Dopo la prima sera i clienti tornano a casa soddisfatti
di Frank PiantanidaLasciatelo cucinare, oggi si dice così. Thiago Motta sta cucinando e quando un allenatore-chef come lui indossa il grembiule bianco davanti e nero dietro corre anche il rischio di sporcarsi, pur di mettere nel piatto più stellato della sua carriera qualche sapore nuovo, diverso, che ti faccia esclamare: “mah… e questo?”. E questo si chiama Samuel Mbangula, belga del 2004 con 26 presenze in Lega Pro con la Next Gen, e va “in campo dal primo minuto perché se lo merita dopo una buona preparazione” dice Thiago nel pre-partita. E se alle 20.35 la reazione dei tifosi è un po’ spaesata all’annuncio delle formazioni, alle 21.07 la folla inizia a formare una lunga fila fuori dal ristorante del nuovo capo-brigata, uno che il menù non lo inventa, non lo sbatte sul tavolo per “ripicche” di mercato ma lo costruisce. Basta spiegare la scelta di Mbangula con le sue parole il giorno della sua presentazione il 18 luglio: “La Juventus Next Gen ci darà una grande mano, in prima squadra saremo in 23-24 titolari, ci sarà sana concorrenza per prendersi il posto da titolare”. Pensato, detto, fatto.
Poi visto che sul bancone del mercato manca qualche spezia, utilizza quello che offre la cambusa per la grande apertura: in panchina ci va mister 50 milioni Douglas Luiz, Yildiz fa il 10 di numero e di fatto, Weah ko dopo il 2-0? Nessun problema, dentro Savona (2003) un altro della nuova generazione. Mentre qualcuno della vecchia, vedi Locatelli, sembra rigenerato: basta buttare l’occhio sulla palla da cui parte l’1-0, prima persa poi recuperata con una fame mai percepita.
Avete il palato fino? Nessun problema. Cabal, schierato da terzino sinistro, uno che in 33 partite con il Verona ha fatto appena 8 cross, mette sulla testa di Vlahovic (due pali per il serbo) il primo assist in Serie A. Cameriere, annullato, il piatto torna in cucina dove Thiago Motta sta cucinando e i clienti, la prima sera, tornano a casa soddisfatti.