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Le Sdottorate: Lautaro, record nel mirino. Sarri, guarda la Juve del '77...

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Il lungo weekend che porta alla seconda giornata di eurocalcio esalta il magic moment delle milanesi, celebra la resurrezione del Napoli e la ripresa della Roma, certifica l’anonimato in cui sembra destinata la Juventus e apre ufficialmente la crisi della Lazio. Il tutto in attesa di una Fiorentina che contro il vecchio “amico” Ranieri potrebbe questa sera agganciare al terzo posto Napoli e Juve.

PROVINCIALE - Uno 0-0 piuttosto squallido, un ultimo quarto d’ora passato a difendere e a ringraziare la manona di Szczesny e la traversa per quel punticino che la Juventus si porta a casa da Bergamo. È la prima volta in questo campionato che la squadra bianconera non va a segno. Certo, le assenze di Vlahovic e Milik possono costituire una attenuante, non certo l’atteggiamento rinunciatario specie in una ripresa da squadra piccola piccola, che dir provinciale sarebbe già quasi un complimento. Un paio di domande per gli aedi del nuovo corso bianconero: l’effetto Giuntoli (da molti indicato come il nuovo “tutor” di Allegri) si è già esaurito? E i nuovi schemi offensivi di Magnanelli, tanto strombazzati dopo il 3-0 di Udine, che fine hanno fatto? In questa anomala stagione senza coppe, il distacco della Juve dalla testa della classifica è già di 4 punti. Certo, questo è l’avvio migliore dell’Allegri-bis (lo scorso anno dopo i primi 7 turni i punti, al netto di penalizzazioni, erano 10 e due stagioni fa 11) ma di sicuro non può bastare.

DERBYBINO – Il 2-0 rifilato al Frosinone dà un po’ di ossigeno alla Roma dopo il tracollo di Marassi. E regala una piccolissima soddisfazione a Mourinho: la sua squadra è l’unica, con le milanesi, ad essere sempre andata a segno in tutte queste prime 7 giornate. Poi, certo, la classifica dice altro. Ma il controsorpasso sulla Lazio e il quarto gol stagionale (terzo in campionato) di Lukaku possono permettere di guardare con fiducia al futuro.

APPLAUSI – Sono 10 i punti del Bologna e da 10 è anche a nostro avviso Thiago Motta. Tecnico giovane  (classe ’82, lo batte solo Palladino, del 1984), che mixa al meglio sul campo il suo doppio passaporto italo-brasiliano e l’estrazione catalana figlia dei suoi otto anni al Barça. Il suo Bologna generalmente gioca bene e diverte. Segnava poco, ma il tris di Orsolini all’Empoli sembra aver invertito la tendenza. Di sicuro tiene la porta super blindata: solo 4 le reti al passivo (soltanto l’Inter, con 3 gol incassati, ha fin qui fatto meglio), ben quattro le partite senza prendere gol per un totale di 428 minuti di imbattibilità del portiere Skorupski.   

RECORD – Nove gol nelle prime 7 giornate autorizzano a sognare. L’Inter, lo scudetto. Lautaro uno storico record. Detenuto al momento da un suo connazionale, Gonzalo Higuain, che nel campionato 2015-16 vestendo la maglia del Napoli segnò 36 reti (in 35 presenze), primato poi eguagliato nel 2019-20 da Ciro Immobile che con la Lazio andò a segno 36 volte giocando però due partite in più, 37. Prima di queste ultime due performance, il record era targato Milan e apparteneva allo svedese Gunnar Nordahl con 35 gol (in 37 gare) nel campionato 1949-50. Curioso (e da fare incrociare nel caso le dita ai tifosi nerazzurri...) che né Higuain, né Immobile, né Nordahl abbiano poi potuto accoppiare il loro exploit allo scudetto. Peraltro mancato anche nel 1958-59 dall’Inter, soltanto terza in quella stagione che a lungo è stata ricordata per il record di un altro formidabile fromboliere argentino: il compianto Antonio Valentin Angelillo che vanta ancora il primato di reti (33) nei campionati a 18 squadre.  

DISCO ROTTO Le lamentele e i piagnistei di Maurizio Sarri hanno stancato. Lo sfogo post partita (meglio: post... sconfitta) di San Siro pare un tantino esagerato. “Sono ferocemente incazzato con Fifa, Uefa, Lega e Aic. Mandano i giocatori al macello” è sbottato l’allenatore della Lazio. “Si gioca troppo” è il suo grido di dolore. Sarri, alla terza stagione sulla panchina dell’Aquila biancoceleste, ha visto scendere in campo la sua Lazio 48 volte nel 2022-23 e 48 volte nel 2021-22. Da quando allena in Serie A, solo con la Juventus (stagione 2019-20) gli è capitato di giocare più partite: 52, con una rosa però bella ampia come va di moda di questi tempi. A proposito di Juve. Sapete quante partite giocò nella stagione 1976-77, con Trapattoni in panchina, in quell’annata che viene ricordata per lo scudetto conquistato con 51 punti e la prima coppa europea vinta (la Uefa): 52. Con una rosa ridotta all’osso come andava di moda in quei tempi. Con Romeo Benetti presente in 51 partite su 52. Causio e Cuccureddu a quota 50. Gentile a 49. Boninsegna a 48. Scirea e Zoff a 47. E via citando. Insomma: una bel tacer (sarriano) non fu mai scritto...

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