L'APPROFONDIMENTO

Lazio-Inzaghi, quattro anni fa l'inizio di un capolavoro

Il 3 aprile 2016 l'ex attaccante diventava allenatore dei biancocelesti, portandoli a giocarsi lo scudetto e a conquistare tre trofei

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Ci sono imprese accecanti e altre che nascono a fari spenti. Il lavoro di Simone Inzaghi alla Lazio rientra nella seconda categoria. Il 3 aprile 2016 l'ex attaccante veniva nominato allenatore della prima squadra in sostituzione di Stefano Pioli, ma la promozione venne accolta non tra l'entusiasmo di tutti. La sensazione era che potesse essere solo un traghettatore. In effetti in quella Primavera il presidente Claudio Lotito contattò Jorge Sampaoli e Marcelo Bielsa. Con il “Loco” addirittura il contratto fu firmato e depositato in Lega, ma l'attuale allenatore del Leeds a Roma non è mai arrivato, se non in vacanza.

L'INIZIO DEL PROGETTO IN 23 MILIONI
“Ho messo dei dubbi alla società”, diceva Inzaghi nel maggio 2016. E aveva ragione, perché quando a Formello hanno capito che Bielsa non si sarebbe presentato, la scelta di Lotito è ricaduta proprio su Inzaghi, colui che in teoria doveva andarsene. La conferma dell'allenatore è stato il primo pilastro del nuovo ciclo. Gli altri arrivarono grazie al calciomercato del direttore sportivo Igli Tare. L'albanese si è mostrato bravissimo nel comprare a poco e vendere a tanto, non affidandosi a una rete di osservatori e preferendo vedere i giocatori di prima persona. Se per Ciro Immobile non servivano blitz tra il pubblico, discorso diverso per calciatori come Luis Alberto, che aveva faticato a Siviglia e Liverpool. Tra il 2015 e il 2016, Tare convinse Lotito a sborsare 10 milioni per Sergej Milinkovic-Savic, 8,5 per Immobile e 5 per Luis Alberto. La somma fa 23,5 milioni: con questa cifra la Lazio si assicurò il futuro.


IL CONSOLIDAMENTO
A plasmare questo “triangolo magico” e a farlo convivere con chi già c'era, come Felipe Anderson, ci pensò proprio Inzaghi. Nel campionato 2016-17 arrivò un quinto posto condito con le prime soddisfazioni nei derby. Se il 3-1 alla Roma nell'aprile 2017 fu il primo successo dopo più di quattro anni di magra, in Coppa Italia Inzaghi aveva già ottenuto lo scalpo giallorosso in semifinale. Nell'ultimo atto affrontò la Juventus: gara senza storia, 2-0 dopo soli 24' e Lazio che non diede mai l'impressione di poter impensierire i bianconeri.


I TROFEI
L'esperienza di Inzaghi insegna che c'è un tempo per tutto e che il lavoro continuo, senza adagiarsi sulle certezze, paga. L'allenatore ne diede prova già nel finale di stagione 2016-17: sebbene il 4-3-3 stesse dando buoni frutti, passò alla difesa a tre, rifilando sette gol alla Sampdoria e sei al Palermo. Si intravedevano sia il potenziale offensivo sia l'ossatura della squadra: Strakosha in porta, tre centrali dietro, due laterali di sostanza e qualità a non finire dalla cintola in su. Nell'estate del 2017 ecco il secondo capolavoro della società: mercato in entrata apparentemente piatto (ma arrivarono Leiva, Caicedo, Marusic e Caceres, mentre tornò alla base Luiz Felipe), quello in uscita perfetto con le cessioni di Keita, Biglia e Hoedt. Con 28 milioni spesi e ben 73 incassati in estate, la Lazio confermò il quinto posto, aprendo la stagione con la vendetta sulla Juventus in Supercoppa italiana: all'Olimpico finì 3-2 nonostante la rimonta firmata da Dybala nel finale. Destino volle che un altro 3-2, sempre all'Olimpico, chiudesse il campionato. Ma stavolta con una nota amara. La Lazio fu beffata dall'Inter e perse la qualificazione alla Champions League all'ultimo tuffo: il gol di Vecino e il rigore provocato da de Vrij (promesso sposo nerazzurro) rappresentano una ferita ancora sanguinante a Formello. Nell'estate del 2018 se ne andò Felipe Anderson, messo in secondo piano dall'esplosione di Luis Alberto: Lotito incassò 38 milioni e Tare li utilizzò per puntellare la rosa. Arrivarono Acerbi e Correa per poco più di 25 milioni complessivi. Il “Tucu” firmò la Coppa Italia 2018-19, con i gol che stesero prima il Milan in semifinale e poi l'Atalanta in finale: devastante il contropiede del definitivo 2-0, con Freuler e Gollini saltati come ragazzini degli Allievi.


L'ASSALTO AL SOGNO SCUDETTO
Il sigillo in Coppa Italia, il settimo nella storia della Lazio, ha dato a Inzaghi certezze in più. Il mister aveva passato l'intero 2018-19 a cercare un compromesso nel talento offensivo della rosa. Il suo dilemma stava nella coesistenza tra Correa, Luis Alberto, Milinkovic-Savic e Immobile, con una punta come Caicedo che ha sempre risposto al meglio quando chiamato in causa. Esperimenti di modulo uno dopo l'altro: a rotazione, 3-5-2, 3-4-1-2, 3-4-2-1. In estate ha scelto il 3-5-2, ma con nuovi uomini: Lazzari sulla destra al posto di Marusic, mentre in mezzo al campo è arrivata la rinuncia a Parolo. Con Leiva unico equilibratore, Inzaghi ha fatto all-in arretrando Luis Alberto e assecondando la tendenza dello spagnolo a giocare a tutto campo. Gli esperimenti dell'anno precedente hanno dato i loro frutti e il “Mago” si è reso protagonista di un campionato quasi “zidanesco”, con tempi di gioco perfetti e 14 assist stagionali. La maggior parte dei quali per Immobile, che non a caso ha realizzato 27 gol in 26 partite di Serie A. Se in Europa League il bilancio è stato negativo, con l'eliminazione in un girone non irresistibile, tutt'altro discorso si deve fare per un campionato incredibile. Dopo un avvio altalenante, la svolta è arrivata nell'intervallo contro l'Atalanta: sotto per 0-3, i biancocelesti acciuffarono il pareggio nel recupero. Da lì in poi 11 vittorie di fila, tra cui gli scalpi della Juventus (battuta anche in Supercoppa), Milan e Napoli. Pareggio interlocutorio nel derby e altri cinque successi consecutivi prima dello stop dovuto alla pandemia del coronavirus: il 16 febbraio si è arresa anche l'Inter, che non perdeva in campionato da quattro mesi. In Serie A la Lazio è seconda a -1 dalla Juventus e ha una striscia aperta di 21 risultati utili: la sospensione del campionato è arrivata nel momento peggiore per i biancocelesti, che stavano puntando alle stelle, a 20 anni dall'ultimo scudetto. Se e quando la stagione ripartirà, Juventus e Inter sapranno che il campionato sarà uno stallo alla messicana, e solo uno resterà in piedi.

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