IL CASO

San Siro può essere abbattuto: i precedenti degli altri templi storici del pallone   

Da Wembley al San Mamés, la storia del calcio è piena di stadi leggendari che non ci sono più

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Le luci su San Siro potrebbero spegnersi definitivamente: il Meazza “non presenta interesse culturale”, secondo la Commissione regionale per il patrimonio culturale della Lombardia, e dunque non deve essere tutelato dalla Soprintendenza ai beni culturali. Decisione che spiana la strada per la demolizione e la costruzione di un nuovo stadio nella medesima area. Ma non sarebbe certo l'unico caso, anzi: la storia recente del calcio mondiale è piena di “cattedrali” storiche abbattute.

Quella più importante è senza dubbio il vecchio Wembley, vera e propria icona del football, definita da Pelé la “capitale del calcio”. L'impianto, che sorgeva nell'omonimo sobborgo di Londra, nacque nel 1924 e rispecchiava lo stile vittoriano, anche con le torri gemelle alte 38 metri, le quali delimitavano l'ingresso alla tribuna principale. Nel giorno dell'inaugurazione si sfiorò la tragedia (crollarono le barriere che tenevano fuori dall'impianto chi non aveva il biglietto) e i 127mila paganti si riversarono sul terreno di gioco, non avendo altre vie di fuga: incredibilmente non ci furono morti. Il resto è una storia portata avanti dalla nazionale inglese, che ci ha vinto il Mondiale casalingo del 1966. L'Italia ha trionfato qui per due volte, nel 1973 e nel 1997, grazie ai gol di Fabio Capello e Gianfranco Zola. Chiuso nel 2000, demolito nel 2003, fu sostituito dal nuovo Wembley, inaugurato da un 3-3 nell'amichevole Inghilterra-Italia Under 21. Per gli azzurri Giampaolo Pazzini entrò nella storia firmando una tripletta.

È stato ancora più longevo Highbury, casa dell'Arsenal per quasi un secolo, dal 1913 al 2006. Molto più piccolo rispetto a Wembley (capienza di poco inferiore ai 40mila posti), in questo gioiellino i Gunners hanno conquistato tutti i loro 13 campionati inglesi. L'ultima partita è stata un Arsenal-Wigan del 7 maggio 2006, poi Highbury è stato demolito e riconvertito in complesso residenziale da 650 appartamenti lussuosi, con un parcheggio sotterraneo sotto il manto verde (quello è stato mantenuto e diviso in tanti giardini condominiali, così come sono state salvate le facciate della East e della West Stand). E sempre restando al calcio inglese, come non citare il White Hart Lane, fortino del Tottenham per più di 100 anni, dal 1899 al 2017. Gli Spurs si sono trasferiti nel nuovissimo Tottenham Hotspur Stadium (in attesa che la società ceda i diritti di denominazione a uno sponsor), gioiello costato oltre un miliardo di sterline.

Dunque, sono stati smantellati veri e propri monumenti del calcio, e San Siro sarebbe in ottima compagnia. In Italia, abbattimento e messa a punto degli stadi si sono quasi sempre scontrati con la burocrazia, una delle pochissime eccezioni è rappresentata dal Delle Alpi di Torino, tanto grande quanto dispersivo. Costruito per Italia '90, fu buttato giù dopo soli 16 anni di attività. Dalle sue ceneri è nato l'attuale Allianz Stadium, la base dei successi juventini degli ultimi otto anni e, certamente, una delle ragioni per cui Inter e Milan vogliono dotarsi di un impianto molto più funzionale, sul modello torinese.

In Spagna, invece, se il Bernabéu e il Camp Nou resistono, l'Atletico Madrid non si è fatto molti problemi a demolire lo storico “Vicente Calderon”, di cui oggi rimane solo la “Grada de Preferencia”, praticamente un relitto del vecchio stadio nel cuore della città. I Colchoneros dal 2017 giocano al Wanda Metropolitano, nella zona est della capitale. Scelta simile è stata presa da un altro club “blanquirrojo”, l'Athletic Bilbao, che nel 2013 - a 100 anni dalla sua inaugurazione - abbatté il vecchio San Mamés, teatro di mille battaglie dove i baschi avevano costruito quasi tutto il loro palmarès (otto campionati più 23 Coppe del Re, contando i trofei principali). In Spagna la chiamavano la “Catedral” e l'hanno abbattuta per costruirsi un futuro migliore. In Italia la posta in gioco è ancora più alta: dopo il coronavirus la sfida si chiama ripartenza. E il nuovo San Siro, nelle intenzioni dei presidenti di Milan e Inter, Paolo Scaroni e Steven Zhang, sarebbe funzionale anche e soprattutto a questo: far rinascere Milano, attesa dai Giochi invernali del 2026, e dare una scossa all'Italia intera.

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