alla tentazione di sgattaiolare dentro, passando per il Golf Club (una porzione di parco antipaticamente esclusiva e sprecata) oppure per la porta principale: quella di Vedano. 

Mentre mi avvicino, senza smettere di correre guardo dritto negli occhi l’addetto al cancello, punto il dito sul viale che porta verso il rettifilo dei box. Un cenno d’assenso da parte sua, un saluto e via, dentro. Ed ecco materializzarsi il sogno (l’incubo) del Gran Premio a porte chiuse. Se hai tempo, voglia e fiato, ti puoi fare una mezza maratona dentro l’Autodromo, senza mai passare sullo stesso viale, la stessa stradina di servizio, lo stesso sentierino che, in mezzo al bosco, permette di andare dalle reti della Variante della Roggia alla postazione dei commissari alla Variante Ascari. Se sei fortunato, capiti nel bel mezzo di una sessione di test di Granturismo o prototipi. Sei dalle parti delle curve di Lesmo e senti distintamente Lamborghini, Toyota, Ferrari e Porsche che lasciano i box ed infilano tutte le marce in sequenza, una dopo l’altra. Non rimani insensibile: ti rimescola dentro, quel ruggito che tarda a sopirsi e rimane qualche secondo sospeso e indeciso sul da farsi a mezz'aria sopra il nastro d’asfalto, trattenuto dal bosco che lo fiancheggia. Corri giù in parallelo alla pista, verso il sottopasso che porta alla staccata della Ascari, loro ti raggiungono e sfrecciano via, divorano quella compressione urlando nel silenzio. Le senti rilanciarsi lungo il rettilineo che porta all’ultima curva, quella che da ragazzi chiamavamo la “parabolica”. Ci penso ora e, invece che da Lamborghini e Porsche, mi vedo sfilare con un suono lacerante dalla Freccia Nera di Hamilton, inseguita (qui di immaginazione non ne serve molta…) da tutto il gruppo. Ci penso, ci ripenso, e non mi sembra vero, possibile: che tra qualche giorno sarà così, che si corra a Monza senza la gente di Monza. Eppure sta per succedere: a due soli anni dal centenario, l’Autodromo si appresta a vedere anche questa. E noi pure.  

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