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FORMULA 1

Cinque sfide per la storia: Verstappen, Hamilton e la temutissima "pallottola d'argento"

Tipologia e storie delle ultime cinque tappe del Mondiale accrescono il tasso di incertezza della corsa al titolo iridato.

di Stefano Gatti
27 Ott 2021 - 14:40

Tra America Latina e Golfo Persico Max Verstappen e Lewis Hamilton si contendono un titolo che - secondo gli osservatori più competenti - il recente Gran Premio degli USA ha  decisamente indirizzato nel campo del pilota olandese. Oltre ai singoli episodi però (temutissimi da entrambi) ed al ruolo dei rispettivi "secondi", la sfida si gioca anche sulle caratteristiche delle piste che ospitano gli ultimi cinque appuntamenti.

Da Città del Messico ad Abu Dhabi, con "scali" intermedi a San Paolo, Manama e Jeddah: una volata finale il cui esito - al di là del colpaccio Red Bull di Austin e degli attuali dodici punti di vantaggio di Verstappen su Hamilton - rimane sostanzialmente incerto. L' Autodromo intitolato ai fratelli Pedro e Ricardo Rodriguez e l'ottovolante di Interlagos sembrano offrire un leggero vantaggio tecnico alla Red Bull. Il panorama però è dipinto a tonalità molto più variopinte e gli aspetti tecnici solo solo un componente del confronto e magari neppure quelli decisivi. Non lo diciamo noi. Il concetto è stato infatti sottolineato nientemeno che da Ross Brawn, nella sua rubrica sulla pagina web ufficiale della Formula Uno:

"Alla Red Bull - lo so per certo - puntavano a limitare i danni ad Austin, pista nella quale erano convinti di essere inferiori alla Mercedes. C'è mancato poco, ma non è stato così, come d'altra parte tutto l'anno. E magari la situazione si ribalterà anche in Messico ed in Brasile, dove la Red Bull sembra avantaggiata. Il Mondiale è tutt'altro che deciso".

Messico ed in Brasile (dove nel 2020 non si è corso) sia Hamilton che Verstappen hanno già fatto sfoggio della rispettiva classe. A Mexico City il Re Nero ha vinto nel 2016 ed è tornato a farlo due anni fa: in mezzo, due successi dell'olandese! Max ha poi vinto il GP  del Brasile del 2019 e nell'albo d'oro della prova sudamericana è succeduto proprio a Lewis, che peraltro si era imposto anche nel 2017.

E fin qui non ci piove. Nel senso che - come abbiamo appena visto - in Messico ed in Brasile i due rivali e le rispettive squadre giocano a carte scoperte. Tutta un'altra storia per quanto riguarda il finale "panarabo", con la tripletta inedita Qatar-Arabia Saudita-Abu Dhabi. I primi due appuntamenti sono al debutto assoluto in calendario, mentre il terzo raggiunge quest'anno la tredicesima edizione, non ha saltato un anno dall'esordio in calendario dal 2009 ad oggi (compreso il tormentato 2020) ed è stato praticamente sempre tappa finale del Mondiale.

Nei mesi scorsi però il tracciato di Yas Marina è stato modificato nel layout e le novità (rese note alla fine di giugno) , lo hanno reso più filante in tre aree distinte. Le curve 4 e 5 (una "esse") e la 6 (un tornante), sono state raccordate in una curva unica che immette sul rettifilo più lungo.  La sequenza di curve dalla 11 alla 14 è stata ugualmente sostituita da una sola curva destrorsa che immette nel settore finale. Lungo il quale - sperando che gli interventi lo rendano più interessante - sono stati addolciti gli "spigoli" delle curve 7, 18, 19 e 20, nel tratto che passa sotto lo spettacolare Yas Viceroy Hotel. Modifiche che hanno accorciato il circuito di 273 metri, riducendo da 21 a 16 il numero delle curve e... aumentando da 55 a 58 giri la distanza del GP. Secondo i loro progettisti ( le simulazioni al computer) il tempo di percorrenza sul giro dovrebbe abbassarsi dai dieci ai quindici secondi!

Discorso sostanzialmente diverso per Losail e Jeddah. In Qatar (dove il Motomondiale è ininterrottamente di casa addirittura dal 2004) la Formula è al debutto, avendo preso il posto del GP d'Australia che era già stato rinviato di otto mesi... Il tracciato ricavato sulla Corniche costiera di Jedah è ugualmente una novità assoluta. Simulazioni al computer a parte, l'incertezza regna sovrana e non potrebbe essere altrimenti. Ce la teniamo pure stretta, come ingredienti in più per una sfida già parecchio appassionante.

Insomma, un finale di stagione che, pur avendo imboccato in Texas una direzione piuttosto precisa, può ancora riservare molte sorprese. Non solo legate ai circuiti da affrontare , però. Da mettere nel conto ci sono anche - in ordine sparso - la maggiore esperienza di Hamilton in tema di volate finali e la sua voglia di rivincita dopo Austin, il ruolo ed il rendimento - spesso a corrente alternata e quindi imprevedibile - di Valtteri Bottas e Sergio Perez. Per finire, il brivido dell'imprevisto: inconvenienti meccanici oppure episodi di gara (errori, incidenti): sempre più decisivi, via via che ci si avvicina all'epilogo. Il classico e temutissimo "Silver Bullet", la pallottola d'argento in grado di dirimere anzitempo la sfida.

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