Terzo passaggio negli States dopo Miami e Austin per il Mondiale ormai agli sgoccioli
di Stefano Gatti© Getty Images
Las Vegas e la Formula Uno, non c'è due senza tre! Vale per la strettissima attualità, vale a più ampio respiro per la storia. Sì perché il Mondiale fa per la terza volta tappa quest'anno negli Stati Uniti dopo l'appuntamento primaverile di Miami e quello - molto più recente - di quattro settimane fa ad Austin (una vera e propria corsa verso il Far West, insomma). C'è di più: come solo i più appassionati (e i più maturi...) sanno, la Formula Uno ha già fatto tappa a Sin City: accadde più di quarant'anni fa (nel 1981 e nel 1982) sul kartodromo "king size" del Caesar's Palace Hotel: o meglio del suo sterminato parcheggio, peraltro non così distante dall'area della Strip nella quale è disegnato il nuovo tracciato. Episodi trascurabili? Mica tanto, nonostante tutto: la prima edizione del GP di Las Vegas assegnò il titolo iridato a Nelson Piquet (il primo dei tre vinti dal brasiliano) che - al volante della Brabham - la spuntò su Carlos Reutemann, abbandonato al suo... destino dal suo stesso team - la Williams - che non chiese all'ostico Alan Jones (lasciato libro di involarsi verso ilsuo ultimo successo nel Mondiale) di... collaborare alla missione del suo pilota argentino.
© Getty Images
Meno controverso, più dolce e anche - ma sì - nostalgico, (almeno dal nostro punto di vista) il GP dell'82. Perché la Ferrari - dopo la pole e il terzo gradino del podio di Monza - schierò di nuovo Mario Andretti (senza ripetere gli stessi exploits) e perché ad imporsi fu Michele Alboreto che - al volante della agile Tyrrell-Ford - si districò meglio di tutti tra i muretti del Caesar's, mettendo a segno davanti a John Watson (McLaren) e a Eddie Cheever (Ligier) la prima delle sue cinque vittorie iridate. Prima di passare alla Ferrari, il milanese avrebbe poi trionfato la primavera seguente a Detroit, ancora negli USA.
Intanto il GP di Las Vegas si appresta a... perdere un vero e proprio primato: quello di unico GP che - nella sua (pur breve) storia - ha sempre assegnato il titolo iridato piloti. Quarantuno anni fa infatti il quinto posto nella gara vinta da Alboreto sul circuito dal layout simile ad una forchetta a tre denti (ottimizzazione del poco spazio a disposizione) bastò a Keke Rosberg per aggiudicarsi il titolo di campione del mondo piloti (la Ferrari invece blindò quello Costruttori, nonostante la drammatica stagione), spuntandola su John Watson e sulla McLaren (secondi al traguardo), sanando così la ferita di dodici mesi prima.
© Getty Images
Tornando al presente, gli USA sono l'unico Paese ad ospitare quest'anno più di un Gran Premio (tre addirittura) ma solo a causa della cancellazione di Imola per alluvione (che avrebbe permesso all'Italia di fare poi il bis a Monza). I due precedenti passaggi del Mondiale quest'anno negli States hanno avuto come comun denominatore (manco a dirlo) la vittoria di Max Verstappen. Il resto del podio del tracciato cittadino di Miami e del Circuit Of The Americas di Austin è stato però molto vario: autore della pole position, Sergio Perez chiuse alle spalle del suo compagno di squadra e davanti alla Aston Martin di Fernando Alonso in Florida.
© Getty Images
Un mese fa in Texas fu invece Lando Norris a salire sul secondo gradino del podio davanti a Carlos Sainz che - di fatto - ereditò il podio grazie alla squalifica di Lewis Hamilton (secondo al traguardo) e dell'altro ferrarista Charles Leclerc (autore della pole position) che aveva comunque chiuso la gara alle sua spalle. Gli stessi due piloti (nel senso di Hamilton e Leclerc) erano saliti sul secondo e sul terzo gradino del podio della Sprint di Austin vinta (sì, avete indovinato) dal solito Verstappen. Dalla pole position, oltretutto. Piove sul bagnato, ma solo in senso figurato. Non possiamo neanche contare sulla pioggia, nell'arido Nevada, per sperare in un GP all'insegna dell'imprevisto o più propriamente dell'azzardo, visto il teatro del penultimo appuntamento iridato!