Il tecnico che ha fatto ricredere Maradona è l'arma in più dei partenopei: lavoro e serenità i suoi segreti
Mentre l'ex Benitez annaspa travolto dalle critiche al Real Madrid, a Napoli i rimpianti per il suo addio sono svaniti in poche settimane e ora i tifosi applaudono e invocano il loro nuovo condottiero. Perché dietro ai gol di Higuain, alle magie di Insigne e a una solidità difensiva che da queste parti non si vedeva da anni, c'è l'impronta indelebile di Maurizio Sarri. Questo Napoli che vola e non perde da 16 partite è il figlio del lavoro e delle idee dell'allenatore arrivato da Empoli in punta di piedi.
Sono passati solo poco più di due mesi dalle parole al vetriolo di Diego Maradona, che a metà settembre entrò in tackle contro Sarri e la scelta di De Laurentiis, ma sembrano trascorsi anni. "De Laurentiis, scegliendo Sarri, gli ha fatto un gran bel regalo di compleanno - disse l'ex Pibe de oro -. Ha commesso un errore perché serviva un allenatore d’esperienza, che desse ai tifosi garanzie di successo. De Laurentiis non può buttare via tanti sacrifici, non può mettere mio zio sulla panchina azzurra. Bisogna migliorare. Con questo gruppo non si arriva a metà classifica, mi ricorda il mio primo Napoli quando si giocava per la salvezza".
Si erano giocate solo tre giornate e il Napoli aveva racimolato solo due pareggi e una sconfitta. Sarri dimostrò di essere umile e intelligente, sia nell'evitare qualsiasi polemica con l'idolo indiscusso di un'intera città ("le critiche di Maradona? Per me è un idolo, il fatto che mi conosca è già un onore per me. Non ho intenzione di rispondere, spero solo di fargli cambiare leggermente idea") che nel cambiare in corsa il suo credo calcistico: rinuncia al pupillo Valdifiori, addio 4-3-1-2 e largo al 4-3-3. Nella gara seguente contro il Bruges è iniziata in pratica la nuova stagione dei partenopei e la lunghissima striscia senza sconfitte (16 gare tra campionato e coppa, con 12 vittorie e 4 pareggi). Nel frattempo Maradona si è ricreduto e il suo Napoli è diventato una delle favorite (forse la più accreditata) per lo scudetto.
Una parola che il saggio Sarri, un po' per la rinomata scaramanzia napoletana e un po' per non far salire la temperatura (con il conseguente rischio di ustionarsi) in un ambiente già caldo e caloroso di suo, non vuole sentire nominare o accostata alla sua creatura.
Predica calma con il suo atteggiamento sereno e compassato, perde le staffe solo quando le Nazionali gli riconsegnano giocatori stanchi o infortunati, ma da lunedì sera, quando al San Paolo arriverà la capolista Inter, in caso di vittoria non potrà più nascondersi. Già a questa squadra non manca nulla (attacco micidiale, difesa di ferro, un centrocampo che mixa alla perfezione qualità e quantità) e battere i nerazzurri regalerebbe la vetta e ulteriore consapevolezza nei propri mezzi. Perché vincere aiuta a vincere: e lo sa anche Sarri, l'uomo che potrebbe riportare a Napoli lo scudetto senza mai nominarlo.