FORMULA 1

Dal Texas a Mexico City: missione sorpasso per la Ferrari nella sfida con la McLaren

La Scuderia di Maranello archivia un GP degli USA in chiaroscuro e prepara il sorpasso alla McLaren tra due domeniche in Messico. 

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Una gara di contrasti in una terra di contrasti. Bilancio "critico" per la Ferrari al GP degli Stati Uniti. Le note positive vengono dalla performance impeccabile di Charles Leclerc, quelle non proprio stonate - ma lontane dall'ideale - hanno fatto scomoda compagnia a Carlos Sainz nell'abitacolo della SF21 numero 55, senza peraltro impedire alla Scuderia di dimezzare in pratica il ritardo dalla McLaren nel Mondiale Costruttori.

Perché poi alla fine (della gara di Austin ma soprattutto del GP di Abu Dhabi del prossimo 5 dicembre) a contare sono e saranno i numeri e la Ferrari si è portata ancor più nella scia della diretta rivale: 254 punti a 250,5, in favore del team papaya naturalmente. Poi però bisogna doverosamente scavare, analizzare, provare a capire. Ad Austin il confronto tra le due squadre è stato equilibratissimo sia in qualifica che in gara e - nonostante i pronostici della vigilia fossero più favorevoli alla McLaren - è stata la Ferrari a mettere insieme il bottino più consistente: 18 punti a 14, per un distacco nella generale ora di soli quattro punti ed un appuntamento in arrivo - tra due domeniche in Messico - che dovrebbe concedere un vantaggio iniziale a Maranello. Un'inversione di tendenza che ha gradualmente eroso il vantaggio preso dalla McLaren nelle ultime tappe grazie alla scorpacciata di punti di Monza (doppietta Ricciardo-Norris). Con colpo del possibile ko sfiorato nel GP di Russia dallo stesso Norris ma per fortuna (delle Rosse) naufragato sotto la pioggia del finale di Sochi.

Nel dopogara sia Mattia Binotto che Charles Leclerc hanno sottolineato l'efficacia dello sviluppo della SF21 nelle ultime settimane, soprattutto a livello di power unit, a dispetto del "focus" ormai da tempo puntato sulla prossima (e rivoluzionaria)  stagione. Sul Circuit Of The Americas Leclerc ha messo in pista una delle due migliori performances stagionali, archiviando con grande soddisfazione (sua e del Team Principal) un quarto posto che - di solito -  è piazzamento dalla connotazione vagamente negativa o insoddisfacente. Niente di tutto questo: Charles ha mantenuto altissima concentrazione e qualità lungo una gara disputata quasi in solitaria, tagliando il traguardo quasi venticinque secondi prima di Daniel Ricciardo che poco più di un'ora e mezza prima lo affiancava sulla griglia di partenza.

All'altro capo del... campo ferrarista c'è invece un Carlos Sainz che a fine GP non ha fatto nulla per nascondere la sua insoddisfazione per lo svolgimento e l'esito del GP degli USA che il madrileno ha chiuso per la quarta volta (su sei partecipazioni) al settimo posto dell'ordine d'arrivo. Solo che una cosa è farlo con la Toro Rosso (due volte) o con la Renault, un'altra quando le aspettative sono di tutt'altro tenore! Di qui forse - se ha fatto mente locale - il malumore di Carlos che oltretutto (e molto più sostanzialmente) si è lamentato a mezza voce dell'ennesimo pit stop problematico a suo carico, impedendogli di portare a termine la missione "undercut" su Ricciardo, per poi subire anche il sorpasso da parte di un Bottas in Texas tutt'altro che irresistibile. Due posizioni perse che hanno permesso a Leclerc di scavalcare il compagno di squadra in una sfida interna che - prima del via del Mondiale - pochi avrebbero pronosticato così incerta.

Tra un Leclerc impeccabile quando viaggia in solitaria ma forse più a rischio quando è sotto pressione ed un Sainz che si è perfettamente ambientato a Maranello ma punta i piedi nel giorno... sbagliato, la Ferrari affronta una volata finale con la consapevolezza di essere sulla buona strada per un salto in avanti nel 2022 ed al tempo stesso la consapevolezza di dover "accordare" - in prospettiva - talento e grinta dei propri piloti. Oggi come oggi insomma (ma anche storicamente) la ricetta vincente è quella della punta unica. Chiedere a Red Bull e Mercedes, a Verstappen ed Hamilton, per non dire di... Perez e Bottas!

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