L'INTERVISTA

De Ligt e la mentalità Juventus: "Se giochi bene e perdi non sei felice, conta solo vincere" 

Il difensore olandese in un'intervista al Guardian: "Posso migliorare, qui ci sono dei maestri della difesa come Chiellini e Bonucci" 

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© Getty Images

Nei mesi scorsi si è parlato spesso di un suo possibile addio in estate, ma poi Matthijs de Ligt si è preso la Juventus fornendo prestazioni di rendimento altissimo che lo hanno reso uno dei protagonisti assoluti nella rimonta scudetto che sta attuando la formazione di Massimiliano Allegri: “La cosa più importante per me è vincere - ha detto il difensore al The Guardian - Alla Juventus, se vinciamo 1-0 e giochiamo male, onestamente penso che tutti saranno felici. E se giochi alla grande e perdi 2-1, non sei felice". 

"Ogni squadra ha un certo Dna, che è diverso in ogni club - ha spiegato l'olandese, che dimostra di essere in totale sintonia con Allegri - La sua più grande qualità è che capisce che non deve essere sempre tutto bello. Si tratta di vincere. Ed è anche la mentalità della Juve. Non importa se giochi bene, contano solo i tre punti. Passo dopo passo, capiamo di più cosa si aspetta da noi”. 

Nonostante sia già considerato uno dei migliori nel suo ruolo, de Ligt è consapevole che ha ancora ampi margini di miglioramento: "Posso sicuramente migliorare - le sue parole -  Ad esempio, Giorgio (Chiellini, ndr) ora ha 37 anni. E in questo momento gioca come se stesse leggendo un libro. Sa già tutto: 'OK, ora succederà questo, poi quest'altro'. E ovviamente è una capacità che non aveva quando aveva 20 anni. Quindi, con l'esperienza, ha imparato. Ma si tratta anche di avere delle sensazioni, ovvero che qualcosa può andare storto o dove il compagno passerà la palla. È qualcosa di abbastanza naturale. E penso che tutti i buoni difensori del mondo ce l'abbiano".

“Quando avevo 15 anni giocavo come centrocampista - ha raccontato - Poi sono diventato un difensore centrale, ma non capendo subito di cosa avesse bisogno la squadra. A volte dovevi calciare via la palla, altri dovevi giocarla, col tempo ho capito cosa fare in ogni situazione. All’Ajax ero abituato a giocare lungo una linea molto alta, ed è abbastanza rischioso. Alla Juve si tratta di trovare l’equilibrio”. E alla Juve sta maturando anche l'esperienza che gli mancava rispetto al suo primo periodo in Italia: “sono più sicuro, più calmo. Più capace di leggere le situazioni meglio di prima”.

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