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LE PAROLE DEL CT

Nazionale, Spalletti: "Non potevo stare in silenzio due giorni da esonerato. Ranieri? Tiferò il mio successore"

Ultima partita alla guida degli azzurri: "Ho costretto Gravina a comunicarmi la decisione, ma non potevamo dire bugie per due giorni. Lascio i soldi alla Nazionale"

09 Giu 2025 - 18:04
 © Getty Images

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Tolto il dente dell'esonero dalla guida della Nazionale, ma non alleviato il dolore Luciano Spalletti è tornato a parlare a poche ore dall'ultima partita da ct dell'Italia. "Niente mi scivola addosso, diventa difficile prendere sonno quando accade una cosa del genere ma con il passare del tempo tutto passa, si prende atto. Ho fatto riflessioni, ma indietro non si può tornare" ha ammesso il tecnico a RaiSport. "Io non ho dato le dimissioni, ma siccome ho rispetto delle persone che mi hanno scelto, io ti firmo la risoluzione - ha aggiunto l'ormai ex ct - I soldi non sono un problema? No, con la Nazionale è così, si lasciano e stop. Con i club è diverso e all'Inter non li ho lasciati perché erano successe delle cose"

"Alcune delle scelte che ho fatto si sono rivelate sbagliate - ha continuato Spalletti -, non solo perché ho scelto gli uomini errati o perché avrei voluto fare qualcosa di diverso. Non ho avuto a disposizione giocatori fondamentali e sono successe troppe situazioni che ci hanno portato a giocare così in questo momento. Noi siamo arrivati in Norvegia in condizioni pessime".

Mentre a Spalletti restano gli ultimi novanta minuti da ct contro la Moldavia, si parla già di Claudio Ranieri come sostituto, mentre il suo futuro resta nebuloso al momento: "Non so se tornerò subito ad allenare - ha commentato rispondendo a un accostamento alla Juventus -. Di certo farò il tifo per chiunque sarà il mio successore. Spero che trovi la soluzione per andare al Mondiale. Io sarei rimasto perché credo che con questa squadra ce l'avremmo fatta, in qualsiasi modo. Ranieri? Ha girato il mondo, sa toccare i tasti giusti e la Federazione sa scegliere. Nel caso sarò il primo a fare il tifo per lui, non sono fatto come gli altri".

Infine l'ultimo impegno: "Sarò più perfetto di sempre, i calciatori sono certo che vorranno farmi andare via con una vittoria. Non ho mai offeso nessuno". E sulla modalità della comunicazione dell'esonero: "Ho costretto Gravina a dirmelo, ma cosa avrei dovuto fare dopo? Avrei dovuto nasconderlo in attesa che la notizia la desse la federazione? Sono andato in conferenza stampa perché ci sono regole da seguire, se qualcuno della Federazione fosse venuto con me... Non avrebbe avuto senso dire altri due giorni di bugie, non potevo restare in silenzio". 

Il rammarico nasce da una convinzione: “Sono superconvinto che l’Italia sarebbe andata ai Mondiali. Non ho dato le dimissioni, non le avrei date. Tu mi esoneri, io firmo la risoluzione perché i soldi non sono mai stati un problema nella mia carriera, la Nazionale è diversa da un club”.

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