Il tecnico torna in bilico: "Rischio l'esonero? Chiedete al club"
Non è più solo la faccia che anzi, paradossalmente, è meno stracciata del solito. Sono le parole, oggi, che contano e che pesano. Gattuso sembra quasi oltre il suo Milan. È difficile spiegarlo, ma è una sensazione che si annusa, che ti torna addosso ad ogni risposta. Anche quando dice "che io oggi ho visto una squadra viva, una cosa che a Parma non avevo visto", perché immediatamente dopo gli sfugge un "in questo momento è una squadra che non riesce a reagire, che fa fatica. Le mie parole della vigilia? Quando vedo che i giocatori non riescono a reagire nemmeno in allenamento non posso venire in conferenza e raccontare quello che non vedo". Fatto sta che la notte porterà consiglio e lunedì si potrebbe arrivare a una soluzione clamorosa, vale a dire un cambio in panchina per le ultime quattro giornate anche se da quello che trapela il lungo vertice a fine gara tra Gazidis, Leonardo, Maldini e Gattuso sarebbe stato "propositivo".
Intanto più che galleggiare Rino ondeggia. E non è un atteggiamento rassicurante. Passa da un "siamo stati condannati da un episodio" a "stiamo facendo fare figuracce a una squadra storica e il primo responsabile sono io. È un dato di fatto". Non è come dire "rimbocchiamoci le maniche che la corsa non è ancora finita". È, sembra, un modo di restare appoggiato alle ginocchia aspettando che passi questa bufera. Solo che la bufera non passa.
Poi, certo, l'episodio di cui sopra ha un peso. Il rigore concesso al Torino è sembrato generoso anche se tecnicamente ineccepibile. Eppure Gattuso, come abitudine, non lo sfrutta come uno scudo. Tutt'altro: "È un momento che sta girando così e dobbiamo assumerci le nostre responsabilità - dice -, stiamo facendo fatica. Ci sta che quando prendi un rigore in quel modo, un modo ingenuo, si perdono un po' le staffe. C'era? Non l'ho visto, con tutta la tecnologia che c'è, se l'ha dato sicuramente c'è. Le mani si devono tenere a posto, poi non so se fosse netto".
Eppure è tutto un unico filo, che più ci si agita e più si rimane impigliati. Rendendo ogni cosa complicatissima: "Eravamo abituati a saper soffrire, adesso non è così. La squadra si impegna, ma fa fatica. Non siamo brillantissimi e pensiamo troppo e quando una squadra pensa troppo ci sono dei problemi. E devo farmi qualche domanda anche io. Il mio futuro? Io sono legato ai risultati come tutti gli allenatori. Mi prendo troppe colpe? È l'errore che facevo da giocatore e mi è rimasto, devo crescere. Era da un po' di anni che non arrivavamo a giocarci il quarto posto a quattro giornate dalla fine. Non siamo la miglior squadra d'Italia, possiamo migliorare. Un allenatore fa delle scelte, sicuramente ho sbagliato anche io. Devo migliorare sicuramente".
Resta il fatto che la posizione del tecnico non può non essere in bilico: "Se mi sento a rischio esonero? Chiedetelo alla società. Io mi sento responsabile e non mi tiro indietro, ho responsabilità anche io".