BUFERA NAPOLI

Bufera Napoli, l'esperto: "Non c'erano gli estremi per il ritiro punitivo"

L'avvocato Angelo Cascella, esperto di diritto nazionale e internazionale: "La causa civile per i diritti di immagine deve essere autorizzata dalla Federazione"

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Dopo il clamoroso ammutinamento al termine della partita contro il Salisburgo, quando la squadra si rifiutò di andare in ritiro, il Napoli è passato all'azione richiedendo multe salatissime per i giocatori: per Insigne e Allan, ritenuti i capi della rivolta, il club partenopeo chiede un risarcimento del 50% del mensile lordo, mentre per i compagni (escluso Malcuit perché infortunato) la richiesta si ferma al 25%. Parallelamente potrebbe anche esserci una causa civile riguardo i diritti di immagine. Per capirne meglio Sportmediaset.it ha contattato l'avvocato Angelo Cascella, esperto in diritto sportivo nazionale e internazionale con una larga esperienza come giudice al TAS di Losanna. "Per parlare a ragion veduta bisognerebbe avere in mano le carte - la premessa del legale - Posso parlare in linea teorica, all'atto pratico non avendo sotto mano le carte posso solo immaginare. Il punto di partenza è che il calciatore ha lo status di lavoratore dipendente. Ci sono diritti e obblighi sia per il calciatore che per il datore di lavoro. Non mi piace la logica secondo la quale il calciatore guadagna milioni di euro e allora avrebbe meno diritti".
 

Cascella contesta il ritiro punitivo imposto dal Napoli da cui è partita la rivolta. "Il ritiro non esiste all'estero e per questo motivo sono rimasti molto sorpresi da questa vicenda che ha attirato la loro attenzione - ha spiegato - Il datore di lavoro non può imporre un trattamento coercitivo, in questo caso non poteva imporre un ritiro punitivo, non c'erano gli estremi. La società doveva attenersi agli orari di lavoro, al pari di tutti gli altri lavoratori. Che motivo tecnico-sportivo c'era perché i giocatori tornassero al centro sportivo alla una di notte dopo aver appena giocato invece di tornare dalle loro famiglie?. D'altronde il giorno dopo si sono regolarmente allenati e non hanno arrecato alcun danno alla società".

A far rumore è soprattutto la richiesta nei confronti di Insigne e Allan. "Il 50% della retribuzione lorda mensile potrebbe essere motivato solo perché i due hanno compiuto più infrazioni".

Se il discorso delle multe verrà risolto in ambito sportivo ("il giudizio del Collegio Arbitrale è inappellabile, potrebbe accogliere le richieste del club, respingerle o ridurle"), la causa civile dei diritti di immagine violerebbe la clausola compromissoria. "Bisogna essere autorizzati a promuovere questo tipo di vertenza. Di solito la federazione non la consente, perché quando dà l'autorizzazione è per casi penali. E' difficile condannare un soggetto per questo tipo di situazione. Sono due cause separate, davanti a organi differenti e con tempi molto diversi. Certo che chi vincesse al Collegio Arbitrale potrebbe usarlo nell'altra causa".

Il Napoli continua ad essere una polveriera a poche ore dall'importantissimo match di Champions League contro il Liverpool. "Le tempistiche sono state rispettate (la proposta di provvedimento sanzionatorio deve essere inviata al calciatore e al Collegio Arbitrale entro il termine perentorio di 20 giorni dalla conoscenza dell'inadempimento, ndr), ma non capisco quale possa essere il vantaggio della società da tutta questa vicenda. C'è una qualificazione in Champions fondamentale anche dal punto di vista economico da conquistare, nonostante gli ottimi bilanci di De Laurentiis: il danno che potenzialmente può creare è maggiore del beneficio. Da fuori sembra che ognuno voglia affermare la propria supremazia".

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