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Lapalisse Conte e lo "straniero" Gasp: nel campionato del Covid sono spariti gli 0-0

Il meglio e il peggio delle prime tre giornate di Serie A secondo Matteo Dotto

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Al netto di quel che succederà di Juventus-Napoli, la notizia nel campionato del covid è che sono scomparsi gli 0-0. In realtà uno, sulle 29 partite giocate fin qui, era pure venuto fuori in Verona-Roma ma lì ci ha pensato il Giudice Sportivo a tramutarlo in 3-0 a tavolino. In attesa delle decisioni su quella che era la partitissima della terza giornata, facciamo una botta di conti e di gol: 95 reti in 27 partite (non contiamo ovviamente Verona-Roma) alla media di più di 3 gol e mezzo a gara. Per una Serie A che parla lombardo con l'accoppiata di testa Atalanta-Milan e che vede ancora al palo Torino (con una partita da recuperare), Udinese e Crotone.

ITALIA... NO - Per l'Atalanta, capolista a punteggio pieno e con lo spettacolare score di 13 gol segnati (e 5 incassati) in tre partite, non ci sono più aggettivi. Gasperini alias Gasperson (di... Fergusoniana memoria) è oggi il miglior allenatore italiano. Peccato che di italiano nella Dea bergamasca ci sia pochino. Nessun gol made in Italy sui 13 realizzati, nessun italiano tra i 15 giocatori di campo utilizzati ieri contro il Cagliari. Al netto del portiere Sportiello, in queste prime tre giornate di campionato solo un italiano è partito titolare: Caldara (uscito poi per infortunio) nella sfida di Torino contro i granata.

ITALIA... SI' - E' invece quasi tutto tricolore il successo ottenuto dal Sassuolo nell'anticipo di sabato contro il Crotone. A segno Berardi, Caputo (doppietta) e Locatelli. Non a caso tutti e tre convocati (già prima del 4-1 ai calabresi...) dal ct azzurro Mancini.

LAPALISSE - Primi punti persi per la corazzata nerazzurra che dopo i 4 gol alla Fiorentina e i 5 rifilati al Vigorito al Benevento si ferma sull'1-1 all'Olimpico laziale. Ecco, diciamo magari che al Comandante Conte (come lo chiama il collega Marco Barzaghi) non ha portato benissimo una dichiarazione della vigilia dai contenuti quasi surreali. "Preferisco vincere 5-4 piuttosto che pareggiare 0-0", il verbo contiano del sabato pomeriggio. Se ancora ci fosse "Quelli della notte", la fortunata trasmissione anni Ottanta di Renzo Arbore, diciamo che sarebbe a rischio il posto del compianto Max Catalano. In base alla lapalissiana dichiarazione di Antonio Conte da Lecce, facendo due conti, per l'Inter sarebbe preferibile chiudere il campionato con 114 punti piuttosto che con 38. Tutti d'accordo... In questo, comunque, erano inarrivabili le massime di Vujadin Boskov da Novi Sad: meglio perdere una partita 4-0 che quattro partite 1-0. Ecco, diciamo che questa ha un pochino più di senso...

APPLAUSI - Si è riaffacciato in Serie A otto anni dopo la sfortunata esperienza sulla panchina del Pescara. In quella stagiona 2012-13 Giovannino Stroppa fu sostituito dopo 13 giornate da Cristiano Bergodi (a sua volta esonerato e rimpiazzato da Cristian Bucchi). Inizio disastroso per il suo Crotone, brillantemente riportato in A quest'estate dall'ex fantasista di Milan, Lazio e Foggia: zero punti in tre partite, con 10 reti al passivo e solo 2 all'attivo. Eppure chi ha visto sabato Sassuolo-Crotone può solo avere parole di apprezzamento per il gioco e per l'atteggiamento sempre propositivo della squadra calabrese.

CIAPANO' - E' ancora a quota zero, ma probabilmente - se ci fosse - guiderebbe la classifica dei gol... sbagliati. Edin Dzeko di gol "veri" in Italia ne ha segnati tanti nelle sue precedenti cinque stagioni giallorosse: 106 tra campionato e coppe. Distratto forse dal mercato, deluso magari dal mancato trasferimento alla Juventus, l'attaccante bosniaco non sembra più lui: dopo la panchina del Bentegodi, indigestione di gol mangiati contro Juventus e Udinese. Chissà che la sosta non restituisca il numero 9 romanista agli antichi splendori.

TOTTINO - A proposito di Roma e di antichi splendori: stampa e tv, tutti dobbiamo recitare il mea culpa per non aver dato il giusto spazio al gol "maradoniano" (anche se con il destro e con la maglia numero 8) di Valerio Verre a Firenze. Una prodezza - quel cucchiaio ha lasciato di sale Dragowski - che è valsa alla Sampdoria la vittoria sulla Fiorentina e che rilancia le quotazioni di uno che - da ragazzo - prometteva di essere il nuovo Totti. Nato nel gennaio '94, proprio quando il Pupone viveva dopo il debutto con Boskov la sua prima stagione in prima squadra con Mazzone, Verre (entrato a 11 anni nelle giovanili giallorosse) ha rischiato di perdersi. Fino a quando un altro mito del calcio capitolino, Alessandro Nesta, lo ha rilanciato due stagioni fa a Perugia in B: 12 gol e la consapevolezza di essere ancora in tempo per recitare un ruolo da protagonista anche in Serie A. Lo scorso anno un buon campionato a Verona (3 reti, 2 assist e tante prestazioni convincenti) quindi il ritorno per fine prestito alla Sampdoria. Dove un altro romano doc, Claudio Ranieri, gli ha dato fiducia. Fiducia fin qui ampiamente ripagata.

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