In poco più di un decennio, la Cina ha trasformato la mobilità in un laboratorio globale di innovazione: il prezzo non è più il fattore dominante, ma la tecnologia. Le elettriche, però, non sembrano essere l'unico orizzonte neppure lì
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L’auto del futuro non si costruisce più in Europa o negli Stati Uniti: oggi si progetta, si testa e si vende in Cina. Nel giro di dieci anni, il Paese è passato da essere un gigante manifatturiero a un protagonista tecnologico della transizione elettrica. Ma la vera rivoluzione è avvenuta negli ultimi cinque: un’accelerazione senza precedenti che ha spostato il baricentro dell’industria automobilistica globale verso Oriente. Secondo l’ultimo McKinsey China Auto Consumer Insights 2025, il mercato cinese ha superato la fase in cui il prezzo era il principale argomento di vendita. Ora a contare sono l’innovazione, la qualità e l’esperienza digitale a bordo. È un cambio di paradigma che sta ridisegnando le strategie dei costruttori internazionali e imponendo nuove regole del gioco.
Dalla guerra dei prezzi alla corsa all’innovazione
Per anni, il mercato cinese è stato teatro di una competizione feroce sui listini, con sconti e promozioni che hanno eroso i margini senza stimolare una reale crescita delle vendite. Oggi la situazione si è ribaltata: i consumatori mostrano una preferenza crescente per modelli nuovi, intelligenti e tecnologicamente avanzati. La chiave del successo non è più il costo, ma la capacità di innovare. Le case automobilistiche che investono in software, connettività e funzioni intelligenti ottengono risultati superiori rispetto a chi tenta di rimanere competitivo abbassando i prezzi. In questo scenario, i produttori cinesi — una volta considerati “copiatori” dei marchi occidentali — stanno guadagnando una reputazione di pionieri, mentre i grandi costruttori internazionali faticano a convertire il prestigio dell’era del motore a combustione in un vantaggio nel mondo elettrico.
Il declino dei marchi storici e la forza dei nuovi player
I dati raccolti mostrano un progressivo arretramento dei marchi tradizionali. La percezione premium resta, ma non basta più a giustificare differenze di prezzo significative. Le nuove generazioni di acquirenti, sempre più digitali e pragmatiche, scelgono in base a ciò che un’auto può fare, non a ciò che rappresenta. Nel frattempo, marchi come BYD, NIO, Li Auto e XPeng stanno diventando sinonimo di innovazione: propongono aggiornamenti software over-the-air, sistemi di guida assistita di ultima generazione e interfacce utente personalizzabili. In un contesto dove la tecnologia si evolve mese dopo mese, i costruttori più agili vincono sulla reputazione.
La Cina come arbitro del mercato globale
Con oltre 30 milioni di auto vendute nel 2024, la Cina è ormai il più grande mercato automobilistico del pianeta, davanti a Stati Uniti ed Europa messi insieme. Non è solo un luogo di produzione o sperimentazione, ma il punto di riferimento che detta standard tecnologici, progettuali e normativi per l’intero settore. Le decisioni prese a Pechino — in materia di incentivi, software, batterie o connettività — influenzano direttamente le strategie globali dei costruttori. Le aziende internazionali non progettano più per il mercato cinese, progettano in funzione di esso. La centralità del mercato interno, unita a una domanda giovane e digitalmente evoluta, trasforma la Cina da semplice “officina del mondo” a laboratorio normativo e culturale dell’automobile del futuro: ciò che funziona a Shanghai oggi, sarà imitato domani a Berlino o a Los Angeles.
Il ritorno (intelligente) del motore ibrido
Un altro fenomeno chiave è la crescita esplosiva delle ibride plug-in (PHEV) e delle extended-range electric vehicles (EREV), auto elettriche con un piccolo motore termico che ricarica la batteria. Molti automobilisti cinesi, pur avendo acquistato un’elettrica pura, si dicono insoddisfatti dell’esperienza di ricarica. La rete infrastrutturale, pur vasta, non è ancora capillare e le attese ai punti di ricarica nelle aree urbane restano un problema. Di conseguenza, le PHEV e le EREV vengono percepite come una soluzione pratica e “senza ansia da autonomia”. È una tendenza che non resterà confinata alla Cina. Durante la fase di transizione, questi modelli rappresentano un ponte logico e realistico verso la piena elettrificazione, destinato a replicarsi anche in Europa e in Nord America.
La democratizzazione della tecnologia
Forse il cambiamento più radicale riguarda la diffusione della guida autonoma e delle funzioni di intelligenza artificiale. Gli automobilisti cinesi non solo conoscono queste tecnologie, ma le utilizzano con soddisfazione crescente. L’autonomia parziale — come il mantenimento di corsia o il parcheggio automatico — è ormai standard su gran parte dei veicoli di fascia media. Questa diffusione genera un effetto domino: più la tecnologia si democratizza, più i costruttori devono differenziarsi non sulla potenza o sul design, ma sugli scenari d’uso. In altre parole, non basta offrire funzioni autonome: serve adattarle al contesto, alle abitudini e persino al traffico locale. È qui che la Cina, con la sua enorme varietà di condizioni urbane e stradali, diventa il laboratorio ideale per il mondo intero.
La lezione cinese per il mondo
Le quattro dinamiche che definiscono oggi il mercato cinese — competizione sull’innovazione, declino degli incumbents, ibridazione intelligente e diffusione tecnologica — raccontano un Paese che non solo guida il cambiamento, ma lo accelera. Il principio è universale: i consumatori vogliono di più spendendo di meno, e i costruttori che sapranno offrire valore reale attraverso la tecnologia saranno quelli che sopravvivranno. L’esperienza cinese suggerisce che la transizione non sarà lineare, ma differenziata: ogni mercato evolverà a velocità diverse, con approcci propri. Ciò che appare chiaro, però, è che la formula vincente per l’era degli EV intelligenti sarà una combinazione di visione globale e adattamento locale. Non esiste un’unica strada, ma un principio guida: capire le persone prima di costruire le auto.