IL DIBATTITO

VAR: soluzione o problema? Il dubbio amletico del calcio mondiale

Il supporto tecnologico per le valutazioni arbitrali sarebbe dovuto essere il modo per limitare le polemiche. Che invece sono aumentate

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Il sogno di vedere sparire all'improvviso, grazie al VAR, la marea di polemiche dopo ogni giornata di campionato e le illazioni su favoritismi e sudditanze, è svanito senza lasciare traccia. La tecnologia non ha spazzato via uno degli aspetti fondamentali del dibattito calcistico (soprattutto italiano): la discussione sulle decisioni arbitrali. Neanche il Video Assistant Referee, insomma, è riuscito a uniformare e codificare in senso oggettivo i fatti salienti che spesso decidono le partite. 

Il problema è soprattutto legato alle differenti interpretazioni. Carlo Ancelotti, per esempio, ha parlato chiaro: "Ero a favore del VAR, ma ora ho qualche dubbio. Sono preoccupatissimo. In Premier non ci sono stati tutti questi rigori assegnati in Italia. Il problema chiave sono i falli di mano, va data una regolata. C'è troppa interpretazione".

In effetti, in Serie A, c'è stata un'impennata di tiri dal dischetto: 177 rigori in 360 gare finora disputate, con una media di 4,92 penalty a giornata, che rappresentano il nuovo record assoluto per i campionati a girone unico. Molti, in effetti, nascono da falli di mano che senza l'intervento del VAR in pochi noterebbero. In Italia si seguono alla lettera le direttive dell'IFAB in materia, negli altri Paesi meno. L'errore non è dunque nell'eccessivo zelo degli arbitri italiani, quanto nella poca fedeltà degli altri a quello che è stato stabilito dal massimo organismo che controlla le regole del calcio. 

Il VAR, insomma, è nato con l'intento di dare uniformità a decisioni che prima erano troppo legate all'interpretazione personale. Un progetto che, però, sembra sempre più un'utopia. 

 

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