Nonostante sia stato abituato nella sua carriera da calciatore a non arrendersi mai Sebino Nela ha affrontato un avversario che mette i brividi solo a pronunciarne il nome: tumore. Un lungo periodo di malattia, che ha rischiato di portarlo al gesto più estremo. Come per l'ex compagno alla Roma, Agostino Di Bartolomei. "Perché si è ucciso? Lo stimavo immensamente. Un capitano vero. Come devono essere i capitani. Era malato dentro, nell’anima. Ci ho pensato anch’io, spesso, negli anni duri della malattia, ma non ho mai trovato il coraggio", ha rivelato in un'intervista a Giancarlo Dotto sul Corsport.
"Due anni e mezzo di chemio al colon non sono uno scherzo. Ti guarisce una cosa e te ne peggiora un’altra. Ho avuto degli attacchi ischemici. Ma la pressione è a posto, prendo tre pasticche al giorno e faccio la mia vita normalissima", ha aggiunto.
E ancora: "Ho visto la morte in faccia. Ho metabolizzato questa cosa. Non so quante volte mi sono ritrovato di notte a piangere nel letto. Ci ho pensato un miliardo di volte. E sai che ti dico, se domani dovesse succedere, ‘sti cazzi... Ti parte un film di tutto quello che hai fatto, il bene e il male. Alla fine, sono soddisfatto della persona che sono. Non ho rimpianti, posso morire anche domani".
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