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Politica

Il grande rinvio: l’Europa frena ancora sul destino dell’auto

Il 10 dicembre non segnerà alcuna svolta per l’industria dell’auto europea. Il pacchetto di misure sulla transizione è stato rinviato e con esso ogni certezza su regole, scadenze e tecnologie del futuro

di Tommaso Marcoli
03 Dic 2025 - 11:45
 © Getty Images

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Il 10 dicembre doveva essere il giorno della verità. La data in cui la Commissione europea avrebbe finalmente messo nero su bianco il futuro dell’industria automobilistica. Invece si è trasformata in un simbolo diverso: quello dell’ennesimo rinvio, dell’ennesima occasione mancata.
C'è ancora da attendere
Il pacchetto auto non arriverà in tempo. Slitterà di settimane, forse di mesi. E con lui slitta tutto: la revisione delle norme sulle emissioni, il destino del bando ai motori termici dal 2035, il ruolo dei carburanti alternativi, la questione delle ibride plug-in e delle flotte aziendali. In altre parole, l’essenza stessa della strategia industriale europea.

Sempre così
Il problema non è più tecnico. È politico. A Bruxelles si consumano fratture sempre più evidenti tra Paesi che chiedono una revisione radicale del percorso green e governi che difendono l’attuale impianto normativo. Nel mezzo, una Commissione che fatica a tenere insieme interessi industriali, equilibri diplomatici e ambizioni ambientali. Il risultato è uno stallo che pesa sulle aziende e sui lavoratori.
Non solo elettriche
Nel frattempo crescono le aperture a un approccio “neutrale” sulle tecnologie: non solo elettrico, ma anche carburanti sintetici, biocarburanti avanzati e soluzioni ibride come possibili strumenti di transizione. Segnali che raccontano un cambiamento di tono rispetto agli anni dell’elettrificazione dogmatica. Il mondo dell’auto, però, non vive di annunci. Vive di scadenze certe. E finché l’Europa continuerà a rinviare, continuerà a resistere l'incertezza. A discapito di milioni di lavoratori.

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