IL RETROSCENA

Juve-Sarri, non è ancora amore: confronto duro sul mercato

Sia il tecnico che il club hanno bisogno di tempo per assorbire il cambiamento: ecco perché

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È decisamente un inizio di stagione un po’ strano in casa Juve. Non certo per i risultati, due successi su due contro Parma e Napoli, primo confronto diretto vinto, bottino pieno e tutti felici e contenti, almeno così dovrebbe essere. Eppure i mugugni non mancano nemmeno da quelle parti, dove la rosa messa in mano a Maurizio Sarri non è certo facile da gestire per nessuno, dove una fastidiosa polmonite non ci ha ancora mostrato il Maurizio Sarri che tutti si conosciamo, e che ancora non abbiamo realmente visto nel momento in cui si è cominciato a giocare sul serio.  

Ci mancano ancora le sue conferenze stampa pre gara e le considerazioni post gara, ci sarebbe piaciuto tanto ascoltarlo soprattutto a contorno del match per lui ricco di significato contro la sua ex squadra. Augurando tutto il bene possibile per la salute del tecnico bianconero, diversi fattori hanno contribuito a rendere l’inizio della stagione del rinnovamento bianconero non priva di qualche spina. Dalle scelte di formazione alla gestione di vecchi e nuovi, agli inevitabili tagli della lista europea sino al rapporto con un invadente mercato che Sarri, per la verità, non ha mai digerito da quando fa questo mestiere. Tanto da arrivare a un duro confronto proprio con la dirigenza bianconera.

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Ma il mercato esiste e fa parte di questo ricco gioco, così come esiste una società in grado di apparecchiare un tavolo non privo di gustose pietanze con le scarpe da calcio, perché allenare la Juve non è certo come allenare una squadra qualsiasi. E ora già qualcuno, forse esagerando, comincia a vedere spettri ovunque attorno all’entourage bianconero, quasi lasciando presagire un rapporto società-allenatore non proprio idilliaco. Il cambiamento c’è stato e ci vuole il giusto tempo per assorbirlo, e Pavel Nedved lo aveva chiarito da subito. E allora diciamo che il campionato di Sarri non è ancora cominciato, almeno quello giocato, e che sarà il campo a dare le doverose risposte, se mai ce ne fosse realmente bisogno.

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