L'INTERVISTA

Mourinho: "Il mio futuro? Non credo sarà in Italia"

Lo Special One in un'intervista esclusiva a Tiki Taka: "Tornare a Milano dopo la finale di Champions era troppo difficile"

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Per uno come lui non è facile stare fuori dai giochi. José Mourinho vuole tornare ad allenare, ma la destinazione è ancora un mistero: "Non credo che il mio futuro sarà in Italia, è una sensazione. Anche se qui mi identifico in tante cose e non dovrei imparare la lingua, la cultura...". Il suo passato a Milano però, rimane ben vivo nella mente del portoghese che, in un'intervista esclusiva a Tiki Taka, ha ricordato i momenti legati all'Inter, soprattutto il Triplete del 2010: "Mi tornano alla mente tutti i momenti chiave per la vittoria dello scudetto, poi la vittoria a Kiev, quando è iniziata la cavalcata verso la Champions. E le "tre finali" in una settimana...sembrava un film".

Lo Special One non era certo arrivato impreparato a Milano: "Avevo studiato l'italiano con un professore appassionato di calcio. Avevo imparato anche un po' di milanese e questo mi aveva aiutato a integrarmi con la gente del posto, cosa per me fondamentale". La vicinanza con i tifosi è sempre stata una prerogativa del tecnico portoghese: "In qualsiasi posto io vada cerco sempre di creare empatia con la gente: devo vivere per quella maglia e questo mi fa avvicinare ai suoi sostenitori, Certo, in questo modo ti attiri le antipatie degli avversari, ma allo stesso tempo instauri un rapporto speciale con la tua tifoseria. Se poi vinci, quell'empatia diventa passione ed è quello che è successo all'Inter".

Indelebile il ricordo dell'ex presidente nerazzurro: "Moratti per me è stato molto più di un presidente. È stato un amico. Se penso a lui e all'Inter ricordo una famiglia. Mi hanno sempre fatto sentire a casa, sono cose che vanno oltre allo sport, al calcio, alle vittorie. Sono cose che rimangono per sempre".

Dopo la vittoria a Madrid nella finale di Champions, Mourinho non tornò a Milano con la squadra: "Se fossi rientrato con l'Inter e la coppa non me ne sarei più andato via. Il primo anno a Milano vincere lo scudetto era quasi naturale per i nerazzurri, poi è arrivata la cavalcata in Europa. Già dopo la semifinale di Champions avevo capito come sarebbe stata la città dopo la vittoria. Sarebbe stato troppo difficile salutarsi. È stato difficile in spogliatoio, dopo la finale con il Bayern, è stato difficile sul pullman, figuriamoci se fossi tornato a Milano. Avrei dovuto rifiutare il Real Madrid per la terza volta e io volevo vincere la Liga".

Una menzione poi ad Antonio Cassano, talent fisso a Tiki Taka: "Con lui come avversario mi sono divertito. È un grande talento e con il suo umorismo e il suo fair play fa bene al calcio. Forse poteva fare qualcosa in più ma quando hai divertito tanto non importa. ciò che conta è la felicità".

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